Ferite

Dopo la morte del padre, Deane vive nella casa di famiglia con l’unica compagnia dell’anziana domestica, mandando avanti l’allevamento di cavalli di famiglia. Ma durante una bufera di neve, nelle stalle trova un uomo riverso e ferito. È Irial O’Donnell, duca di Clanaghal, signore delle loro terre, abile stregone. Deane lo soccorre e lo cura, senza sapere che questo cambierà per sempre la sua vita. O’Donnell è stato tradito e quasi ucciso e ora i suoi nemici lo cercano per eliminarlo per sempre. Deane lo nasconde e presto diventa evidente che O’Donnell prova qualcosa per lei: un’attrazione forse inappropriata, che rischia di ferire entrambi più di quanto abbiano messo in conto. E neppure tutta la magia del mondo potrà rimettere le cose a posto, dopo…

O’Donnell voltò la testa dalla sua parte. La guardò con lo sguardo velato dalla febbre, ma non disse nulla. Invece, le posò una mano sulla pancia.
Deane sapeva che non era appropriato, ma le piaceva troppo per mettersi a protestare. Lui la accarezzò gentilmente, continuando a guardarla con gli occhi socchiusi. Sentiva il suo fiato sul viso, fresco. La mano di lui scese. Iniziò a tirarle su la gonna.
«Che cosa…» sussurrò. Ma non voleva che si fermasse. Voleva stringersi a lui e voleva che continuasse a toccarla.
«Niente di irreparabile» rispose lui. Ormai le aveva sollevato del tutto la gonna e la sua mano si stava infilando dentro alle alte mutande di lana di lei.
Deane deglutì disperatamente, emettendo un suono confuso.
Lui la accarezzò tra le gambe, tra i riccioli bagnati della sua parte più intima. La accarezzò piano e Deane sentì un piacere nuovo, inspiegabile, bruciante. Aprì le cosce per permettergli di raggiungerla meglio. Chiuse gli occhi e sospirò. Era così… bello.
Sentì le sue dita che la accarezzavano, la titillavano, premevano sull’esterno del suo sesso fino a farle emettere un suono simile a un lamento.
Quando sprofondarono nell’apertura bagnata e sensibile tra le sue gambe, Deane riaprì gli occhi per guardarlo.
«Come supponevo… sei bella, quando godi» mormorò lui.

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tasso erotico:

Classificazione: 3 su 5.

Scintilla

Scintilla Lilt è in trappola. È stata arrestata dalla polizia politica per crimini contro il Distretto. Il Distretto: la città dentro alla città, la Londra di chi padroneggia le arti magiche. Scintilla apparteneva a un gruppo terrorista che combatteva il Rettorio, il governo intrasingente e immobilista del Distretto, ma ora è tutto finito e quello che la aspetta è il Pozzo, dove impazzirà e si dissolverà lentamente. A meno che…
L’uomo che la va a trovare in prigione si chiama Knismesis Riparian Sabrage ed è un uomo del Rettorio. Può salvarla, ma dopo lei gli apparterrà anima e corpo. E quello che vuole da lei non è un segreto: vuole ferirla, umiliarla e degradarla, perché è questo quello che gli piace.
Scintilla accetta, non ha alternative, ma presto inizia a rendersi conto che Sabrage non è il mostro che sembra e che non l’ha liberata solo per il proprio piacere…

Sabrage mi scostò gentilmente la testa e spense la macchina.
La mia eccitazione calò bruscamente, ma non scomparve del tutto. Volevo ancora che mi toccasse e che mi desse piacere.
«E se invece volessi farti male?» disse lui, stringendomi un capezzolo.
«Quello che… vuole…» risposi io, con il respiro accelerato. Le sue dita si strinsero attorno al mio capezzolo, finché non sentii una fitta di dolore. Gemetti, ma non era stato completamente sgradevole.
Mi accarezzò i capelli. «No, è un diverso tipo di piacere. Ma devi ancora capirlo, hai ancora bisogno di un po’ di tempo».
Non sapevo che cosa dovevo ancora capire, speravo solo che restasse lì. In quel momento avevo bisogno che restasse lì e mi consolasse per la mia stessa confusione. Come faceva ad accendermi così velocemente, dopo avermi terrorizzato e bulleggiato? La macchina l’aveva aiutato, certo, ma la macchina amplificava le sensazioni di chi c’era seduto sopra, non le creava dal nulla.
«Quindi forse… farti terrorizzare e bulleggiare ti accende, non pensi?» mormorò lui, continuando ad accarezzarmi i capelli.

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tasso erotico:

Classificazione: 5 su 5.

