Naked

Ayden Brillat-Savarin è l’amministratore delegato di un grande gruppo industriale. È appena stato assoluto da un’accusa di molestie, ma in passato si è macchiato di altre scorrettezze. La sua compagnia, per non correre rischi, gli rifila una mentore: una professionista che gli insegnerà a sopravvivere alle insidie del mondo moderno, dal modo in cui comportarsi con le dipendenti, alle cautele da usare con le minoranze, fino al necessario linguaggio politicamente corretto. Ayden sarebbe molto seccato, se ms. Allegra Foxton, la mentore, non fosse ironica, sveglia e piuttosto carina. In fondo assecondarla non gli costa nulla. Non sa che presto si troverà messo a nudo e la sua vita non sarà più la stessa.

La porta si richiuse alle sue spalle e l’ufficio sembrò sprofondare nel silenzio. Era una sensazione che Ayden amava molto. Era stato lui stesso a far insonorizzare l’ambiente, in modo da non essere disturbato dal continuo suono dei telefoni e delle conversazioni fuori dal suo sancta sanctorum.
Oltre a essere insonorizzato, il suo ufficio era ampio, con una vetrata su un panorama mozzafiato di Canary Wharf, la moquette di un particolare viola che tendeva al grigio, un tavolo di vetro e acciaio, una scrivania abbinata, il divano di pelle naturale e le poltroncine in tinta. Di design. Riservato. Sottotono in modo elegantissimo.
«In casi come questo la porta non dovrebbe sempre restare aperta?» considerò Ayden, con un sorriso bonario.
«Spero che, per quanto lei detesti la situazione, non arriverà a uccidermi e a nascondere il mio cadavere in bagno».

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Classificazione: 3.5 su 5.

Mai sfiorato

Vash Cole è uno pseudo-umano. La sua serie di cloni è stata concepita per lavori in condizioni proibitive. Molto più forti degli umani, con un sistema respiratorio più efficiente, abili nel pensiero strategico, i cloni della sua serie hanno però scarse capacità comunicative. D’altronde, quando lavori in una miniera a gravità zero su un asteroide non ti serve saper discutere dei massimi sistemi. Pensa che la sua vita sarà tutta lì, duro lavoro e sempre più acciaio pensante al posto della carne, visto che gli incidenti nello spazio capitano di continuo. Ma l’Assemblea passa una nuova legge in favore degli pseudo-umani e Vash si trova a essere merce avariata, troppo danneggiato per lavorare ancora. Cosa peggiore, i padroni della compagnia mineraria, appartenenti a una nobile e antica famiglia di Teti, la capitale dell’Alleanza, sono costretti a riassorbire in qualche modo gli pseudo ora non più impiegabili nelle miniere.
È così che Vash conosce Galia, la prima persona che gli abbia mai accarezzato una guancia, una che lo tratta da essere umano e vuole insegnargli a vivere in un altro modo, con un po’ di tenerezza. Una donna così in alto da sembrare una vertigine.

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Classificazione: 4 su 5.

Il patto

Tra le ventiquattro tribù delle Forze Congiunte dell’Alleanza è stato stipulato un Patto: tutti i primogeniti si impegnano a sposare il membro di un’altra tribù, sorteggiato in modo casuale tra persone “compatibili”, e a generare due figli di sangue misto. Il sistema è nato per rafforzare i legami tra popoli un tempo nemici, ma ora impegnati in una sanguinosa guerra interplanetaria contro un avversario comune, una specie aliena e spietata.
I matrimoni combinati del Patto non sono privi di svantaggi, ma sono anche matrimoni a tempo. Una volta fatto il proprio dovere, i due componenti della coppia possono tornare alla propria vita.
Sarebbe anche il piano di Risah, a cui è stato assegnato come marito un soldato di Surraja, pianeta desertico e culturalmente arretrato, che però ha almeno il pregio di essere impegnato in guerra e avere poco tempo per lei. Al di là di questo, Maren è moralista, tradizionalista e pieno di pregiudizi sulle donne, specie sulle donne indipendenti come Risah.
Certo, è bello, sexy, virile. Ma la virilità non basta a renderlo un partner passabile, anzi è solo un altro problema.
La loro unione a distanza è scandita da incontri rari e disastrosi, che sembrano preludere a uno scioglimento ben prima che il Patto sia rispettato. Come possono trovare un equilibrio due persone così diverse, che presto arrivano a detestarsi a vicenda?


