Hermanos

El asesino en serie apodado por la prensa como «el Vampiro» lleva casi diez años matando con total impunidad. Cuelga a sus víctimas bocabajo y las desangra. Pero los hombres a los que mata están todos manchados por el más obsceno de los crímenes: abuso de menores. Por eso hay quien cree que el Vampiro no va a ser castigado nunca, ya que en cierto sentido hace que las calles sean más seguras.

Sin embargo, ahora un nuevo indicio arroja otra luz a sus delitos. El ADN del Vampiro aparece en otras escenas del crimen, y esta vez sus víctimas son mujeres jóvenes e inocentes. Para parar definitivamente al monstruo, el FBI se apoya en una asesora de mucho renombre. Se trata de Almond Holt, hija de un asesino, que se dedica a trazar perfiles. Gracias a su sensibilidad única y a la vez quizás molesta, Almond se acerca a la verdad… una verdad oscura que profundiza en las raíces del doloroso pasado de dos hermanos. Solo su conciencia podrá distinguir a las víctimas de sus verdugos…

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sensualidad:

Classificazione: 2 su 5.

Quello sbagliato

La sorella di Paloma è morta sola e abbandonata in una casa fatiscente. La sua lenta discesa all’inferno non è stata casuale, bensì il risultato della relazione tossica con un uomo che l’ha piegata fino a spezzarla. Ora è rimasta solo Paloma, la sorella maggiore che non si dà pace per quello che è successo. In cerca di vendetta, dopo aver ridotto in macerie la sua stessa vita, Paloma trova finalmente la persona che può aiutarla. Un killer, un uomo senza scrupoli che ucciderà per lei l’aguzzino della sorella.
Ma Ichor Cinder non lavora gratis e Paloma non ha più nulla. Cinder accetta tuttavia di prenderla al suo servizio, in cambio dell’omicidio. Paloma conoscerà così i membri della sua anonima omicidi, killer prezzolati, ma anche esseri umani con le loro debolezze e i loro pregi. Il più tormentato di tutti sembra essere proprio Cinder: avido, inflessibile, spietato e tirannico… eppure affascinante. E Paloma sa benissimo quanto male può farti la persona sbagliata, ma non è sicura di riuscire a resistere. O di volerlo fare.

Paloma costeggiò la pista e vide di cercasi un posticino dove bere in pace. Un tizio le sbarrò la strada e provò a invitarla a ballare, ma Paloma declinò.
Si fece largo fino ai divanetti che costeggiavano buona parte del perimetro esterno.
Più o meno allora avvistò di nuovo Cinder. Era seduto a un separé, in penombra, nell’angolo meno visibile del locale, e una delle due ragazze con cui si era allontanato gli era praticamente addosso. L’altra era scomparsa, o così sembrava.Paloma sorseggiò il suo drink e rifletté oziosamente su quel che vedeva. La ragazza rideva e sembrava piuttosto ubriaca. Portava avanti lei la conversazione, qualsiasi conversazione fosse. Toccava Cinder sulle guance e sulla bocca, era appiccicata al suo fianco e lui… mmh. Lui le circondava la vita con un braccio. Ogni tanto le allontanava le mani per bere da un bicchiere. Era rilassato contro il schienale del divanetto e…
Oh.Paloma si trovò a tossire, presa alla sprovvista.
Hai capito Cinder…
Aveva individuato la seconda ragazza. Era in ginocchio sotto il tavolino.”

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tasso erotico:

Classificazione: 4 su 5.

