Il patto

Tra le ventiquattro tribù delle Forze Congiunte dell’Alleanza è stato stipulato un Patto: tutti i primogeniti si impegnano a sposare il membro di un’altra tribù, sorteggiato in modo casuale tra persone “compatibili”, e a generare due figli di sangue misto. Il sistema è nato per rafforzare i legami tra popoli un tempo nemici, ma ora impegnati in una sanguinosa guerra interplanetaria contro un avversario comune, una specie aliena e spietata.
I matrimoni combinati del Patto non sono privi di svantaggi, ma sono anche matrimoni a tempo. Una volta fatto il proprio dovere, i due componenti della coppia possono tornare alla propria vita.
Sarebbe anche il piano di Risah, a cui è stato assegnato come marito un soldato di Surraja, pianeta desertico e culturalmente arretrato, che però ha almeno il pregio di essere impegnato in guerra e avere poco tempo per lei. Al di là di questo, Maren è moralista, tradizionalista e pieno di pregiudizi sulle donne, specie sulle donne indipendenti come Risah.
Certo, è bello, sexy, virile. Ma la virilità non basta a renderlo un partner passabile, anzi è solo un altro problema.
La loro unione a distanza è scandita da incontri rari e disastrosi, che sembrano preludere a uno scioglimento ben prima che il Patto sia rispettato. Come possono trovare un equilibrio due persone così diverse, che presto arrivano a detestarsi a vicenda?


Poco dopo in mezzo alla sala compariva l’immagine di un uomo, leggermente sfarfallante. Passarono un paio di secondi, prima che l’uomo iniziasse a parlare, istanti che Risah usò per studiarne l’aspetto.
Con un certo divertimento, si trovò a pensare che somigliasse a Kor. La sua era una delle tribù dei pianeti desertici, senza dubbio. La carnagione del suo futuro sposo era olivastra, i capelli di un castano appena più scuro della sua pelle, con vaghi riflessi dorati. Aveva i lineamenti affilati, gli occhi chiari a fessura, un paio di linee verticali sulle guance. Alto, snello, spalle larghe e fianchi stretti, chiaramente tirato a lucido in fatto di efficienza fisica, il tutto coperto da abiti morbidi e beige, composti di diversi strati.
Era bello, sì, non si poteva negare. Risah ne fu sollevata, ma provò anche una punta di preoccupazione. Un uomo più brutto sarebbe stato di certo grato di averla in moglie. Questo? Non era detto.
Il suo futuro sposo rivolse un mezzo inchino rispettoso all’aria davanti a sé e si raddrizzò subito. Parlò con un accento morbido e un po’ strascicato.
«Onorevole famiglia Andorr della tribù dei Narja… Onorevole Risah Andorr, mia legittima consorte. Mi rivolgo a voi secondo le usanze dell’Antico Popolo, per rendere definitivo e vincolante il legame tra le nostre due famiglie».
Risah si rese conto che aveva qualcosa tra le mani e che stava leggendo. Il che era confortante, perché significava che
sapeva leggere.

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Lilim

Vol. 1

Emma ha una carriera di successo, un compagno con cui ha ritrovato la complicità, un futuro che sembra già scritto. Tutto va in frantumi quando nella sua esistenza compare un uomo così bello da sembrare irreale. E apparentemente lo è, visto che la prima volta Emma lo incontra in sogno, un sogno vivido ed erotico. Da quel momento in poi la vita perfetta di Emma comincia a sgretolarsi. Warad-Sin, l’amante del suo sogno, si presenta in carne e ossa: magnifico, arrogante e tutt’altro che umano. Emma si rende conto di doversi difendere da lui e inizia a studiarlo con l’aiuto del professor Valdes, un antropologo che è quasi stato ucciso da un’esemplare femmina della sua stessa specie: i lilim. I lilim sono antichi come il mondo; belli e letali, si nutrono della forza degli esseri umani durante il sonno. Resistere al loro fascino è quasi impossibile e oltretutto Emma ha un motivo molto solido per non liberarsi di Warad-Sin. Un motivo che le sta crescendo dentro.

