Il bersaglio

Quando degli uomini sconosciuti bussano alla sua porta e minacciano il suo ragazzo Lydia non ha idea di che cosa stia succedendo, ma la verità viene presto a galla: Tommy è pieno di debiti e quelli sono gli esattori. Il problema è che è Lydia che portano via, pensando di convincere Tommy a pagare, solo che Tommy scappa, abbandonandola. Lydia pensa di essere spacciata, ma uno dei suoi rapitori, Sidor, è diverso dagli altri. Cerca di aiutarla e fa in modo che non le succeda niente di male. E presto tra lui e Lydia inizia a nascere qualcosa…-

«Mi dispiace» disse, quando io ebbi smesso del tutto di singhiozzare. «Non ho intenzione di farti del male, va bene? Non ti avrei portata qua, altrimenti. Non ti avrei parlato e tutto. Doveva servire solo a spaventare il tuo ragazzo… che comunque non si è spaventato. Non ti preoccupare, tra qualche giorno potrai tornare alla tua vita».
Annuii appena, contro la sua camicia. Sidor mi accarezzò i capelli e di nuovo pensai che mi avrebbe baciata. Trovavo confortante la massa solida del suo torace e se mi avesse baciata avrei risposto al bacio, nonostante tutti i motivi che avevo per non farlo.
Fortunatamente fui salvata da questa eventualità dall’irruzione di un commando di uomini armati.

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Solo un gioco

Hally Degermark è una giovane sceneggiatrice televisiva la cui prima serie sta per andare in onda. David Ormond è un produttore importante, il cui divorzio dall’attrice Ellen Jacobs è finito su tutti i tabloid. I due si incontrano per caso, restando chiusi nel corridoio di un hotel durante una convention, e tra loro scatta immediatamente l’attrazione. Nessuno dei due vuole una storia seria: Hally sta ancora pensando all’uomo che le ha spezzato il cuore, David non ha nessuna intenzione di impegnarsi con una ragazza tanto più giovane di lui. È chiarissimo che sono troppo diversi e che tra loro sarà solo un gioco, ma a volte i giochi si fanno seri…

Per un attimo, fu uno di quegli strani momenti. Ormond mi guardava e io guardavo lui, in silenzio. Il cuore mi martellava nel petto e mi resi conto con notevole sconcerto di essere semplicemente eccitatissima. A livello fisico, intendo. Avevo i capezzoli duri e mi sentivo le mutande bagnate. Era assurdo e devastante, ma riflettendoci mi resi conto anche di un’altra cosa: era cominciato prima. Mentre eravamo bloccati tra due porte antincendio, mentre provavamo a fare conversazione… avevo iniziato lì a trovarlo sexy da morire. Il modo in cui parlava e si muoveva, il modo in cui mi guardava, con gli occhi chiari e un po’ sornioni. Il suo odore, o meglio, il lievissimo odore della sua colonia. Mi chiesi se mi ero ridotta così perché era un uomo potente o solo perché, dopo Mike, mi bastava che qualcuno sembrasse trovarmi interessante. Che fosse per il primo o per il secondo motivo, non mi piaceva. Non volevo essere una che si bagna per il potere o semplicemente per un po’ di attenzione.

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Involontarie seduzioni

La congiura dell’anziano duca Athesdel per detronizzare l’imperatore è fallita. Lui è stato giustiziato, suo figlio Kalel è stato costretto a rinnegarlo e a rinunciare a terre e titoli. Il Concilio non è riuscito a provare il coinvolgimento dei Torsenth, una famiglia della nobiltà minore, ma ha deciso di punirli ugualmente, promettendo la loro primogenita a Kalel e forzando lui ad accettare una sposa socialmente inferiore. Dopo il matrimonio quel che resta della famiglia Athesdel è esiliato nell’unica proprietà sopravvissuta alla confisca: Briendad. Qua, nella tranquillità e nella solitudine di un palazzo ammaccato dal tempo, Kalel e Ona impareranno a conoscersi e scopriranno che non tutto è perduto. Nel cercare conforto in tutte le sfumature della passione costruiranno qualcosa che nessuno dei due si aspettava…