Come due alberi senza radici

Jena Berry è cresciuta il geniale truffatore Alexander Nabokov, che l’ha adottata quando sua madre l’ha abbandonata in fasce in casa sua. Ha avuto un’infanzia insolita ed è diventata una persona insolita: autonoma, sarcastica, fragile e bellissima. Poi Alexander è morto e il mondo di Jena è andato in frantumi.
Quando finisce nei guai, si sta ancora riprendendo da quel lutto improvviso. Si trova a fuggire da un commando omicida insieme a un killer a pagamento che gli è stato descritto come “il replicante di Blade Runner, puoi solo sperare che muoia di vecchiaia”. Sembra che sia solo finita al posto sbagliato al momento sbagliato, ma lei e il killer capiscono presto che la faccenda è molto più spinosa e affonda in un passato di cui Jena non sa nulla: il passato del suo padre adottivo. Braccati da un avversario sconosciuto, i due sono costretti a interagire ben più di quanto vorrebbero. Anche “Roy Batty”, così lo soprannomina Jena, ha delle ferite di vecchia data e neanche lui è immune agli agguati di un passato che preferirebbe dimenticare…

Dentro era buio, ma non abbastanza buio perché non riuscisse a vedere il buco della canna di una pistola a pochi centimetri dal suo naso. Il killer indossava un passamontagna nero che lasciava scoperti solo due occhi verdastri e indifferenti.
Erano le mani e gli avambracci a essere indicativi. Le dita erano lunghe e dalle unghie ben curate e dal dorso della mano partivano vene in rilievo come corde, che si arrampicavano su per le braccia, sotto alla peluria scura ma non eccessivamente folta. Quelle mani e quelle braccia, pensò Jena, davano l’idea di essere piuttosto forti e per niente soggette a tremiti.
La porta si richiuse dietro di lei.
«Mi dispiace dirle che è necessario che si tolga tutti i vestiti».
«Sarei curiosa di sapere se sarebbe necessario anche se pesassi duecento chili» ribatté Jena.
«In quel caso non l’avrei mai lasciata entrare, signorina. Nelle pieghe del grasso si può nascondere di tutto, e non mi pagano abbastanza per quel genere di perquisizione».
Jena sbuffò e si liberò con malagrazia di tutti i vestiti. Poi si appoggiò le mani sui fianchi e rivolse al killer un sorriso indisponente.
«Si volti».
Jena eseguì, alzando gli occhi al cielo. «Se per caso ha in mente di indagare oltre sulle possibili armi che potrei avere addosso le comunico che la vita di Bronze non mi sta a cuore fino a questo punto. O, per meglio dire, i suoi soldi».
La pistola calò lentamente. «Si accomodi, prego».

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tasso erotico:

Classificazione: 4 su 5.

Amnesia

Tess McKannon è appena uscita dal lavoro e sta per prendere la metro in una stazione centrale di Londra, quando viene travolta da un tizio che ha perso l’equilibrio sulle scale. A un esame più ravvicinato il tizio è un uomo elegante, alto belloccio… e ha un’espressione fin troppo confusa per essere solo stato spinto da qualcuno. Come Tess scoprirà di lì a poco, lo sconosciuto non ricorda più nulla, neppure il suo nome. Su una tempia ha una sbucciatura che suggerisce che abbia preso un forte colpo. Ma c’è qualcosa di strano. Attorno a “John K. Burke” ruotano personaggi equivoci della malavita internazionale e anche lui è convinto di non essere “una brava persona”. Qual è il segreto che nasconde? Se Tess vuole scoprirlo dovrà farlo a suo rischio e pericolo.

