Svetlands, una nazione immaginaria, ma molto simile a un qualsiasi paese occidentale evoluto. In questa raccolta trovano spazio le prime cinque novelle della serie, le storie di cinque cancellieri e delle loro relazioni. Relazioni talvolta scandalose, sotto gli occhi dell’opinione pubblica, in cui non c’è spazio per il romanticismo e la politica chiede il suo tributo. In queste cinque storie Miss Black esplora ciò che si annida nel cuore di una nazione e di chi la governa: un mondo gretto e carnale, attraversato da improbabili sfumature di sensibilità. Contiene edizioni rivedute e corrette di: 1. Il cancelliere e la ballerina 2. Dovere di cronaca 3. La candidata 4. Al servizio della nazione 5. Liaison secrète
NB: anche tutte le edizioni singole sono state rivedute e corrette (su tutte le piattaforme)!
Ava e Conrad sono divorziati da dieci anni. Nel frattempo lei è diventata un’attrice famosa, mentre lui era già un manager di successo. Ed è stato un brutto divorzio, il loro, pieno di recriminazioni, dolore e sgradevoli strascichi legali. Ma ora lei è finita sui giornali scandalistici con una foto che la mette in pessima luce, l’intero paese la odia e Ava ha scoperto che i suoi amici fanno schifo. L’unico a cui può chiedere una mano è Conrad – e lui, per quanto controvoglia, l’aiuta. Poi tutto sembra cospirare perché passino del tempo insieme in un modo nuovo, da amici, e perché riescano a chiarire i malintesi del passato. Ma le persone con il tempo cambiano davvero? O Ava e Conrad sono destinati a ripercorrere un sentiero già tracciato?
«Sai qual è la cosa che detesto di più?» sospirò Conrad, a un certo punto, quando il film era ormai verso la fine. Emisi un vago mugolio che significava “no, ti prego, no”, ma Cord continuò a parlare. «Lui è un raider. Quale raider del cazzo si comporterebbe così?». Aggrottai la fronte. «Che cos’è un raider?». «Cristo, Ava, lo spiega lui stesso all’inizio del film. Ma li ascolti, i dialoghi che sai a memoria?». «Mmm… boh. Compra compagnie e poi le vende a pezzi». «Eh. Si chiamano corporate raider. Lui è uno “smembratore”, come Kerkorian con la MGM». «Chi?». Conrad sospirò. «Come Gordon Gekko. Lui lo conosci, sì?». «Mh-mh. Il protagonista di Wall Street di Oliver Stone». «Non so di cosa mi stupisco. Kerkorian è stato uno degli uomini d’affari più influenti del nostro tempo, ma la gente conosce Gordon Gekko». «Va be’, e quindi?». «Quindi, il tuo adorato Edward, lì, è un avvoltoio. Un imprenditore specializzato nello smembrare società in crisi». «Ma poi si pente» dissi, con un sorriso. Lui mi rivolse uno sguardo disgustato. «Non ha senso. O l’azienda che vuole comprare si trova in una crisi strutturale – e allora non c’è altro da fare che tagliarla a pezzi e rivenderla – oppure è in una crisi congiunturale, e allora smembrarla è da imbecilli, perché ristrutturarla è molto più redditizio». Aggrottai la fronte, colta da un pensiero improvviso. «Scusa, tu sei un raider?». Lui alzò gli occhi al cielo. «All’occorrenza. Ma per lo più mi occupo di società sane e con ampi margini di crescita, grazie tante». «Oh, wow. Non ho mai saputo di essere stata sposata con Gordon Gekko».