«Mi… dispiace» mormorò lui.
Ona lo tirò verso di sé. Chiuse le cosce e gli circondò la vita con le braccia, tenendoselo sopra.
«Kalel?» chiamò.
«Sì?».
Si rese conto che aveva appoggiato la testa accanto alla sua, sul cuscino. Ora riusciva a sentire il suo corpo contro al proprio. Il suo torace e le sue braccia. La sua carne soda e le sue ossa.
«Non è così che sei abituato, è vero?» gli chiese.
Lui restò in silenzio per qualche istante. «No. Mi dispiace, non… dammi qualche minuto, va bene?».
Ona osò accarezzargli i capelli. Vedendo che non scacciava la sua mano, continuò ad accarezzarlo.
«No, dai tu qualche minuto a me. Non dev’essere per forza sgradevole».
«Mi dispiace» ripeté lui.
Lei non gli rispose. «Posso baciarti?» gli chiese.
Sentì il rumore silenzioso di una risata. «Naturalmente».
Gli baciò una guancia e il mento. Si rivoltò in modo da essere lei quella sopra di lui. Le piaceva stringerlo. Le piaceva la consistenza del suo corpo.
Trovò i bottoni del suo pigiama e iniziò a slacciarli. Sapeva che non indossava più i pantaloni, perché sentiva le sue gambe nude sfiorarle le gambe, ma voleva accarezzargli e baciargli anche il torace.
Ora, per qualche motivo, non aveva più paura, forse perché sapeva che poteva essere anche gradevole, molto gradevole. Stesa su di lui, le sembrava di avere la situazione sotto controllo e si sentiva in grado di renderlo appagante. Non voleva che Kalel ricordasse quell’esperienza come un disastro. Non voleva ricordarla come un disastro neppure lei.

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Piaceri di coppia

Il matrimonio di Fiona e Clint sta finendo. Lei l’ha sposato per interesse, ma non vuole più vivere in quella finzione, lui l’ha tradita così tante volte da aver perso il conto. Ma qualcosa interrompe la loro separazione: una delle amanti di lui lo denuncia per violenza e di fronte a questa accusa infamante Fiona accetta di rimandare la separazione per non peggiorare la posizione del marito. Per la prima volta dopo cinque anni, Fiona e Clint parlano, di loro stessi e del loro matrimonio, dei motivi che li hanno spinti ad allontanarsi. E, dopo moltissimo tempo, finiscono a letto insieme. Ma non è detto che le ferite che si sono inflitti a vicenda possano davvero guarire…

Aveva il naso praticamente tra le mie gambe e per qualche motivo lo trovavo piacevole. Non dissi niente e lui restò lì, respirando sul mio sesso. Non si mosse, ma ero sicura che non fosse più una posizione innocente, per lui. Non da quando aveva smesso di parlare.I minuti passarono. Sentivo il suo fiato attraverso la stoffa dei pantaloni e degli slip, caldo. E avrei voluto che continuasse.
«Fiona… non prenderla per il verso sbagliato…» mormorò lui «…ma è possibile che lo trovi eccitante?».
«Quello che hai fatto con la signorina Gibbs? No».
Clint sospirò. «Alla fine, chi se ne frega del suo cognome».
«Non mi resta in testa. Ribbs?».
«Briggs».
«No, comunque. È la tua bocca, il tuo respiro. Senti… se adesso lo facciamo, no? Mi tratterai come una di loro?».
Clint rimase di nuovo in silenzio per qualche secondo. «Se vuoi» disse, alla fine, un po’ debolmente.
«Penso di sì. Per provare».
La mano di lui scivolò lungo la mia coscia, infilandosi poi sotto al maglione e arrivando alla mia cintura. La sua bocca mi baciò tra le gambe. «Hai un odore…» mormorò. Mi baciò di nuovo lì e io allargai leggermente le cosce.
«Ce l’hai un vibratore?» mi chiese.
«Eh?».
Lui rise e si rialzò di scatto. «Lascia perdere il vibratore. Vai in camera mia. Arrivo subito».