Poco dopo in mezzo alla sala compariva l’immagine di un uomo, leggermente sfarfallante. Passarono un paio di secondi, prima che l’uomo iniziasse a parlare, istanti che Risah usò per studiarne l’aspetto.
Con un certo divertimento, si trovò a pensare che somigliasse a Kor. La sua era una delle tribù dei pianeti desertici, senza dubbio. La carnagione del suo futuro sposo era olivastra, i capelli di un castano appena più scuro della sua pelle, con vaghi riflessi dorati. Aveva i lineamenti affilati, gli occhi chiari a fessura, un paio di linee verticali sulle guance. Alto, snello, spalle larghe e fianchi stretti, chiaramente tirato a lucido in fatto di efficienza fisica, il tutto coperto da abiti morbidi e beige, composti di diversi strati.
Era bello, sì, non si poteva negare. Risah ne fu sollevata, ma provò anche una punta di preoccupazione. Un uomo più brutto sarebbe stato di certo grato di averla in moglie. Questo? Non era detto.
Il suo futuro sposo rivolse un mezzo inchino rispettoso all’aria davanti a sé e si raddrizzò subito. Parlò con un accento morbido e un po’ strascicato.
«Onorevole famiglia Andorr della tribù dei Narja… Onorevole Risah Andorr, mia legittima consorte. Mi rivolgo a voi secondo le usanze dell’Antico Popolo, per rendere definitivo e vincolante il legame tra le nostre due famiglie».
Risah si rese conto che aveva qualcosa tra le mani e che stava leggendo. Il che era confortante, perché significava che
sapeva leggere.

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Classificazione: 4 su 5.

Ex

Ava e Conrad sono divorziati da dieci anni. Nel frattempo lei è diventata un’attrice famosa, mentre lui era già un manager di successo. Ed è stato un brutto divorzio, il loro, pieno di recriminazioni, dolore e sgradevoli strascichi legali. Ma ora lei è finita sui giornali scandalistici con una foto che la mette in pessima luce, l’intero paese la odia e Ava ha scoperto che i suoi amici fanno schifo. L’unico a cui può chiedere una mano è Conrad – e lui, per quanto controvoglia, l’aiuta. Poi tutto sembra cospirare perché passino del tempo insieme in un modo nuovo, da amici, e perché riescano a chiarire i malintesi del passato. Ma le persone con il tempo cambiano davvero? O Ava e Conrad sono destinati a ripercorrere un sentiero già tracciato?

«Sai qual è la cosa che detesto di più?» sospirò Conrad, a un certo punto, quando il film era ormai verso la fine.
Emisi un vago mugolio che significava “no, ti prego, no”, ma Cord continuò a parlare.
«Lui è un raider. Quale raider del cazzo si comporterebbe così?».
Aggrottai la fronte. «Che cos’è un raider?».
«Cristo, Ava, lo spiega lui stesso all’inizio del film. Ma li ascolti, i dialoghi che sai a memoria?».
«Mmm… boh. Compra compagnie e poi le vende a pezzi».
«Eh. Si chiamano corporate raider. Lui è uno “smembratore”, come Kerkorian con la MGM».
«Chi?».
Conrad sospirò. «Come Gordon Gekko. Lui lo conosci, sì?».
«Mh-mh. Il protagonista di Wall Street di Oliver Stone».
«Non so di cosa mi stupisco. Kerkorian è stato uno degli uomini d’affari più influenti del nostro tempo, ma la gente conosce Gordon Gekko».
«Va be’, e quindi?».
«Quindi, il tuo adorato Edward, lì, è un avvoltoio. Un imprenditore specializzato nello smembrare società in crisi».
«Ma poi si pente» dissi, con un sorriso.
Lui mi rivolse uno sguardo disgustato. «Non ha senso. O l’azienda che vuole comprare si trova in una crisi strutturale – e allora non c’è altro da fare che tagliarla a pezzi e rivenderla – oppure è in una crisi congiunturale, e allora smembrarla è da imbecilli, perché ristrutturarla è molto più redditizio».
Aggrottai la fronte, colta da un pensiero improvviso. «Scusa, tu sei un raider?».
Lui alzò gli occhi al cielo. «All’occorrenza. Ma per lo più mi occupo di società sane e con ampi margini di crescita, grazie tante».
«Oh, wow. Non ho mai saputo di essere stata sposata con Gordon Gekko».

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Classificazione: 3 su 5.