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Louise Stone è una detective della Omicidi nel distretto finanziario di Manhattan, ma la sua vita non è fatta di solo lavoro. Ha anche una figlia quattordicenne che ha cresciuto da sola e… no, niente: la sua vita sentimentale è piatta come l’elettrocardiogramma di un sasso. Finché, durante la soluzione di un caso, non incontra Nicholas Bryant, direttore di un’agenzia di consulenze dal seducente sguardo smeraldino. Nicholas la prende alla sprovvista con una proposta chiara: sesso, senza complicazioni sentimentali. Louise decide di concedersi un pomeriggio con quell’affascinante sconosciuto…
Nicholas posò un bicchiere di vino rosso sul bancone, davanti a me, e se ne versò uno a sua volta. Aspettò che bevessi un sorso, poi, nel modo più naturale del mondo, si sporse verso di me e mi depose un bacio sul collo. Non so perché scelse proprio il collo, ma in qualche modo fu perfetto anche quello. Se mi avesse baciata sulle labbra l’avrei trovato troppo intimo, se mi avesse baciata sulla guancia sarebbe stato troppo impersonale. Mi baciò sul collo e io sentii un brivido di solleticante piacere partire da quel punto. «Posso scioglierti la treccia?» mi chiese lui. Annuii. Mi passò alle spalle e sganciò il mio fermaglio, per poi consegnarmelo. Sentii le sue dita separare le ciocche che componevano la mia treccia, delicate, e poi scivolare sul mio collo e sulle mie spalle. Sentire le sue mani sulla pelle fu come ricordare qualcosa, qualcosa che forse, con precisione, non avevo mai avuto. Mi slacciò i bottoni della giacca, baciandomi di nuovo sul collo. Me la sfilò e la mise da parte. Sfilò e mise da parte pure la mia fondina ascellare, ma per quella ci mise un po’ di più. A quel punto mi voltai. Non volevo trovarmi nuda con lui ancora alle spalle e ancora vestito. Lo baciai sulle labbra, senza quasi guardare. Un bacio veloce e profondo, dal quale mi ritrassi subito, temendo di essere stata invadente. Nicholas mi accarezzò i capelli e mi tirò di nuovo la testa vicino alla sua. Le nostre labbra si toccarono ancora, le nostre lingue si intrecciarono. Il mio cuore batteva all’impazzata. Non potevo credere a quello che stavo facendo, eppure lo stavo facendo sul serio. L’idea mi faceva girare la testa.
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Metà dell’Ottocento, Salisbury. Secondo sua madre Faye ha un’unica qualità: la bellezza. Ma la bellezza è proprio quel che le serve perché la sua intraprendente genitrice riesca a prendere all’amo il vedovo più ambito della città, quel Lord Ashton che tutti pensavano non si sarebbe mai più risposato. A Faye Lord Ashton non interessa… ha occhi solo per Marc, un coetaneo bello e romantico, che a sua volta non è indifferente a quella sua “unica qualità”. Ma la famiglia di Marc è in bancarotta e un matrimonio tra loro è impossibile, così Faye dovrà fare buon viso a cattiva sorte e sposare un uomo per cui non prova niente. Le cose, tuttavia, non andranno come previsto e Faye dovrà capire che nessuno ha un’unica qualità e che non sempre quello che si vuole è quello di cui si ha bisogno.
La portò nella sua camera. La depose gentilmente sul letto. Il vestito strappato e aperto rivelò di nuovo i suoi seni lattei. Faye, gli occhi chiusi, se li coprì con una mano. «Posso aiutarti? A svestirti? Chiamo la tua cameriera?». Lei scosse la testa. «Non mi hai mai voluta?» chiese, senza guardarlo. «Mh?». «Dico, non mi hai mai voluta? Mi hai sempre disprezzata e basta?». Lui le sganciò la gonna. Poi la prima delle numerose sottane ricamate. La crinolina si era appiattita su un lato, rivelando le gambe di lei. Le lunghe mutande di seta, aderenti alle sue cosce, le calze intonate al vestito… la forma tornita dei suoi polpacci, le caviglie sottili… «Certo che ti ho voluta. Un tempo. A che cosa ti serve saperlo ora?». Le slacciò le stringhe degli stivaletti. Glieli sfilò. I piedini di lei, così piccoli e arcuati… «Ho sempre pensato… che prima o poi mi avresti presa. Anche solo per vendetta. Anche solo per punirmi. Mi sono conservata per quel momento, ma suppongo che il disgusto, per te, fosse troppo forte». Lui rise sottovoce. Iniziò a sganciarle la crinolina. «Non esagerare. O meglio, non essere così melodrammatica. Non ho mai provato disgusto, ma non sono certamente il tipo che prende sua moglie con la forza». Le sfilò la gabbia della crinolina e appoggiò a un lato del letto senza neppure provare a ripiegarla. «E che cosa avresti conservato?» aggiunse, iniziando a sfilarle il corpetto stracciato del vestito. Le abbassò dolcemente il braccio con cui si riparava i seni. Faye lo fissò, respirando veloce, le pupille larghe nelle sue iridi. Hugh ebbe la tentazione di stringerla a sé. Percepiva la sua vulnerabilità e sapeva che Faye non si sarebbe opposta. L’avrebbe lasciato fare e l’avrebbe considerato giusto. Era lui a non considerarlo giusto, tuttavia, e sapeva di avere ragione in merito. «Una cosa inutile. La verginità» rispose lei.