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Brace che cova

Dopo essere stata arrestata dalla polizia politica per crimini contro il Distretto, Scintilla Litlt non ha avuto scelta se non affidarsi a Knismesis Riparian Sabrage, il sadico capo del Settore Sviluppo. Nella Londra magica in cui tutto viene controllato dal Rettorio, Scintilla pensava che obbedire a Sabrage sarebbe stato un inferno… ma non è stato proprio così. Per prima cosa Sabrage in segreto combatte da anni l’ortodossia e poi… e poi Scintilla ha scoperto che farsi frustare, umiliare e usare come un oggetto le piace molto, se a farlo è lui.
Adesso, però, il piano di Sabrage è arrivato a una nuova fase. Scintilla dovrà andare proprio tra gli uomini della polizia politica per destabilizzare il Rettorio… e dovrà lottare con i suoi vecchi demini per riuscirci.

«Insomma, sei incorreggibile».
«M-mi dispiace, Padrone. Mi perdoni, la prego» risposi io, in completa cattiva fede.
Mi sentii di nuovo sollevare in aria e, pochi istanti dopo, atterrai bruscamente sul suo letto. «Forza, allarga quelle cosce» disse lui, in tono seccato.
Per mezzo secondo pensai che mi avrebbe schiaffeggiata e montata, ma sapevo che erano solo vane speranze. Mi voltai a pancia in su e aprii le gambe.
«Dunque vediamo. Se ti sculaccio ti piacerà. Se ti frusto ti piacerà. Se ti elettrifico ti piacerà. Se ti ustiono… ma, be’, non voglio una schiava tutta ustionata. In sostanza, ti piacerà comunque, no?».
Annuii, seria. Era assolutamente vero. Per quanto male mi facesse, il piacere superava il dolore quasi sempre.
Sabrage sorrise e si sedette accanto a me. «Bene. Allora dovrò darti piacere, per non darti piacere. Anzi, lo farai tu»

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Scintilla

Scintilla Lilt è in trappola. È stata arrestata dalla polizia politica per crimini contro il Distretto. Il Distretto: la città dentro alla città, la Londra di chi padroneggia le arti magiche. Scintilla apparteneva a un gruppo terrorista che combatteva il Rettorio, il governo intrasingente e immobilista del Distretto, ma ora è tutto finito e quello che la aspetta è il Pozzo, dove impazzirà e si dissolverà lentamente. A meno che…
L’uomo che la va a trovare in prigione si chiama Knismesis Riparian Sabrage ed è un uomo del Rettorio. Può salvarla, ma dopo lei gli apparterrà anima e corpo. E quello che vuole da lei non è un segreto: vuole ferirla, umiliarla e degradarla, perché è questo quello che gli piace.
Scintilla accetta, non ha alternative, ma presto inizia a rendersi conto che Sabrage non è il mostro che sembra e che non l’ha liberata solo per il proprio piacere…

Sabrage mi scostò gentilmente la testa e spense la macchina.
La mia eccitazione calò bruscamente, ma non scomparve del tutto. Volevo ancora che mi toccasse e che mi desse piacere.
«E se invece volessi farti male?» disse lui, stringendomi un capezzolo.
«Quello che… vuole…» risposi io, con il respiro accelerato. Le sue dita si strinsero attorno al mio capezzolo, finché non sentii una fitta di dolore. Gemetti, ma non era stato completamente sgradevole.
Mi accarezzò i capelli. «No, è un diverso tipo di piacere. Ma devi ancora capirlo, hai ancora bisogno di un po’ di tempo».
Non sapevo che cosa dovevo ancora capire, speravo solo che restasse lì. In quel momento avevo bisogno che restasse lì e mi consolasse per la mia stessa confusione. Come faceva ad accendermi così velocemente, dopo avermi terrorizzato e bulleggiato? La macchina l’aveva aiutato, certo, ma la macchina amplificava le sensazioni di chi c’era seduto sopra, non le creava dal nulla.
«Quindi forse… farti terrorizzare e bulleggiare ti accende, non pensi?» mormorò lui, continuando ad accarezzarmi i capelli.