«Se n’è andato? Finalmente, non lo reggevo più».
A Emma venne quasi un infarto.
Aveva sentito una voce. In casa non poteva esserci nessuno, come poteva aver sentito…
L’uomo uscì dalla sua cucina come niente fosse. Alto, moro, una felpa e dei jeans addosso, capelli scuri e sfilati.
Emma cercò a tentoni dietro di sé la maniglia del portone. Lanciarsi fuori. Chiedere aiuto in strada, ma…
«S-sei… sei il tizio del sogno» disse, prima di rendersene conto.
E un attimo dopo, la realtà di quello che aveva appena tartagliato arrivò al suo cervello. Sì, cazzo: l’uomo che era uscito dalla sua cucina era il tizio del suo sogno.
Lui le rivolse un sorriso beffardo.
«Chi non ha mai avuto un sogno, forse ha solo sognato di vivere» declamò. Poi diede una scrollata di spalle. «Non mi ricordo dove l’ho letta. Ma, per essere davvero precisi, Emma, io non sono il tizio del sogno. Sono il tizio che ti ha montato mentre dormivi e il padre della creatura. Oh, non fare così».
Emma aveva aperto il portone, ma il tizio del sogno… o, insomma, quel tizio… l’aveva richiuso dando una spintarella al battente. Come avesse fatto a comparire accanto a lei era inspiegabile.
«Sto impazzendo» le uscì dalle labbra.
Lui fece schioccare la lingua. «Banale».
«Cioè, come hai fatto a—
«Noioso».
«Che cosa sei, dannazione?».
Lui sorrise di nuovo. Un altro sorriso bianco e derisorio.
«Già un po’ meglio. Vieni, sarò così gentile da spiegarti la situazione, visto che tenerti all’oscuro non è più possibile».

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Classificazione: 5 su 5.

Dalla parte del torto

I regni di Marmor e Amandre si contendono da sempre un fazzoletto di terra al confine tra le due nazioni, una guerra che è diventata una sanguinosa abitudine. Finché la secondogenita di Amandre, Malachite, non viene catturata dai nemici. La sua sorte è sancita dalle antiche e crudeli tradizioni di Marmor e l’ordalia che dovrà sopportare non le lascia scelta, né dignità. L’esecutore del suo destino è il riluttante generale Turmalin, che sente su di sé tutta la vergogna del compito che è chiamato ad adempiere. Nel frattempo i due principi nemici, Mercure e Falke, sono legati da una vendetta altrettanto terribile: carnefice l’uno, martire l’altro. Come può nascere l’amore, quando è così chiaro da che parte cade il torto? Come può esservi speranza?
Eppure non sempre tutto è lineare come sembra e la passione può essere un sentimento contorto, difficile, violento… e incontrollabile.

Akelei si avvicinò al maestro di cerimonia.
«Generale Turmalin» disse lui, con un inchino.
Due guardie stavano slegando la principessa, senza nessuna gentilezza.
«Come devo procedere?» rispose Akelei, senza tergiversare.
Il maestro di cerimonia annuì. «Porteremo subito la prigioniera alla sua residenza, generale. Resterà sotto la sua custodia, sua responsabilità. Dovrà aspettare il primo ciclo, prima di procedere». Un lieve sospiro. «Be’, potrebbe anche non essercene bisogno».
«Me lo auguro» rispose Akelei, anche se sapeva fin troppo bene quanto fosse improbabile.
No, era rassegnato al suo destino.
L’illustre generale Akelei “Tiger” Turmalin, eroe di guerra pluridecorato, avrebbe aggiunto al suo stato di servizio un nuovo titolo: esecutore del principe.
In una parola, torturatore reale.

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Classificazione: 4 su 5.

Il signore della guerra

Quando l’esercito nevariano attacca la città di Melita Sharrane lei capisce che la sua vita privilegiata è finita. Viene portata via e sta per finire nelle mani di un manipolo di soldati quando un cavaliere dell’esercito nemico la salva dal suo destino. Ma poi Lord Epsos l’ha davvero salvata? Inizialmente sembra che l’abbia semplicemente resa una schiava con cui divertirsi come vuole… o forse no. Senza più una casa né una famiglia Melita non può fare altro che fidarsi di quello sconosciuto. E presto dovrà trovare la risposta a una domanda difficile: si può provare attrazione per il proprio nemico?

Alzò la testa e le sue labbra trovarono le mie. «Continuo a desiderarti. Non riesco a smettere. E dentro di me so che voglio ancora una volta… sfruttare la mia posizione. Ordinarti di giacere con me. Prenderti fino a essermi tolto la voglia e pazienza se tu non mi desideri. È questo a farmi sentire in colpa. Non ne verrebbe niente di buono. Non avevi mai visto un uomo. Non sapevi neppure che cosa fosse il mio seme. Non hai mai voluto stringerti a qualcuno… non per affetto o conforto, ma per desiderio. Non hai mai provato piacere con qualcuno… forse neppure da sola. Ho distrutto la tua città, ti ho strappata alla tua famiglia, ti ho resa una schiava… e ora voglio prendermi pure la tua innocenza. Prima o poi lo farò, mi conosco».