L’uomo che aggredì Tess la spintonò bruscamente e la fece quasi cadere a terra. Le strinse con forza i manici della borsa ed esclamò: «Ehi!».
Lui riuscì a recuperare l’equilibrio e la fissò con sguardo confuso.
«Mi scusi…» mormorò, e Tess si rese conto che non era un aggressore.
Invece era un tizio alto e magro, dal viso affilato ma non sgradevole, dall’aspetto serio e dall’abito di buona fattura. Indossava un cappotto leggero grigio scuro e aveva in mano il sacchetto di un negozio costoso. Un rivolo di sangue gli scendeva dalla tempia.
«Lei è ferito!» esclamò, preoccupata.
Lui si toccò la fronte, confuso. Ritirò la mano e osservò il sangue. Non sembrò stupito. Tirò fuori un fazzoletto da una tasca e si tamponò la ferita. Il sangue, fortunatamente, non era molto copioso.
«Che cosa le è successo?» chiese Tess. «Si sente bene?».
«Sì, grazie. Non ho idea di cosa sia successo, io…» sulla sua fronte si disegnò una ruga di concentrazione. «No, non riesco a ricordare». Aveva un accento americano.
«Probabilmente qualcuno le ha dato uno spintone… venga, forse è meglio che si sieda un attimo». Lo condusse verso il Pret a Manger che era subito fuori dai tornelli della metropolitana. Tess lo fece sedere su uno sgabello e lo osservò mentre si tamponava la tempia. Poi le venne un pensiero. «Credo che sia meglio che controlli di avere ancora il portafogli».
L’uomo si infilò una mano nella tasca interna della giacca.
«È qua,» disse.
«Come va, ora?»
«Meglio. È stata molto gentile, io… mi dispiace esserle piombato addosso così». Un lieve sorriso. «Come minimo avrà pensato a un maniaco. Mi scusi».
«Non lo dica nemmeno. Vuole che le vada a prendere qualcosa da bere? Un succo di frutta, un tè?».
Lui fece un cenno di diniego, sempre tamponandosi la tempia.
«Non ce n’è bisogno, grazie. Lei è già stata fin troppo gentile. Ora posso andare».
Si alzò e le tese la mano. Tess la strinse, un po’ dispiaciuta di non averne saputo di più su di lui. Sembrava un tipo interessante, con i bei vestiti e l’accento americano. Ma non poteva certo obbligarlo a farsi aiutare, no?
Lo salutò e tornò verso i tornelli della metro, tirando di nuovo fuori l’Oyster. Non seppe resistere alla tentazione di voltarsi un’ultima volta. Non c’era nulla di male, si disse. Se lui l’avesse vista gli avrebbe sorriso e l’avrebbe salutato con la mano.
Lo individuò davanti ai distributori automatici dei biglietti. Aveva un’aria spersa e dietro di lui si stava creando una coda di passeggeri ostili. Tess lasciò perdere per la seconda volta i tornelli e andò a salvarlo. Perché poi si stava dando tanta pena per quel tizio?
Perché era belloccio? Era davvero così frivola?
Be’, probabilmente sì, decise, avvicinandosi. «Mi scusi, non vorrei sembrarle invadente, ma è sicuro che vada tutto bene?».
Lui le rivolse uno sguardo smarrito. «Veramente no».

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tasso erotico:

Classificazione: 4 su 5.

Fratelli

L’assassino seriale soprannominato dalla stampa “il Vampiro” uccide impunito da quasi dieci anni, appendendo le sue vittime a testa in giù e dissanguandole. Ma gli uomini che uccide si sono tutti macchiati del crimine più osceno: sono molestatori di bambini. Per questo motivo c’è chi crede che il Vampiro non vada neppure punito, visto che in un certo senso rende le strade più sicure.
Ora, però, un nuovo indizio mette i suoi delitti in un’altra luce. Il DNA del Vampiro compare anche su altre scene del crimine, e questa volta le vittime sono giovani donne innocenti.
Per fermare finalmente il mostro, l’FBI si avvale di una consulente fin troppo chiacchierata. Almond Holt, la profiler figlia di un assassino. Grazie alla sua sensibilità unica e talvolta disturbante, Almond si avvicina alla verità… una verità oscura, che affonda le radici nel passato doloroso di due fratelli. A distinguere le vittime dai carnefici avrà solo la sua coscienza…

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tasso erotico:

Classificazione: 1 su 5.