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Che cosa c’è tra Avery, attrice indipendente americana, e Ellis, consulente inglese? È difficile a dirsi. Si attraggono follemente e altrettanto follemente si respingono. Si incontrano, si consumano l’uno nell’altra e si allontanano. La prima volta durante una vacanza in barca. L’attrazione è istantanea e rovente, ma viene consumata solo in parte. Poi, per caso, in un ristorante di Londra. Poi… i due si incontrano e si inseguono per mezzo mondo, cercandosi e poi sfuggendosi, incapaci di restare lontani, ma senza riuscire a restare insieme. Almeno finché uno dei due non ammetterà che non c’è niente di più dolce che cedere a una tentazione…
Mi massaggiò le spalle e la parte superiore delle braccia, poi la parte tra le scapole e ai lati delle scapole. Si spremette dell’altra lozione sulle mani e mi massaggiò sui fianchi. Chiusi gli occhi e suppongo che sospirai. Era meraviglioso e a quel punto era eccitante, non sapevo neanch’io perché. Forse per il modo in cui quasi arrivò a sfiorarmi il lato dei seni, quando mi spalmò la crema sui fianchi, forse proprio per il modo in cui mi prese per i fianchi. «Per qualche motivo non mi sembravi il tipo da vacanze al mare» disse Ellis, occupandosi della parte bassa della mia schiena. Il mio costume era bianco e non troppo scosciato, ma suppongo che la forma delle mie natiche non gli sfuggì lo stesso. «Un gentiluomo è lì che si fermerebbe» intervenne Jamal. Mi ero dimenticata di lei, un po’ per il perfetto massaggio di Ellis, un po’ perché era sempre immersa in una conversazione virtuale con qualcun altro. Sorrisi lievemente. «Un gentiluomo si fermerebbe quando gli chiedono di fermarsi» ribattei. «Non prima e non dopo».
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Quando Candace viene assunta come segretaria in una compagnia di assicurazioni non si aspetta che il suo nuovo capo la affascini al punto da concederglisi senza la minima resistenza. Ma Russell Wright ha qualcosa… qualcosa che Candace non riesce a mettere a fuoco. Apparentemente è uno squalo egoista e insensibile, ma è anche in grado di accenderla come mai nessuno prima. La loro comincia come una relazione senza affetto, basata solo sull’attrazione fisica. Nessuno dei due vuole coinvolgimenti emotivi… o forse nessuno dei due lo vuole ammettere.
«Si metta sul divano». Nel suo ufficio non c’erano divani, quindi Candace tentennò un attimo, prima di andare verso l’altra stanza, il salotto. Anche qua le luci erano smorzate. Si sedette sul morbido divano di pelle. Nonostante tutto non era ancora sicura di che cosa volesse Wright da lei. O meglio… sembrava esserci un’unica soluzione, ma per qualche motivo le sembrava incredibile. Per qualche minuto se ne restò seduta lì, in silenzio, mentre lui, nell’altra stanza, finiva di guardare qualsiasi cosa stesse guardando. Poi Wright comparve sulla porta, con un bicchiere in mano. Si avvicinò e glielo porse. Sembrava distaccato come suo solito. «Forse vuole bere un sorso?». Candace scosse la testa. Wright, per la prima volta da quando era rientrata, le rivolse un sorriso. Minuscolo, più sarcastico che ironico. Buttò giù lui un sorso di whisky o di quel che era, per poi posare il bicchiere su un tavolino. «A quattro zampe andrebbe bene» le disse, tornando a guardarla. Candace ne fu quasi delusa. Quindi era quello, sul serio. Tutto lì. Non era nella condizione di tirarsi indietro, ormai, e sinceramente non le importava nemmeno. Wright non aveva niente di ripugnante, si poteva persino considerare bello. Si alzò e risalì sul divano, questa volta con le ginocchia. Poi posò anche le mani sui cuscini di pelle. Una parte di lei le diceva che doveva essere matta. Lasciarsi scopare così, da uno sconosciuto? “Be’, non è uno sconosciuto.” Le riflessioni di Candace furono interrotte da un movimento alle sue spalle. Il divano si incurvò per il peso di Wright. Subito dopo sentì le sue mani che le tiravano su la gonna. Delicatissime, quasi impalpabili. La tirarono su fino alla vita, scoprendole le gambe e il sedere. Un altro attimo di immobilità, poi Wright le tirò giù anche i collant e gli slip, insieme. Non li lasciò cadere alle ginocchia, ma si limitò ad abbassare tutto giusto al di sotto del sedere. «Forse le servono un paio di minuti per prepararsi?» le chiese lui. Nella sua voce c’era un accento nuovo, per quanto quasi impossibile da percepire. Il suo normale tono basso era anche leggermente arrochito. Era eccitato? Per qualche motivo il pensiero mandò giù per la colonna vertebrale di Candace un brivido caldo, piacevole, sensuale. Allargò appena le cosce. «No, non mi servono» disse.