Nei tuoi pensieri

The Little White Chronicles 3

Quando Kril accetta di affittare il proprio utero lo fa per soldi. Non può sapere che l’uomo che l’ha assunta ha qualcosa di molto particolare: può vedere nei suoi pensieri. Relazionarsi con lui è tutt’altro che facile, all’inizio, ma lentamente Kril inizia ad apprezzarne le qualità. Per Moon Whittaker avere a che fare con le altre persone non è mai semplice. Sa di loro troppe cose per riuscire a fidarsi. Kril lo capisce, ma non vuole restare coinvolta. Mentre suo figlio le cresce dentro, tuttavia, si renderà conto che non restare coinvolta sarà molto difficile. E che ai margini della vita di Moon ci sono anche altre questioni, questioni che non riguardano solo lui, ma dei misteriosi esseri che attraversano il tempo senza esserne sfiorati…

«Per lo più, averti attorno non è stressante come credevo che fosse quando ti ho conosciuto. Per lo più, non mi importa che ascolti quello che penso. A volte ti ammazzerei, è chiaro. E a volte è davvero difficile, stare nella stessa stanza con te. La buona notizia è che in casa tua ci sono un sacco di stanze» ammise Kril, posando la forchetta.
«Inoltre ti piaccio» puntualizzò Moon. «Esteticamente, dico. E anche come persona, la maggior parte del tempo».
Kril alzò gli occhi al cielo. «Non vedi che questa è una di quelle cose che puoi anche fingere di non sapere?».
«È finora che dico quanto mi piaci tu. E poi, hai fatto tutto il tuo discorsetto e pensavi a… Cristo, non so nemmeno come si chiama. L’infossatura sopra alla mia clavicola?».
Lei sorrise. «È adorabile».
«È adorabile» ripeté lui, vagamente perplesso. «Già, be’» continuò, avvicinandosi a lei e abbassando un po’ la voce. «Ci sono un sacco di tue parti che sono adorabili».
«La dimensione delle mie tette è un fatto transitorio, sai» puntualizzò Kril, che in quel periodo non si sentiva affatto bella.
«Lo supponevo» ammise lui, fingendo di non averlo sentito. «Ma hai una zona erogena… erogena per me, naturalmente, che apprezzo in modo particolare».
«Gli occhi» scherzò lei. «Lo sapevo».
«Lo faresti per me, ora?».
Lei inarcò le sopracciglia. «Che cosa?».
«Immaginare di avermi dentro».
Kril arrossì in modo molto gratificante.
Un secondo più tardi Moon alzava la mano per avere il conto.

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Classificazione: 5 su 5.

Nel vortice

Quando una sua vecchia amica trascina Amanda Keel al concerto londinese dei Serial Vortex Amanda la segue senza entusiasmo. Il gruppo sembra uno dei soliti gruppi rock: cinque ragazzi texani, bellissimi (a parte il batterista) e pieni di sé. Quando la sua amica si intrufola nel backstage e riesce a farsi notare dal chitarrista, Amanda resta in corridoio a farle da palo. Ed è in quel corridoio che conosce Dorian Gray, il cantante del gruppo, la sua malinconia e la sua ironia. Amanda e la sua amica seguiranno i Vortex sul tour bus che li sta portando a Newcastle in due giorni di puro rock. Sembra che tutto finisca lì: Dorian torna negli States, destinato a diventare una rockstar, e Amanda continua la sua vita, ma… ormai è caduta nel vortice, anche se non ne è consapevole.

«Posso baciarti?» chiese, di punto in bianco.
Mi misi a ridere. «Da dov’è che vieni, tu?».
Lui sbuffò. «Abilene, Texas. Dalle mie parti lo chiediamo, prima di farlo».
Subito dopo, però, dimostrò che stava mentendo. Si sporse verso di me, sopra alle nostre mani intrecciate e mi trovai le sue labbra sulla bocca. Labbra morbide e un po’ secche. Un’ombra di barba sul mento, pungente.
Ora, forse l’ho già detto, ma era bello da far schifo. Era gentile e tranquillo e in fondo l’idea di farci un giro non mi dispiaceva in modo particolare. Risposi al suo bacio, rendendolo un po’ più profondo. Gli appoggiai una mano sul fianco, sotto alle lenzuola, e ci ritrovammo l’uno contro l’altra.Continuammo a limonare per un pezzo, in quella cuccetta, sul tour bus, limitandoci a stare appiccicati e a sfiorarci al di sopra delle rispettive t-shirt.
«Quindi alla fine è vera, quella cosa delle groupie» sorrisi, in un momento di pausa.
Lui mi baciò di nuovo. «Come groupie non sei un granché. Non sapevi nemmeno chi fossimo, prima di stasera».
«Hai capito» dissi.
La sua mano, sul mio fianco, iniziò a tirarmi lentamente su la maglietta.
«Volendo, sì. Più che altro il nostro campione è Dave, ma non dirò di essermi sempre tirato indietro».
Ero eccitata, ma non ero completamente sveglia, se capite quello che intendo. Era un po’ come un sogno molto realistico, anche se sapevo che non stavo sognando. Forse era solo così naturale che non sembrava per niente strano essere lì, sopra quel tizio che conoscevo a stento, e sapere benissimo che stavo per farci del sesso.