Un uomo pericoloso

Cassidy era un’infermiera e aveva una vita ordinata, prima che una serie di circostanze sfavorevoli la portasse a servire ai tavoli di uno strip-club in slip e reggiseno. Ora… è come se il suo passato e St. Martin, il quartiere malfamato in cui è cresciuta, l’avessero reclamata. E niente rappresenta St. Martin più di Dane, il gigante dal naso da pugile e dagli occhi malinconici che ha costruito un impero criminale partendo dal nulla, con la semplice forza della rabbia. Quando le loro strade si incrociano qualcosa scatta subito tra loro, che sia comprensione dovuta alle origini comuni o chimica dell’attrazione… ma Dane è un uomo pericoloso, la violenza gli cammina accanto, e Cassie non vorrebbe farsi coinvolgere…

Era in un angolo, in ombra, ma la sua stazza mi colpì quanto il suo sguardo vigile. Era più di un metro e novanta, con le spalle larghe, il petto ampio, il collo muscoloso.
Fino a quel momento aveva parlato sottovoce con l’elegantone, ma a quel punto alzò la testa.
«Di’ un po’, sei nuova?» chiese.
«Sì, signor Savard».
«Vieni un attimo qua. Tyron, chiama un’altra cameriera. Fatti portare anche qualcosa da mettere sotto i denti».
Il capo-piazza, Tyron, mi lasciò subito andare e io mi alzai per spostarmi verso Dane.
«Siediti» disse, dandosi un paio di pacche su una coscia.
«Sì, signore».
Mi sedetti con aria tutta seria, le gambe strette e le spalle dritte.
«Vedi… è questo il bello di St. Martin. In posti come il Vegas trovi ragazze sempre nuove e sempre affidabili. Non nel senso che non rubano dalla cassa – magari lo fanno – ma nel senso che non parlano con le persone sbagliate di quello che sentono… anzi, cercano proprio di non sentire niente. È vero?».
Aveva parlato all’elegantone, ma l’ultima domanda era per me.
«Sì, signore» confermai.
«E puoi divertiti con loro senza complicazioni… restando entro certi limiti. Vuoi toccarla? Quello puoi farlo. Pagando».
Il tizio in completo mi scoprì una tetta.
«Carino, no?».
«Sì, è… be’, pensavo che in posti come questo fossero tutte rifatte. Ma lei è naturale. Come ti chiami, bellezza?».
«Cassidy… per lei Cassie».
Dane si rilassò contro lo schienale del divano e io gli finii addosso. Feci per raddrizzarmi, ma lui mi diede una pacca bonaria su una coscia.
«No, va bene. E sei nuova, mh? Da quanto tempo…»
«Meno di una settimana, signore».
Avevo un fianco contro il suo stomaco ed era come essere stesa su una seduta di legno appena leggermente imbottita, questo tanto per darvi un’idea di che tipo fosse.

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Classificazione: 5 su 5.

Nel profondo

Nella piccola città della Louisiana dove Lauren è nata e cresciuta tutti sanno che i Blanchard sono criminali. La loro grande tenuta si perde nelle paludi e Dio solo sa che cosa succede là dentro. Il fratello maggiore non si vede quasi mai, la sorella di mezzo è nota per le sue intemperanze e il minore, Rivet, sembra quasi simpatico, ma è anche il sicario della famiglia. Lauren esce con il suo autista da qualche mese quando lui la nota… ed è difficile dire di no, quando il tuo capo ti chiede di prestargli la tua ragazza per una festa, specie se il tuo capo potrebbe ucciderti se rifiuti. Lauren accetta di andare alla tenuta dei Blanchard, senza sapere che oltre quelle mura la attendono segreti e piaceri oscuri e inimmaginabili. Un uomo, Rivet, combattuto e complicato, due bambini capaci di conquistarti con uno sguardo e una famiglia dal cuore nero come l’acqua delle paludi…