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Quel bravo ragazzo

Il compito di Janet Bellini sulla carta non è difficile: portare una bozza d’accordo a un capo-clan pronto a pentirsi, farglielo firmare a tornare alla procura federale. Angelo Balistreri si sta nascondendo con l’intera famiglia in un compound estremamente protetto a nord dello Stato di New York. Sembra che nulla possa andare storto, ma quando Janet e il suo collega arrivano sul posto la villa viene colpita a colpi di lanciarazzi. Janet si trova a dover proteggere Angelo Balistreri e la sua famiglia dagli attacchi delle famiglie rivali, che vogliono azzittirlo prima che testimoni contro di loro. Non è un compito semplice: Angelo è paranoico, preoccupato e nutre una profonda sfiducia nel genere femminile. Le donne, per lui, servono solo a una cosa e non fa mistero delle sue idee. Il problema è che Janet lo trova attraente… primitivo, ma sexy da morire. E Angelo non ha mai rifiutato una “femmina” in vita sua…

Janet uggiolò di dolore, ancora scossa dal piacere, e Balistreri si sfilò, per poi caderle addosso.
«Quindi… agente Bellini, ce l’hai un nome?».
«J-Janet» rispose lei, un po’ perplessa.
Lui le leccò il collo. «Piacere, Angelo. Lasciamoci alle spalle i brutti momenti e cerchiamo di uscire vivi da questa storia. Fino a poco fa ti consideravo sacrificabile, ma negli ultimi minuti ho deciso che il tuo culo merita di essere preservato. In senso letterale».
Lei sospirò. «Bene. Molto romantico».
Angelo le lanciò un veloce sorriso. «L’ultima donna con cui sono stato romantico è saltata in aria».

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Il prigioniero

Appena tornata da un seminario a New York, Jay Meyer, sceriffo di una piccola città del Mid West, si convince che lo straniero che ha affittato una casa poco distante dalla sua sia Sundown, il killer a pagamento che la polizia di tutto il Paese sta cercando. Il problema è che Jay ha ragione e quando cerca di catturarlo è lui ad avere la meglio. Sembra che Jay sia spacciata, ma mentre i due stanno andando verso il luogo in cui Jay sarà uccisa hanno un incidente stradale, dal quale Sundown esce gravemente ferito. Jay decide di abbandonarlo a di lasciarlo morire, ma non ci riesce e alla fine lo porta in ospedale. Le conseguenze per il killer sono molto serie, ma Jay non può ugualmente lasciarlo libero. Sarà suo prigioniero durante la convalescenza e Jay scoprirà che anche costretto a letto non è diventato meno pericoloso, dato che più passano i giorni più lo trova seducente…

Si sdraiò faccia a faccia con lui, ma John le fece segno di girarsi. Le accarezzò la pancia e Jay si irrigidì.
«Che cosa…» iniziò a dire.Lui continuò ad accarezzarla, al di sopra della t-shirt.
«Non ti preoccupare. Conosco… cento, duecento modi per uccidere una persona a mani nude, ma in questo momento non avrei la forza di metterne in pratica neppure uno».Jay sospirò. «Molto rassicurante».
Non gli chiese che cosa volesse da lei, perché in fondo credeva di saperlo già: un po’ di calore umano, un po’ di affetto, un po’ di vicinanza. Di spalle, in modo da non poter leggere il dispiacere nello sguardo di lei.La sua mano la accarezzava lentamente sulla pancia, senza quasi muoversi, giocherellando con la sua t-shirt. Jay chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione piacevole.La mano di lui scivolò sotto alla maglietta, solleticandole lo stomaco. Dietro al suo sedere non si mosse niente, ma Jay trovò comunque erotico quel cambio di tocco.
«John?» chiamò, sottovoce.Lui le sfiorò i seni in punta di dita. «Shh. Prendilo come un ringraziamento. Non posso darti altro. Domattina non te ne ricorderai nemmeno più».Lo sentì accarezzarle i capezzoli, sempre con quell’ unica mano che si muoveva leggera e lenta. Jay, con gli occhi chiusi, sospirò. I suoi seni si erano fatti tesi e sensibili e anche ai piani bassi era umida e un po’ dischiusa.John la accarezzò a lungo, riempiendola di piccoli brividi e di desiderio.