Violetta

Skull and Bones 2: Limes Mundi

Violetta Romano, ricercatrice in fisica dello spazio, ha una vita tranquilla all’Università Centrale di Maris II. Ha delle idee brillanti e lavora da dieci anni a una scoperta che potrebbe essere rivoluzionaria… se solo avesse i fondi. Finché una sera nel suo laboratorio non si presenta un uomo oscuro e magnetico che si offre di aiutarla. Non le dice il suo nome, ma le dà esattamente quello che le serve.
Violetta non sa che quell’uomo è il capitano Emilien Ardente e che la sua vita sta per cambiare per sempre. In meglio o in peggio, è ancora tutto da vedere.
È l’inizio di un’avventura per la vita e per la libertà. La libertà di Falena, il pianeta pirata, che la Societas Intermundi ha intrappolato con un blocco navale, e forse per il futuro dell’intera fascia dei mondi periferici. Contro nemici silenziosi, letali e invisibili.
Il capitano Ardente, dopo tre anni lontano dalla pirateria, si rimette al timone della sua Sabre e salpa di nuovo per lo spazio. Ma qualcosa di fondamentale è cambiato. Che cosa ha perso?
E riuscirà mai a ritrovarlo?

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Classificazione: 2 su 5.

Ardente

Skull and Bones 1: Vexillum Piratae

Nova Victoria Preston: bella della bellezza speciale dei Mondi Interni, voce di una dea, vita patinata, cantante di fama interplanetaria. La sua ultima tournée la sta portando in ogni angolo della galassia, fino ai pianeti della fascia esterna. Pianeti pericolosi, scossi da moti indipendentisti e afflitti dalla pirateria.
Ed è una nave pirata quella che si materializza, nera contro il nero dello spazio. Sulla prua un vessillo, due spade incrociate. Al timone il capitano Emilien Ardente.
Ardente: una famiglia spazzata via dalla repressione dell’alleanza. Vive d’odio, ora. Respira, si nutre d’odio. La sua vendetta continua da tredici anni, scontro dopo scontro, battaglia dopo battaglia, arrembaggio dopo arrembaggio. Un uomo vuoto, un uomo perduto.
Tra di loro Cancan, al secolo Cosette Belanger, giovane piratessa senza padre, in cerca della sua strada e del suo destino in una galassia ostile.
Tra rapimenti, ammutinamenti, manovre al limite dell’impossibile, sempre sull’altro lato della legge, Nova, Ardente e Cancan si trovano, si scontrano, si comprendono e si feriscono. Può la poesia spegnere l’odio?

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Classificazione: 3 su 5.

Dalla parte del torto

I regni di Marmor e Amandre si contendono da sempre un fazzoletto di terra al confine tra le due nazioni, una guerra che è diventata una sanguinosa abitudine. Finché la secondogenita di Amandre, Malachite, non viene catturata dai nemici. La sua sorte è sancita dalle antiche e crudeli tradizioni di Marmor e l’ordalia che dovrà sopportare non le lascia scelta, né dignità. L’esecutore del suo destino è il riluttante generale Turmalin, che sente su di sé tutta la vergogna del compito che è chiamato ad adempiere. Nel frattempo i due principi nemici, Mercure e Falke, sono legati da una vendetta altrettanto terribile: carnefice l’uno, martire l’altro. Come può nascere l’amore, quando è così chiaro da che parte cade il torto? Come può esservi speranza?
Eppure non sempre tutto è lineare come sembra e la passione può essere un sentimento contorto, difficile, violento… e incontrollabile.

Akelei si avvicinò al maestro di cerimonia.
«Generale Turmalin» disse lui, con un inchino.
Due guardie stavano slegando la principessa, senza nessuna gentilezza.
«Come devo procedere?» rispose Akelei, senza tergiversare.
Il maestro di cerimonia annuì. «Porteremo subito la prigioniera alla sua residenza, generale. Resterà sotto la sua custodia, sua responsabilità. Dovrà aspettare il primo ciclo, prima di procedere». Un lieve sospiro. «Be’, potrebbe anche non essercene bisogno».
«Me lo auguro» rispose Akelei, anche se sapeva fin troppo bene quanto fosse improbabile.
No, era rassegnato al suo destino.
L’illustre generale Akelei “Tiger” Turmalin, eroe di guerra pluridecorato, avrebbe aggiunto al suo stato di servizio un nuovo titolo: esecutore del principe.
In una parola, torturatore reale.

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Classificazione: 4 su 5.