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Hally Degermark è una giovane sceneggiatrice televisiva la cui prima serie sta per andare in onda. David Ormond è un produttore importante, il cui divorzio dall’attrice Ellen Jacobs è finito su tutti i tabloid. I due si incontrano per caso, restando chiusi nel corridoio di un hotel durante una convention, e tra loro scatta immediatamente l’attrazione. Nessuno dei due vuole una storia seria: Hally sta ancora pensando all’uomo che le ha spezzato il cuore, David non ha nessuna intenzione di impegnarsi con una ragazza tanto più giovane di lui. È chiarissimo che sono troppo diversi e che tra loro sarà solo un gioco, ma a volte i giochi si fanno seri…
Per un attimo, fu uno di quegli strani momenti. Ormond mi guardava e io guardavo lui, in silenzio. Il cuore mi martellava nel petto e mi resi conto con notevole sconcerto di essere semplicemente eccitatissima. A livello fisico, intendo. Avevo i capezzoli duri e mi sentivo le mutande bagnate. Era assurdo e devastante, ma riflettendoci mi resi conto anche di un’altra cosa: era cominciato prima. Mentre eravamo bloccati tra due porte antincendio, mentre provavamo a fare conversazione… avevo iniziato lì a trovarlo sexy da morire. Il modo in cui parlava e si muoveva, il modo in cui mi guardava, con gli occhi chiari e un po’ sornioni. Il suo odore, o meglio, il lievissimo odore della sua colonia. Mi chiesi se mi ero ridotta così perché era un uomo potente o solo perché, dopo Mike, mi bastava che qualcuno sembrasse trovarmi interessante. Che fosse per il primo o per il secondo motivo, non mi piaceva. Non volevo essere una che si bagna per il potere o semplicemente per un po’ di attenzione.
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Tutto comincia con un attentato inspiegabile. Qualcuno, alla Conferenza sulla Fame nel Mondo, droga il cibo di tutti gli invitati. Capi di stato, ministri, ambasciatori, giornalisti, impiegati… e Hanna Faye, ex- étoile, ora ambasciatrice di buona volontà. Mentre il mondo le vortica attorno in un caleidoscopio di colori, Hanna finisce a letto con il primo ministro della sua patria natale, le Svetlands. È l’inizio di una relazione improbabile, sotto agli occhi dell’opinione pubblica, molto fisica e poco romantica. E la politica inizia presto a chiedere il suo tributo. Hanna scoprirà che cosa si annida nel cuore di una nazione e di chi la governa: un mondo gretto e carnale, attraversato da improbabili sfumature di sensibilità.
«Vent’anni di politica allenano all’autocontrollo. Se tu quella sera fossi stata perfettamente lucida, sarei riuscito a scappare, credo». «Saresti riuscito a scappare prima di mettermi una mano sulla coscia?» chiese lei, abbastanza incredula. Lui le mise una mano sulla coscia in quel momento, sotto alla tovaglia. Risalì lentamente tra le sue gambe, accarezzandola al di sopra degli slip. «Sì, penso di sì. Non so come me la sarei cavata, dopo. Per fortuna eri bagnata e desiderosa di salire in camera con me». Hanna fece una piccola smorfia. «Credo di esserlo anche ora». «Anch’io» sorrise lui. Le scostò gli slip e le infilò due dita dentro. «Ma, vedi, siamo in un luogo pubblico. Non ti rovescerò sul tavolo, anche se vorrei. Invece, ti farò scegliere: continuo o chiediamo il conto?». Lei si mordicchiò un labbro. «Quanto è veloce, quella macchina?». Negli occhi dell’altro passò un lampo divertito. «Quella macchina non supera mai i limiti di velocità». «Allora continua» concluse lei.