Parcheggiò e vide che davanti alla vetrina principale c’era una Mercedes grigia. Il finestrino del guidatore era abbassato e spuntava il braccio abbronzato di Gage.
Lauren si avvicinò, vide che era proprio lui e si sporse all’interno.
«Mi sembrava di aver visto un bel tipo al volante di un macchinone» lo salutò, chinandosi per baciarlo.
Gage rispose al bacio e le lanciò un’occhiata bonaria.
«Dai, sto lavorando».
«E anch’io, eh. Sono venuta a comprare del vino».
«Pensavo che al Croc fosse tutto a base di gravy» disse una voce dall’accento educato, ma inconfondibilmente locale.
Lauren si voltò di scatto.
«Scusi, signor Blanchard» disse Gage.
«Scusi, era solo un saluto veloce» aggiunse lei, con un sorriso un po’ teso.
Rivet Blanchard era uscito dal negozio dei liquori seguito da due uomini vestiti di scuro, ognuno dei quasi trasportava una cassa di vino. Vero vino, non come quello che stava andando a comprare Lauren.
«Rilassatevi» disse Rivet, con un sorriso divertito. «Scambiare due chiacchiere non è reato. È la tua ragazza, Gage?».
Mentre lo diceva le lanciò una bella occhiata.
«Sì, signore» rispose lui. Lauren pensò che sembrava nervoso.
«Be’, stasera potresti prestarmela. Per la festa. Sarebbe un problema?».
Ora, normalmente dopo una frase del genere Lauren non se ne sarebbe stata zitta. Avrebbe protestato, dicendo che non era proprietà di Gage e che di conseguenza non stava a lui decidere se “prestargliela” o meno, e probabilmente avrebbe aggiunto anche che poteva fare lo sforzo di chiederlo direttamente a lei. Dopo di che gli avrebbe detto che poteva scordarselo.
Il problema era… che quello era Rivet Blanchard.
Lauren se ne restò zitta per non mettere nei guai Gage.
Gage deglutì e disse, a voce piuttosto bassa: «Suppongo di no».
«No? Ottimo, allora puoi passarla a prendere dopo le otto. Ora andiamo».
Lauren lo vide salire in macchina insieme ai suoi due scagnozzi e chiudere le portiere. La Mercedes ripartì senza che nessuno le dicesse più una parola.

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Classificazione: 4 su 5.

Quel bravo ragazzo

Il compito di Janet Bellini sulla carta non è difficile: portare una bozza d’accordo a un capo-clan pronto a pentirsi, farglielo firmare a tornare alla procura federale. Angelo Balistreri si sta nascondendo con l’intera famiglia in un compound estremamente protetto a nord dello Stato di New York. Sembra che nulla possa andare storto, ma quando Janet e il suo collega arrivano sul posto la villa viene colpita a colpi di lanciarazzi. Janet si trova a dover proteggere Angelo Balistreri e la sua famiglia dagli attacchi delle famiglie rivali, che vogliono azzittirlo prima che testimoni contro di loro. Non è un compito semplice: Angelo è paranoico, preoccupato e nutre una profonda sfiducia nel genere femminile. Le donne, per lui, servono solo a una cosa e non fa mistero delle sue idee. Il problema è che Janet lo trova attraente… primitivo, ma sexy da morire. E Angelo non ha mai rifiutato una “femmina” in vita sua…

Janet uggiolò di dolore, ancora scossa dal piacere, e Balistreri si sfilò, per poi caderle addosso.
«Quindi… agente Bellini, ce l’hai un nome?».
«J-Janet» rispose lei, un po’ perplessa.
Lui le leccò il collo. «Piacere, Angelo. Lasciamoci alle spalle i brutti momenti e cerchiamo di uscire vivi da questa storia. Fino a poco fa ti consideravo sacrificabile, ma negli ultimi minuti ho deciso che il tuo culo merita di essere preservato. In senso letterale».
Lei sospirò. «Bene. Molto romantico».
Angelo le lanciò un veloce sorriso. «L’ultima donna con cui sono stato romantico è saltata in aria».

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Classificazione: 5 su 5.