Una gabbia dorata

Tra le Terre dell’Est e quelle dell’Ovest infuria la guerra da quasi due secoli. Quello che un tempo era un unico popolo si è diviso più volte. Da un lato gli elfi bianchi e quelli silvani, e i loro alleati umani; dall’altro gli umani dell’Est e tutte le specie che a Occidente considerano ripugnanti o pericolose: elfi neri, golbin, troll, orchi…
Elli Nakril è la figlia di un anziano del Consiglio dell’Ovest. È un’elfa silvana, una guerriera. Quando viene catturata e portata a Est sa che gli orientali la useranno come merce di scambio. Viene chiusa nella Cittadella della capitale dell’Est, prigioniera del loro odiato regnante: Syryt Thygarest, un mago oscuro, così magico da non sembrare neppure più umano.
Eppure… è proprio quell’uomo terribile a parlarle per la prima volta di pace. Della possibilità di mettere fine alla guerra e agli spargimenti di sangue. Le parla, la convice… la affascina. E la prigionia di Elli diventa piacevole, gli ideali di Syryt sempre più allettanti.
Ma nulla è facile. A ovest sospettano della buona fede dell’Est… e forse hanno ragione. Perché Elli inizia a rendersi conto di essere ancora in prigione, una gabbia dorata di cui è difficile persino scorgere le sbarre.

Thygarest era comparso accanto a me, seduto con le gambe accavallate, i capelli che si confondevano con il colore della notte e un’espressione divertita sul viso.
«Non danzerò» ribadii.
«No?» chiese lui. Scivolò ai miei piedi, inginocchiato come un pretendente, e mi sfilò le scarpe. «Tornerai a casa scalza, quindi» disse, rialzandosi e allontanandosi con le mie scarpe.
«Ridammele!» protestai, inseguendolo.
Lo rincorsi tra la gente che ballava. Thygarest non stava correndo, ma in qualche modo era sempre un paio di passi avanti a me. E io sentii l’erba fresca sotto i piedi e la danza mi travolse senza scampo.
«Dannazione» borbottai.
E iniziai a danzare.
Danzai e piroettai, saltai e svolazzai, lasciandomi invadere dalla primavera. La frenesia del risveglio si impadronì di me e iniziai a cantare la mia magia, risvegliando tutto ciò che avevo intorno. L’erba cresceva, sotto i miei piedi, e gli alberi mettevano nuove foglie, i fiori aprivano le corolle come se fosse l’alba e i rami si muovevano, sgranchendosi.
Il mio canto salì di volume, abbracciando tutto il parco, mentre danzavo e danzavo, completamente infiammata dalla primavera.
Sentii due mani prendermi per la vita, alle mie spalle. Sapevo che solo una persona avrebbe potuto farlo, in quel momento, mentre tutta la mia natura era dispiegata attorno a me. Mi voltai e infatti era Thygarest.
Danzò con me. Fu… stranissimo.
La sua magia si intrecciò alla mia, si fece simile alla mia e anche lui cantò il risveglio. Non so che cosa vide la gente che avevamo attorno. Una coppia che ballava una strana danza fluttuante, forse. Tutto si fece intenso, profumato, sensuale. Il risveglio mi sciolse le gambe e i fianchi, riempiendomi del piacere così particolare della rinascita.
Fu come fare l’amore. Thygarest doveva capirlo e assecondò quell’onda languida.

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Classificazione: 4 su 5.

Educazione sentimentale di un rapinatore di banche

Dale Carter ha già rapinato trentaquattro banche quando entra nella vita di Robin Hare. È il criminale più conosciuto d’America, il nuovo Dillinger, una specie di star. La gente impazzisce per lui, le ragazze agli sportelli gli chiedono l’autografo durante le rapine. Robin ha appena finito la scuola di giornalismo e si trova coinvolta suo malgrado nella vita di Dale. Coinvolta anima e corpo, per così dire. Lentamente, si rende conto che il sex symbol che tutti adorano è braccato da anni, non può uscire dal covo in cui si nasconde in quel momento senza correre il rischio di essere riconosciuto e catturato, non ha una vita sessuale degna di questo nome e ormai è stanco di scappare. Solo che… come può risolversi, una carriera come la sua? Sembra inevitabile finire ammazzato o arrestato. A meno di non avere un piano davvero audace…