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Classificazione: 4 su 5.

Meglio i bastardi 2

A Mitra Schon sono sempre piaciuti gli uomini egoisti, disinteressati, opportunisti, vigliacchi… in una parola, ha sempre avuto un debole per i bastardi. Poi ha conosciuto James Blackwater, un bastardo molto particolare, ed è sembrato che il suo destino cambiasse. Ma la convivenza con James si rivela meno facile del previsto e il nuovo lavoro nel marketing di Mitra non la aiuta per niente a sentirsi soddisfatta e propositiva. Quando le viene offerta la possibilità di un avanzamanto di carriera sembra che le cose possano mettersi a posto. Ma il suo nuovo capo, affascinante, sexy, talvolta geniale, la attira presto in un gioco sempre più perverso, al quale Mitra non riesce – o forse non vuole – sottrarsi…

«Togliti il reggiseno» disse lui, sedendosi sulla mia poltrona e accavallando le gambe.
Inarcai un sopracciglio e gli lanciai un’occhiata ironica. Mi sganciai il reggiseno e glielo tirai. Nyberg se lo portò al viso, aspirando con gli occhi socchiusi.
«Toccati i capezzoli. Falli diventare duri» mormorò.
Mi accarezzai i seni e li pizzicai leggermente. Confesso che vederlo lì, con le gambe accavallate a nascondere un’erezione e il respiro accelerato non era niente male.
Mi avvicinai e gli scostai un ginocchio con un ginocchio, restando in piedi tra le sue gambe. A quel punto potevo vedere chiaramente l’erezione premergli contro la stoffa blu dei pantaloni.
«Fallo ancora» disse lui, con un filo di voce.
Mi accarezzai i seni e mi pizzicai i capezzoli a una ventina di centimetri dalla sua faccia.
«Accarezzati anche sotto» sussurrò lui.
La mia mano scivolò lungo la mia pancia, fino a infilarsi nei miei slip. «Così?» gli chiesi, innocentemente.
Nyberg non rispose. Si limitò a fissare la mia mano, o meglio, il rigonfiamento che produceva nei miei slip.
«No, è inutile. Non ce la faccio» disse, deglutendo. Si slacciò la cintura. «Continua»

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Classificazione: 5 su 5.

Giochi di ombre

The Little White Chronicles 2

Jean, un tempo perdigiorno, è la più giovane degli immortali. Per questo motivo gli uomini che vogliono carpire il segreto della sua razza non sanno niente di lei: un’occasione unica per avvicinarsi con l’inganno alla loro organizzazione. Jean riesce a conoscere e a sedurre il loro direttore, ma ci sono altri giocatori, in questo gioco d’ombre. I primi nemici degli Osservatori, infatti, sono esseri longevi quanto gli immortali, ma notturni e sanguinari… Per di più il creatore di Jean, Gilles, è lontano, forse morto, forse semplicemente disperato. Jean dovrà stare molto attenta e dovrà imparare a non avere pietà, se vuole rivederlo.

Un anno e mezzo, e non gli era ancora passata. Glenn Cooper pensava che in un’altra vita quella donna l’avrebbe sposata solo per potersela portare a letto tutti i giorni. Così come stavano le cose… se la scopava più o meno una volta alla settimana, e non andava poi male.
Questo pensiero fu così chiaro che Jean lo sentì dal pianerottolo, mentre lui saliva in ascensore. Per lei era stato un anno e mezzo… frustrante. Cooper la adorava, ma si sbottonava pochissimo. Quello che aveva scoperto l’aveva già riferito ad Ari e agli altri, ma non era molto. Non era abbastanza.
Ed erano quasi due anni che non vedeva Gilles.
Si rendeva conto che amarlo così tanto era stupido. Erano stati insieme poco più di un mese, quasi due anni prima. Solo che lo amava e gli mancava follemente.
Glenn scese dall’ascensore e le andò incontro. «Ciao, amore» le disse.
La chiamava così, “amore” e Jean lo trovava tra il ridicolo e il patetico. Anche se, in un certo senso, provava della comprensione umana, nei suoi confronti.