Il prigioniero

Appena tornata da un seminario a New York, Jay Meyer, sceriffo di una piccola città del Mid West, si convince che lo straniero che ha affittato una casa poco distante dalla sua sia Sundown, il killer a pagamento che la polizia di tutto il Paese sta cercando. Il problema è che Jay ha ragione e quando cerca di catturarlo è lui ad avere la meglio. Sembra che Jay sia spacciata, ma mentre i due stanno andando verso il luogo in cui Jay sarà uccisa hanno un incidente stradale, dal quale Sundown esce gravemente ferito. Jay decide di abbandonarlo a di lasciarlo morire, ma non ci riesce e alla fine lo porta in ospedale. Le conseguenze per il killer sono molto serie, ma Jay non può ugualmente lasciarlo libero. Sarà suo prigioniero durante la convalescenza e Jay scoprirà che anche costretto a letto non è diventato meno pericoloso, dato che più passano i giorni più lo trova seducente…

Si sdraiò faccia a faccia con lui, ma John le fece segno di girarsi. Le accarezzò la pancia e Jay si irrigidì.
«Che cosa…» iniziò a dire.Lui continuò ad accarezzarla, al di sopra della t-shirt.
«Non ti preoccupare. Conosco… cento, duecento modi per uccidere una persona a mani nude, ma in questo momento non avrei la forza di metterne in pratica neppure uno».Jay sospirò. «Molto rassicurante».
Non gli chiese che cosa volesse da lei, perché in fondo credeva di saperlo già: un po’ di calore umano, un po’ di affetto, un po’ di vicinanza. Di spalle, in modo da non poter leggere il dispiacere nello sguardo di lei.La sua mano la accarezzava lentamente sulla pancia, senza quasi muoversi, giocherellando con la sua t-shirt. Jay chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione piacevole.La mano di lui scivolò sotto alla maglietta, solleticandole lo stomaco. Dietro al suo sedere non si mosse niente, ma Jay trovò comunque erotico quel cambio di tocco.
«John?» chiamò, sottovoce.Lui le sfiorò i seni in punta di dita. «Shh. Prendilo come un ringraziamento. Non posso darti altro. Domattina non te ne ricorderai nemmeno più».Lo sentì accarezzarle i capezzoli, sempre con quell’ unica mano che si muoveva leggera e lenta. Jay, con gli occhi chiusi, sospirò. I suoi seni si erano fatti tesi e sensibili e anche ai piani bassi era umida e un po’ dischiusa.John la accarezzò a lungo, riempiendola di piccoli brividi e di desiderio.

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Classificazione: 4 su 5.

In cattività

La seduzione del male

Jillian Clarke era una detective dell’NYPD, la polizia di New York, ma è stata retrocessa e ora è di nuovo semplicemente “l’agente Clarke”. Il suo capitano, però, non crede nell’utilità della retrocessione e le assegna un compito particolare: fare da collegamento con un criminale agli arresti domiciliari che sta aiutando il dipartimento con un’indagine ad alto rischio, quella conseguente all’evasione di un serial killer. Ma mentre le vittime del serial killer si moltiplicano, Jillian inizierà a provare un’inopportuna attrazione per l’uomo in cattività che li sta aiutando a rintracciarlo…

Jillian lasciò la borsa sul carrello portavivande. Si sfilò la giacca, posandola sulla poltrona. Lo sguardo di Raven era incuriosito, nient’altro. Jillian si liberò anche del maglione leggero e della t-shirt che portava sotto, restando a seno nudo. Scoprì che il modo in cui la guardava la metteva a disagio. Si voltò e posò i palmi delle mani contro una parete, come durante una perquisizione.
«Ora puoi… farlo» sussurrò. «Ma non mi guardare in faccia. Non… ancora».Lo sentì avvicinarsi. Percepì il suo corpo, dietro di sé. Poi le sue mani, direttamente sui seni, che li sfioravano delicatamente.
«Oh, Dio» mormorò lui. Le sue labbra si posarono sul collo di Jillian, mentre le sue mani le accarezzavano i capezzoli in punta di dita. Poi sentì la sua lingua. Le dita di lui scivolarono verso il basso, fino al bottone dei jeans di Jillian. «Posso…?» chiese.
Lei annuì.

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Classificazione: 3.5 su 5.