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La ninfa

Il Figlio del Buio, Ardan, è stato confinato sottoterra per centocinquant’anni, imprigionato in un sarcofago dai suoi nemici, che erano… be’, i buoni. È stato intrappolato per proteggere il mondo dalla sua sete di potere, dalla devastante forza della sua magia e dalla sua crudeltà. Ma centocinquant’anni (153, per la precisione) sono un periodo molto lungo, specie se non puoi fare altro che riflettere su ciò che è stato. Nonostante questo, quando Ardan viene liberato da un mago nero, le cose vanno come tutti si aspettano: grazie alle sue oscure arti riconquista le terre che gli sono state sottratte e sembra che il suo dominio si espanderà fino agli angoli del mondo. Ma c’è qualcosa che può fermarlo. Non un esercito di maghi bianchi, non un avversario più forte di lui e neppure gli déi… ma la ninfa che doveva essere sacrificata al suo risveglio. Lili non è stata uccisa, e potrebbe essere l’unica persona in grado di far scoprire al Figlio del Buio che cosa sia l’umanità.

Ardan entrò nella stanza da bagno in cui era lei, con i lunghi capelli ancora umidi e un telo nero drappeggiato attorno al corpo.
«Hai finito?» le chiese.
«Sì, mio signore» rispose Lili e fece per uscire dalla vasca.
Ardan la sollevò direttamente dall’acqua. Lili non fece resistenza. Lo guardò, mentre lui la guardava a sua volta.
Il Figlio del Buio la portò fino alla sua stanza. La posò sul suo letto, lasciando che i capelli fradici di lei inzuppassero le coperte. Lili rimase ferma, senza dimostrare paura, mentre lui tornava a guardarla.
Ardan si chinò su di lei. Le posò l’orecchio sulla pancia, come se volesse ascoltare, poi ci appoggiò la fronte. Lili sentiva la punta del suo naso sotto l’ombelico e il suo respiro poco più in basso.
«Sì, percepisco la scintilla» mormorò lui.
La sua bocca toccò la pelle di lei. Lili chiuse gli occhi e aprì le cosce.
«Decisa a essere Sacrificio fino in fondo» mormorò lui, vagamente sarcastico. La sua bocca, mentre parlava, disegnò una forma sulla pelle di lei. «E sento la tua malìa, non temere. Quando hai paura sei più umana… ma d’altronde, vale per noi tutti».
Lili sentì le sue labbra che scendevano verso il basso. La sua lingua scivolò nel suo intimo, assaggiandola. Lili provò l’impulso di chiudere le cosce, ma non lo fece. Lasciò che lui la leccasse e sentì un brivido di paura, di eccitazione e persino di piacere, quando la lingua di Artan la sfiorò sulla piccola cuspide sensibile sopra il suo sesso.
«Un sapore che non sentivo da molto tempo» commentò lui, risollevandosi. Lili rimase ferma, ma sapeva che Artan non si sarebbe spinto oltre. Per il momento.

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Scintilla

Scintilla Lilt è in trappola. È stata arrestata dalla polizia politica per crimini contro il Distretto. Il Distretto: la città dentro alla città, la Londra di chi padroneggia le arti magiche. Scintilla apparteneva a un gruppo terrorista che combatteva il Rettorio, il governo intrasingente e immobilista del Distretto, ma ora è tutto finito e quello che la aspetta è il Pozzo, dove impazzirà e si dissolverà lentamente. A meno che…
L’uomo che la va a trovare in prigione si chiama Knismesis Riparian Sabrage ed è un uomo del Rettorio. Può salvarla, ma dopo lei gli apparterrà anima e corpo. E quello che vuole da lei non è un segreto: vuole ferirla, umiliarla e degradarla, perché è questo quello che gli piace.
Scintilla accetta, non ha alternative, ma presto inizia a rendersi conto che Sabrage non è il mostro che sembra e che non l’ha liberata solo per il proprio piacere…

Sabrage mi scostò gentilmente la testa e spense la macchina.
La mia eccitazione calò bruscamente, ma non scomparve del tutto. Volevo ancora che mi toccasse e che mi desse piacere.
«E se invece volessi farti male?» disse lui, stringendomi un capezzolo.
«Quello che… vuole…» risposi io, con il respiro accelerato. Le sue dita si strinsero attorno al mio capezzolo, finché non sentii una fitta di dolore. Gemetti, ma non era stato completamente sgradevole.
Mi accarezzò i capelli. «No, è un diverso tipo di piacere. Ma devi ancora capirlo, hai ancora bisogno di un po’ di tempo».
Non sapevo che cosa dovevo ancora capire, speravo solo che restasse lì. In quel momento avevo bisogno che restasse lì e mi consolasse per la mia stessa confusione. Come faceva ad accendermi così velocemente, dopo avermi terrorizzato e bulleggiato? La macchina l’aveva aiutato, certo, ma la macchina amplificava le sensazioni di chi c’era seduto sopra, non le creava dal nulla.
«Quindi forse… farti terrorizzare e bulleggiare ti accende, non pensi?» mormorò lui, continuando ad accarezzarmi i capelli.