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Classificazione: 4.5 su 5.

Fiori rossi per Belle

Colt è uno psicopatico, un assassino sanguinario e un commerciante di morte, al punto da essere stato definito il “male assoluto” dall’ultimo agente federale che ha provato a catturarlo, senza successo. Adesso tocca a Belle White cercare di incastrarlo e sa che si tratta della missione più pericolosa della sua vita. Pericolosa perché Colt potrebbe scoprirla e ucciderla… oppure pericolosa per il motivo esattamente opposto. Inoltre, una volta entrata nel mondo spietato e seducente del killer, Belle riuscirà a uscirne? Si troverò invischiata in una relazione disturbante e pericolosa, ad alto tasso di adrenalina e seduzione. Perché anche il male assoluto ha una sua terribile attrattiva, come Belle scoprirà presto.

«Mi fai paura. Cioè… non sono mica scema, mi fai una paura fottuta».
«Ti ho detto che non ti ammazzo».
«Non è per quello».
«Vieni qua» concluse Colt.
Belle si sdraiò su di lui e lui la circondò con le braccia. Belle era convinta che sentisse il suo cuore battere all’impazzata sotto al maglione e il suo respiro troppo veloce.
Colt le accarezzò la schiena prima sopra poi sotto al maglione.
«Shh…» le sussurrò. «Ti verrà un infarto».
Belle emise una risatina nervosa. Lui sorrise.
«Dunque… c’erano una volta una lepre e una tartaruga…» mormorò, facendo camminare le dita sulla sua schiena. «…La lepre prendeva sempre in giro la tartaruga…». Le slacciò il reggiseno. «…Perché era leeenta…». Si voltò e aspettò finchè lei non fu sdraiata su un fianco vicino a lui.
«Un bel giorno la tartaruga si stancò…». Le sfilò il maglione.
«E disse: forse sarò lenta, ma scommetto che se facciamo una gara io arriverò prima di te…».
Le slacciò i pantaloni e le sfilò anche quelli.
«La lepre rispose: non è possibile, come pensi di fare?».
La accarezzò sul collo, poi la baciò nello stesso punto. «Ma la tartaruga le chiese se non aveva per caso paura di perdere, e la lepre accettò la sfida…»
Colt sorrise e le mostrò le mani.
«Una lepre e una tartaruga. Non sono sicuro di ricordare proprio tutto» annunciò, appoggiandole entrambe sulle sue spalle.

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Classificazione: 4 su 5.

Fuori dal branco

The Little Black Chronicles 7

Il matrimonio di Harry Pierce, capo dei lupi britannici, è durato il tempo di uno sbadiglio… anche perché nella sua vita è entrata una nuova persona, l’eccentrica vampira Lady Susanna Erskine. Sulla carta due caratteri forti come i loro non dovrebbero legare, ma il vero problema non sembra questo. Le interferenze del branco di Londra, tradizionalista e chiuso, diventano sempre più insistenti, e nel momento peggiore. Harry sta trattando con il consiglio dei vampiri un trattato di non aggressione sul quale ha lavorato duramente e che renderebbe la vita di tutti più sicura, ma senza l’appoggio della sua stessa gente la situazione rischia di diventare esplosiva…

Pierce la guidò fino agli elegantissimi bagni del City of London Club. Non quelli subito accanto alla sala, ma quelli in fondo al corridoio. Aprì la porta e la lasciò passare per prima.
Era tutto molto curato. Pavimenti di marmo e sanitari lucidi, bordati d’ottone.
Harry richiuse la porta dietro di loro e ruotò il nottolino della serratura.
«Se provi a mordermi, ti sbrano» le disse, con un sorriso. Lo disse sfilandosi la giacca, che poi appese all’apposito appendiabiti di ottone.
«Quanta sicurezza» commentò lei.
Pierce si slacciò la cravatta.
Appese anche quella. Si chinò su di lei, appoggiandosi con un gomito alla porta. «Naa… probabilmente puoi anche bermi» sorrise, baciandola sulle labbra. Il bacio si fece più profondo, quasi rabbioso. Lady Susanna lo prese per la nuca e lo tirò verso di sé.
«Intanto fammi vedere se sei all’altezza delle recensioni» sogghignò, stringendogli una spalla.
«Non ne farei una questione di rating» disse lui, in tono molto civile. Mentre si dimostrava così civile a parole, la sollevava per le natiche e la attaccava alla porta. Lei gli circondò la vita con le gambe, in modo che Harry riuscisse a tirarle su la gonna del vestito.
Si chiese come avrebbe risolto la questione se lei avesse indossato dei collant (il solo pensiero la faceva rabbrividire di orrore). Un secondo più tardi ebbe la risposta, quando i suoi slip volarono in un angolo, dopo che Harry glieli aveva strappati di dosso.
«Lady Susanna» sorrise, riprendendola dietro alle cosce, «in nome della diplomazia interspecie credo di aver bisogno almeno di un gesto di assenso».
«È molto deludente» rispose lei. «Una volta i lupi ti fottevano con il preciso scopo di sbranarti subito dopo. Per noi ragazze era un momento magico».