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Nei tuoi pensieri

The Little White Chronicles 3

Quando Kril accetta di affittare il proprio utero lo fa per soldi. Non può sapere che l’uomo che l’ha assunta ha qualcosa di molto particolare: può vedere nei suoi pensieri. Relazionarsi con lui è tutt’altro che facile, all’inizio, ma lentamente Kril inizia ad apprezzarne le qualità. Per Moon Whittaker avere a che fare con le altre persone non è mai semplice. Sa di loro troppe cose per riuscire a fidarsi. Kril lo capisce, ma non vuole restare coinvolta. Mentre suo figlio le cresce dentro, tuttavia, si renderà conto che non restare coinvolta sarà molto difficile. E che ai margini della vita di Moon ci sono anche altre questioni, questioni che non riguardano solo lui, ma dei misteriosi esseri che attraversano il tempo senza esserne sfiorati…

«Per lo più, averti attorno non è stressante come credevo che fosse quando ti ho conosciuto. Per lo più, non mi importa che ascolti quello che penso. A volte ti ammazzerei, è chiaro. E a volte è davvero difficile, stare nella stessa stanza con te. La buona notizia è che in casa tua ci sono un sacco di stanze» ammise Kril, posando la forchetta.
«Inoltre ti piaccio» puntualizzò Moon. «Esteticamente, dico. E anche come persona, la maggior parte del tempo».
Kril alzò gli occhi al cielo. «Non vedi che questa è una di quelle cose che puoi anche fingere di non sapere?».
«È finora che dico quanto mi piaci tu. E poi, hai fatto tutto il tuo discorsetto e pensavi a… Cristo, non so nemmeno come si chiama. L’infossatura sopra alla mia clavicola?».
Lei sorrise. «È adorabile».
«È adorabile» ripeté lui, vagamente perplesso. «Già, be’» continuò, avvicinandosi a lei e abbassando un po’ la voce. «Ci sono un sacco di tue parti che sono adorabili».
«La dimensione delle mie tette è un fatto transitorio, sai» puntualizzò Kril, che in quel periodo non si sentiva affatto bella.
«Lo supponevo» ammise lui, fingendo di non averlo sentito. «Ma hai una zona erogena… erogena per me, naturalmente, che apprezzo in modo particolare».
«Gli occhi» scherzò lei. «Lo sapevo».
«Lo faresti per me, ora?».
Lei inarcò le sopracciglia. «Che cosa?».
«Immaginare di avermi dentro».
Kril arrossì in modo molto gratificante.
Un secondo più tardi Moon alzava la mano per avere il conto.

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Meglio i bastardi 2

A Mitra Schon sono sempre piaciuti gli uomini egoisti, disinteressati, opportunisti, vigliacchi… in una parola, ha sempre avuto un debole per i bastardi. Poi ha conosciuto James Blackwater, un bastardo molto particolare, ed è sembrato che il suo destino cambiasse. Ma la convivenza con James si rivela meno facile del previsto e il nuovo lavoro nel marketing di Mitra non la aiuta per niente a sentirsi soddisfatta e propositiva. Quando le viene offerta la possibilità di un avanzamanto di carriera sembra che le cose possano mettersi a posto. Ma il suo nuovo capo, affascinante, sexy, talvolta geniale, la attira presto in un gioco sempre più perverso, al quale Mitra non riesce – o forse non vuole – sottrarsi…