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Il matrimonio di Harry Pierce, capo dei lupi britannici, è durato il tempo di uno sbadiglio… anche perché nella sua vita è entrata una nuova persona, l’eccentrica vampira Lady Susanna Erskine. Sulla carta due caratteri forti come i loro non dovrebbero legare, ma il vero problema non sembra questo. Le interferenze del branco di Londra, tradizionalista e chiuso, diventano sempre più insistenti, e nel momento peggiore. Harry sta trattando con il consiglio dei vampiri un trattato di non aggressione sul quale ha lavorato duramente e che renderebbe la vita di tutti più sicura, ma senza l’appoggio della sua stessa gente la situazione rischia di diventare esplosiva…
Pierce la guidò fino agli elegantissimi bagni del City of London Club. Non quelli subito accanto alla sala, ma quelli in fondo al corridoio. Aprì la porta e la lasciò passare per prima. Era tutto molto curato. Pavimenti di marmo e sanitari lucidi, bordati d’ottone. Harry richiuse la porta dietro di loro e ruotò il nottolino della serratura. «Se provi a mordermi, ti sbrano» le disse, con un sorriso. Lo disse sfilandosi la giacca, che poi appese all’apposito appendiabiti di ottone. «Quanta sicurezza» commentò lei. Pierce si slacciò la cravatta. Appese anche quella. Si chinò su di lei, appoggiandosi con un gomito alla porta. «Naa… probabilmente puoi anche bermi» sorrise, baciandola sulle labbra. Il bacio si fece più profondo, quasi rabbioso. Lady Susanna lo prese per la nuca e lo tirò verso di sé. «Intanto fammi vedere se sei all’altezza delle recensioni» sogghignò, stringendogli una spalla. «Non ne farei una questione di rating» disse lui, in tono molto civile. Mentre si dimostrava così civile a parole, la sollevava per le natiche e la attaccava alla porta. Lei gli circondò la vita con le gambe, in modo che Harry riuscisse a tirarle su la gonna del vestito. Si chiese come avrebbe risolto la questione se lei avesse indossato dei collant (il solo pensiero la faceva rabbrividire di orrore). Un secondo più tardi ebbe la risposta, quando i suoi slip volarono in un angolo, dopo che Harry glieli aveva strappati di dosso. «Lady Susanna» sorrise, riprendendola dietro alle cosce, «in nome della diplomazia interspecie credo di aver bisogno almeno di un gesto di assenso». «È molto deludente» rispose lei. «Una volta i lupi ti fottevano con il preciso scopo di sbranarti subito dopo. Per noi ragazze era un momento magico».
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Dee è socia di maggioranza di un importante studio legale londinese. È giovane, è bella, è professionalmente appagata… e ha divorziato da poco da un uomo invidioso a morte del suo successo. James Rutherford è un accademico di fama, un ex-consulente del governo, una persona influente… e ha appena divorziato dalla donna con cui è stato sposato vent’anni. Quando si incontrano entrambi sono sospettosi e prevenuti, ma tra loro c’è subito una chimica grandiosa, nonostante le differenze ideologiche e politiche. Basta questo? È sufficiente la passione? Ma non è la passione a spaventare entrambi…
James alzò la testa per guardarla stesa davanti a lui, con le gambe aperte e il busto inarcato. «No, anzi. Dovrebbero arrestarti». Riprese a leccarla, penetrandola con la lingua e con le dita. Dee spinse il bacino verso di lui e lo implorò molto poco elegantemente di fotterla. Lui la mordicchiò un po’, facendola gemere più forte. Si alzò, lasciandola ansimante sul letto e andò al piccolo frigorifero della stanza. Prese una bottiglietta di Evian Pure, la stappò, bevve un sorso, aprì la porta del bagno e rovesciò nel lavandino il resto del contenuto. Salì di nuovo sul letto con le ginocchia. «Guarda» le disse. Il contatto con il vetro freddo la fece ansimare. «Continuo?» chiese lui. Dee annuì.
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