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Classificazione: 5 su 5.

Senza cuore

C’è una città, dentro alla città. O meglio, un Distretto. Nel Distretto vive chi padroneggia l’arte della magia, un’arte complessa e a volte pericolosa. Frisson Keller è una telepate di grande talento, che si è rifiutata di lavorare per il Rettorio. Ha cercato di volare basso, ma adesso è in pericolo ugualmente, perché a Thren Valedictorian, il terribile panteologo, serve una nuova antenna. Frisson dovrà cercare di sopravvivere al suo terribile potere… e al suo terribile fascino. Perché Valedictorian è senza cuore, ma non è questo il suo aspetto più pericoloso…

Emisi un breve grido, iniziando ad andare a fuoco. Era come se il flusso telepatico di Valedictorian mi attraversasse completamente, dilagando nelle mie vene e in tutti i mie canali di pensiero. Sentii le sue mani tra i capelli, sulla testa, mentre lui completava e sigillava la sua opera.
Gridai di nuovo. Era terribile ed era bellissimo. Era adrenalina allo stato puro. Ero letteralmente eccitata, ma ero anche in agonia.
«Shh» mormorò Valedictorian. Le sue mani scivolarono di nuovo sul mio collo e poi sulle mie spalle. «Shh, si calmi, Frisson. È stata molto brava…»«Sto… bruciando… sto ancora… bruciando…» ansimai io. Il sesso mi pulsava dolorosamente, il collo e i capezzoli sembravano due blocchi di marmo.
«Non doveva costruire il suo sensorium così attentamente. Al contrario, in questo modo è una struttura troppo raffinata, troppo sensibile. Respiri e non tolga le mani dalle maniglie. Non appena scenderà il livello energetico tornerà tutto normale».
«Lo… lo sente?».
«Sì, certo. Ma sono scarsamente permeabile a questo tipo di sensazioni. Respiri, ma non ripristini il sensorium danneggiato».
Annuii. Ebbi un veloce flash in cui venivo penetrata da un fallo infuocato, che poi si ritraeva altrettanto velocemente.
«Sta finendo» commentò Valedictorian, in tono distaccato.

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Classificazione: 4 su 5.

La luce di New York

Evan McAllister è un pittrice in via di affermazione. Si è appena trasferita a New York quando incontra Ander Ross, che assomiglia al soggetto di un quadro che lei ama molto. Ander, però, è anche il dirigente di una grossa banca d’affari, un uomo influente e una persona per cui, normalmente, Evan non avrebbe nessuna simpatia. È tutto quello che lei non è: pratico e talvolta sprezzante, superficiale, tradizionalista… ma c’è qualcosa di più in lui, qualcosa che Evan non riesce a ignorare.

Posò il telefono sul comodino e si voltò verso di me. «Scusa» disse.
Eravamo ancora parzialmente intrecciati. Lo guardai senza alzare la testa dal cuscino. «Di niente».
«Dio, ne ho le palle così piene…» sbuffò. Si chinò su uno dei miei seni e mi succhiò un capezzolo. «Ma tu sei bellissima, è chiaro. Che botta di culo… come ho fatto a finire a letto con te?».
Gli infilai le mani tra i capelli. Erano un po’ ispidi esattamente come sembravano a vederli. «Avevo voglia di scopare con qualcuno. Era una vita che non lo facevo. È stato pure un po’ strano».
Mi posò una mano su una tetta e strinse delicatamente. «Mh, sì. Anche per me. È come se mi fossi dimenticato un po’ di cose. Senti… ora avrei voglia di leccartela».
Risi, accarezzandogli la schiena. «Potrei ricambiare» dissi.
Ander infilò la testa sotto alle lenzuola e scese verso il basso. Mi ritrovai con il suo uccello a due centimetri dal naso e ne approfittai per dargli un’occhiata. Era decisamente a posto, per quanto mi riguardava.

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Classificazione: 4 su 5.