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Fiori rossi per Belle

Colt è uno psicopatico, un assassino sanguinario e un commerciante di morte, al punto da essere stato definito il “male assoluto” dall’ultimo agente federale che ha provato a catturarlo, senza successo. Adesso tocca a Belle White cercare di incastrarlo e sa che si tratta della missione più pericolosa della sua vita. Pericolosa perché Colt potrebbe scoprirla e ucciderla… oppure pericolosa per il motivo esattamente opposto. Inoltre, una volta entrata nel mondo spietato e seducente del killer, Belle riuscirà a uscirne? Si troverò invischiata in una relazione disturbante e pericolosa, ad alto tasso di adrenalina e seduzione. Perché anche il male assoluto ha una sua terribile attrattiva, come Belle scoprirà presto.

«Mi fai paura. Cioè… non sono mica scema, mi fai una paura fottuta».
«Ti ho detto che non ti ammazzo».
«Non è per quello».
«Vieni qua» concluse Colt.
Belle si sdraiò su di lui e lui la circondò con le braccia. Belle era convinta che sentisse il suo cuore battere all’impazzata sotto al maglione e il suo respiro troppo veloce.
Colt le accarezzò la schiena prima sopra poi sotto al maglione.
«Shh…» le sussurrò. «Ti verrà un infarto».
Belle emise una risatina nervosa. Lui sorrise.
«Dunque… c’erano una volta una lepre e una tartaruga…» mormorò, facendo camminare le dita sulla sua schiena. «…La lepre prendeva sempre in giro la tartaruga…». Le slacciò il reggiseno. «…Perché era leeenta…». Si voltò e aspettò finchè lei non fu sdraiata su un fianco vicino a lui.
«Un bel giorno la tartaruga si stancò…». Le sfilò il maglione.
«E disse: forse sarò lenta, ma scommetto che se facciamo una gara io arriverò prima di te…».
Le slacciò i pantaloni e le sfilò anche quelli.
«La lepre rispose: non è possibile, come pensi di fare?».
La accarezzò sul collo, poi la baciò nello stesso punto. «Ma la tartaruga le chiese se non aveva per caso paura di perdere, e la lepre accettò la sfida…»
Colt sorrise e le mostrò le mani.
«Una lepre e una tartaruga. Non sono sicuro di ricordare proprio tutto» annunciò, appoggiandole entrambe sulle sue spalle.

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Senza cuore

C’è una città, dentro alla città. O meglio, un Distretto. Nel Distretto vive chi padroneggia l’arte della magia, un’arte complessa e a volte pericolosa. Frisson Keller è una telepate di grande talento, che si è rifiutata di lavorare per il Rettorio. Ha cercato di volare basso, ma adesso è in pericolo ugualmente, perché a Thren Valedictorian, il terribile panteologo, serve una nuova antenna. Frisson dovrà cercare di sopravvivere al suo terribile potere… e al suo terribile fascino. Perché Valedictorian è senza cuore, ma non è questo il suo aspetto più pericoloso…

Emisi un breve grido, iniziando ad andare a fuoco. Era come se il flusso telepatico di Valedictorian mi attraversasse completamente, dilagando nelle mie vene e in tutti i mie canali di pensiero. Sentii le sue mani tra i capelli, sulla testa, mentre lui completava e sigillava la sua opera.
Gridai di nuovo. Era terribile ed era bellissimo. Era adrenalina allo stato puro. Ero letteralmente eccitata, ma ero anche in agonia.
«Shh» mormorò Valedictorian. Le sue mani scivolarono di nuovo sul mio collo e poi sulle mie spalle. «Shh, si calmi, Frisson. È stata molto brava…»«Sto… bruciando… sto ancora… bruciando…» ansimai io. Il sesso mi pulsava dolorosamente, il collo e i capezzoli sembravano due blocchi di marmo.
«Non doveva costruire il suo sensorium così attentamente. Al contrario, in questo modo è una struttura troppo raffinata, troppo sensibile. Respiri e non tolga le mani dalle maniglie. Non appena scenderà il livello energetico tornerà tutto normale».
«Lo… lo sente?».
«Sì, certo. Ma sono scarsamente permeabile a questo tipo di sensazioni. Respiri, ma non ripristini il sensorium danneggiato».
Annuii. Ebbi un veloce flash in cui venivo penetrata da un fallo infuocato, che poi si ritraeva altrettanto velocemente.
«Sta finendo» commentò Valedictorian, in tono distaccato.

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