Mi lavai un po’ usando il bagnoschiuma che era nella piccola doccia. Supponevo che fosse di Carter, visto che sembrava nuovo e aperto da poco. L’acqua era tiepida e in un certo senso fu tutto piacevole.
Unico problema: non c’erano asciugamani.
Aprii la porta di uno spiraglio. «Dale!» chiamai.
Lui arrivò di corsa, a petto nudo. «Stai bene?».
«Sì, sì, solo che non ci sono asciugamani e sono tutta…»
«Preferisco non sapere» mi interruppe lui. «Aspetta. Ti porto qualcosa».
Restai lì, in piedi, in mutande, con il pezzo di sopra del mio pigiama in mano, il torso bagnato e la pelle d’oca dappertutto.
Carter tornò con un rotolo di scottex. «Cioè, sul serio non c’è…»
«Non lo so, dolcezza. Non ho guardato bene. Voglio dire, non ho guardato dappertutto». Sospirò. «Voglio dire: non ho guardato. Ma comunque in realtà ho guardato. Adesso ti dispiacerebbe chiudere questa porta?».
Ridacchiai e lo chiusi fuori.
«Non è divertente!» lo sentii lamentarsi, nel corridoio.
Mi asciugai usando lo scottex, per poi rimettermi il pezzo di sopra del pigiama. Riaprii la porta e Carter era appoggiato al muro a braccia conserte.
«Volevo andarmene sdegnosamente, ma poi ho pensato che devo riportarti a letto». Chiuse gli occhi e sospirò. Li riaprì. «Ora mi passa. Non sono pericoloso».
Risi di nuovo. «Sei carino. E forse ora riesco a camminare. Se mi sorreggi un po’».
Gli passai un braccio sopra alle spalle e lui praticamente mi sollevò. Emisi un urletto. Mi portò fino in camera da letto, dove mi riappoggiò delicatamente a terra.
«Sei carino davvero» dissi, con un sorriso grato. «Il premuroso rapinatore».

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Classificazione: 4 su 5.

Sale sulla pelle

Nathalie lavora in un grosso studio legale di New York, Hunter è l’amministratore delegato di una società di elettronica. E si detestano da anni. Nathalie ha più volte gestito delle cause contro la sua azienda ed è arrivata a odiarlo. Il sentimento è reciproco. Durante un patteggiamento lo stress per il superlavoro si fa sentire in tutti e due, e Hunter e Nathalie finiscono per azzuffarsi. Al pronto soccorso si imbattono in un medico dall’invidiabile abbronzatura e con l’aria rilassata di chi è appena rientrato da una vacanza da sogno. Club Sea, Caraibi. Conquistati dalla prospettiva, entrambi decidono di concedersi un periodo di riposo nel paradisiaco villaggio turistico… senza sapere che l’altro ha avuto la stessa idea. Quando scoprono di essere a un bungalow di distanza quasi si azzuffano di nuovo, ma poi… sarà il mare, sarà la sabbia, sarà il sale sulla pelle… tra loro inizia a nascere un’attrazione che non avrebbero mai potuto prevedere… e a cui nessuno dei due vorrebbe cedere.

Nella sala riunioni in cui lei e il suo assistente vennero fatti accomodare non potevano esserci più di quindici gradi. Per Nathalie non era una sorpresa. Anche durante i due incontri precedenti nella stanza faceva troppo freddo, forse solo per metterla a disagio. Avrebbe potuto portarsi un maglioncino o qualcosa del genere, ma non l’aveva fatto. Non intendeva dare al maledetto Sevier nessuna soddisfazione.
Ed eccolo lì, come supponeva, a braccia conserte all’altro capo del tavolo. Arrogante. Protervo. Indifferente al destino delle persone a cui aveva tolto di colpo i mezzi di sostentamento.
Nathalie detestava il suo tipo e detestava anche lui personalmente.
Alto, moro, gelido. Bello, a suo modo, ma con lo sguardo vuoto, le iridi glauche che ti scansionavano come fossi un oggetto, la mascella sempre contratta e le labbra sempre piegate in un sorriso sprezzante quasi impercettibile. Il tutto incartato in un completo da cinquemila dollari che serviva a ricordarti quale fosse il tuo posto del mondo: sotto di lui, se possibile lontano dal suo sguardo.
Hunter osservò freddamente l’ingresso dell’avvocato Eastlake. Quella tr**a.
Hunter di solito disapprovava le volgarità, specie quelle sessiste. Apparteneva alla generazione che aveva inventato la correttezza politica ed era convinto che, se applicata con giudizio, rendesse il mondo un posto migliore. Dentro di sé avrebbe potuto definire l’avvocato Eastlake “quella str**za”, quindi, o anche “quell’infame”, ma non c’era niente da fare, la frase che la descriveva meglio era la più volgare e sessista: quella tr**a.  
Dunque, quella tr**a entrò nella sala riunioni come se sentisse odore di merda, lo guardò come se al suo posto ci fosse una cacca di cane fumante e scostò la poltroncina all’altro capo del tavolo come se fosse imbrattata di feci. Ecco, altre volgarità, ma Hunter non riusciva proprio a evitare di pensarle, quando vedeva l’avvocato Eastlake.

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