«Togliti il reggiseno» disse lui, sedendosi sulla mia poltrona e accavallando le gambe.
Inarcai un sopracciglio e gli lanciai un’occhiata ironica. Mi sganciai il reggiseno e glielo tirai. Nyberg se lo portò al viso, aspirando con gli occhi socchiusi.
«Toccati i capezzoli. Falli diventare duri» mormorò.
Mi accarezzai i seni e li pizzicai leggermente. Confesso che vederlo lì, con le gambe accavallate a nascondere un’erezione e il respiro accelerato non era niente male.
Mi avvicinai e gli scostai un ginocchio con un ginocchio, restando in piedi tra le sue gambe. A quel punto potevo vedere chiaramente l’erezione premergli contro la stoffa blu dei pantaloni.
«Fallo ancora» disse lui, con un filo di voce.
Mi accarezzai i seni e mi pizzicai i capezzoli a una ventina di centimetri dalla sua faccia.
«Accarezzati anche sotto» sussurrò lui.
La mia mano scivolò lungo la mia pancia, fino a infilarsi nei miei slip. «Così?» gli chiesi, innocentemente.
Nyberg non rispose. Si limitò a fissare la mia mano, o meglio, il rigonfiamento che produceva nei miei slip.
«No, è inutile. Non ce la faccio» disse, deglutendo. Si slacciò la cintura. «Continua»

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Giochi di ombre

The Little White Chronicles 2

Jean, un tempo perdigiorno, è la più giovane degli immortali. Per questo motivo gli uomini che vogliono carpire il segreto della sua razza non sanno niente di lei: un’occasione unica per avvicinarsi con l’inganno alla loro organizzazione. Jean riesce a conoscere e a sedurre il loro direttore, ma ci sono altri giocatori, in questo gioco d’ombre. I primi nemici degli Osservatori, infatti, sono esseri longevi quanto gli immortali, ma notturni e sanguinari… Per di più il creatore di Jean, Gilles, è lontano, forse morto, forse semplicemente disperato. Jean dovrà stare molto attenta e dovrà imparare a non avere pietà, se vuole rivederlo.

Un anno e mezzo, e non gli era ancora passata. Glenn Cooper pensava che in un’altra vita quella donna l’avrebbe sposata solo per potersela portare a letto tutti i giorni. Così come stavano le cose… se la scopava più o meno una volta alla settimana, e non andava poi male.
Questo pensiero fu così chiaro che Jean lo sentì dal pianerottolo, mentre lui saliva in ascensore. Per lei era stato un anno e mezzo… frustrante. Cooper la adorava, ma si sbottonava pochissimo. Quello che aveva scoperto l’aveva già riferito ad Ari e agli altri, ma non era molto. Non era abbastanza.
Ed erano quasi due anni che non vedeva Gilles.
Si rendeva conto che amarlo così tanto era stupido. Erano stati insieme poco più di un mese, quasi due anni prima. Solo che lo amava e gli mancava follemente.
Glenn scese dall’ascensore e le andò incontro. «Ciao, amore» le disse.
La chiamava così, “amore” e Jean lo trovava tra il ridicolo e il patetico. Anche se, in un certo senso, provava della comprensione umana, nei suoi confronti.

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Comprami

Eve Rossini è quella che definiscono una escort top-level: guadagna cifre strepitose, ha clienti importanti, tiene in pugno la propria vita. Ama il suo lavoro. Ma forse qualcosa deve cambiare e il suo ultimo cliente la costringerà all’esperienza più estrema di tutte…

Gli rivolsi un sorriso sornione, passandogli le mani dietro al collo.
«La verità? Mi piace quando mi guardi con il cazzo duro. È troppo volgare? Mi piace vedere che mi desideri. Non vedo l’ora di essere nuda sopra di te. O sotto. O davanti. O dove vuoi tu, nella posizione che vuoi tu, mentre mi fai… tutto… quello… che vuoi».
John Miridian mi infilò due dita dentro e strinse.
«Mi hai convinto» disse, con il respiro leggermente accelerato. «Fammi vedere queste altre stanze».
Mi allontanai di un passo e, senza abbassarmi la gonna, camminando tranquilla sui miei tacchi a spillo, lo precedetti oltre la porta di sinistra.
La mia porta.
L’anticamera del mio regno.

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