Un vero uomo, anzi due

Wade Taylor è l’enigmatico titolare di un’azienda di import-export sospettata di essere una società di facciata per il traffico d’armi internazionale, Aidan O’Malley il suo fedelissimo braccio destro. Per Mable Phillis, giornalista d’inchiesta, avvicinarsi a loro sembra impossibile, a meno che… Nel corso di un’altra indagine Mable scopre che Wade ha un “vizietto”, ovvero assolda anche per lunghi periodi le professioniste di un’agenzia di escort, con cui intesse dei veri e propri rapporti personali. È la possibilità che Mable sta cercando… deve solo accettare di esaudire i desideri erotici, non proprio convenzionali, di Wade. Ma come la giornalista scopre presto, dove c’è Wade c’è anche Aidan. Tanto il primo è scostante e glaciale, quanto il secondo è umano, disponibile, affascinante. E restare intrappolata nella loro rete per Mable è questione di un attimo. Come uscirne? E vuole uscirne davvero? E che cosa lega i due misteriosi commercianti d’armi? Per scoprirlo Mable dovrà prima di tutto esplorare i limiti del proprio desiderio.

Aidan O’Malley strinse la fascia di morbida pelle nera sulla coscia della nuova ragazza e la bloccò con il velcro. Era un materiale sorprendente, il velcro. Tiravi verso l’alto e si staccava immediatamente, tiravi in senso laterale e non cedeva di un millimetro.
La nuova ragazza verso l’alto non poteva tirare, dato che era legata alla poltrona sia per le braccia che per le gambe. Una fascia di pelle bloccava ogni avambraccio agli appositi anelli della poltrona, un’altra bloccava le cosce in posizione ginecologica. Be’, la poltrona stessa era simile a quella di un ginecologo, solo che la seduta era vuota al centro. Era una cosiddetta fucking chair, una poltrona fatta apposta per scopare chi c’era legato sopra. Ossia la nuova ragazza.
La nuova ragazza a Aidan piaceva. Aveva un viso delizioso, con gli occhi blu, le labbra carnose e un bel nasino. I capelli erano scuri e lucidi, ondulati, e aveva anche qualche lentiggine. Fisicamente, Wade aveva visto di meglio, anche se la nuova ragazza era comunque carina. Le cosce erano un po’ troppo in carne, i fianchi un po’ larghi, le tette piccole e puntute. Quelle cosce, in realtà, a Aidan piacevano molto. Erano sode, morbide, femminili. In ogni caso, avrebbe giudicato Wade.
Finì di sistemare la poltrona, reclinandola leggermente

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L’imbrogliona

e il mago che la mise nel sacco

Darien Ashtiaend è un mago leggendario: le sue imprese vengono raccontate attorno al fuoco, le sue magie hanno stupito il mondo. Si mormora che abbia scoperto la formula dell’eterna giovinezza e dell’infinita ricchezza… insomma, è la vittima ideale per Lesdra Lawerban, detta Les. Les è una truffatrice. In teoria sarebbe una maga, ma non ha mai potuto permettersi un maestro decente, anche perché i maghi sono tutti dei vecchi porci e nessuna allieva giovane e carina può illudersi di fare l’apprendistato “gratis”. Ora Les ha messo a punto un piano difficile e avventato per introdursi nella torre al confine delle terre fatate di Darien, per sedurlo e per portargli via tutto. È un piano davvero complicatissimo e Darien è smaliziato, pericoloso e anche un po’ bastardo… come potrebbe non funzionare? C’è un unico problema: Darien si accorge subito delle intenzioni di Les, le trova divertenti e si spinge fino a darle consigli su come raggirarlo meglio. Non è così che una vittima dovrebbe comportarsi. E i suoi suggerimenti su come venire sedotto sono… piuttosto immorali.

Non avevo buone intenzioni, nei confronti di Darien Ashtiaend. Oh, no, le mie intenzioni erano pessime. Volevo rubargli il segreto della sua longevità e delle sue ricchezze. O, in alternativa, volevo rubargli tutti i soldi, se non fossi riuscita a fare altro.
Ma cominciamo con le presentazioni.
Mi chiamo Lesdra Lawerban, ma tutti mi chiamano Les. Sarei una maga, se avessi studiato decentemente, ma non ho mai avuto i soldi per permettermi un maestro, né trovato un maestro che volesse istruirmi per pura bontà d’animo. Crescendo, ne ho trovato un certo numero disposto a istruirmi in cambio di… certi servizi, ma capite da soli che un mago disposto a scendere così in basso da barattare la sua arte per un po’ di, ehm, intrattenimento privato, non è mai quel che si suol dire un luminare nel suo campo. Anche perché i luminari hanno tutte le donne che vogliono, è un fatto assodato.
In ogni caso, pagando in natura qualcosa avevo imparato, quindi fatevi pure i vostri conti. Devo aggiungere che nessuno dei miei “maestri” era affascinante. O giovane. O pulito.
Insomma, avevo imparato quel che potevo dai peggiori pervertiti in circolazione.

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Chiamami tentazione

Che cosa c’è tra Avery, attrice indipendente americana, e Ellis, consulente inglese? È difficile a dirsi. Si attraggono follemente e altrettanto follemente si respingono. Si incontrano, si consumano l’uno nell’altra e si allontanano. La prima volta durante una vacanza in barca. L’attrazione è istantanea e rovente, ma viene consumata solo in parte. Poi, per caso, in un ristorante di Londra. Poi… i due si incontrano e si inseguono per mezzo mondo, cercandosi e poi sfuggendosi, incapaci di restare lontani, ma senza riuscire a restare insieme. Almeno finché uno dei due non ammetterà che non c’è niente di più dolce che cedere a una tentazione…

Mi massaggiò le spalle e la parte superiore delle braccia, poi la parte tra le scapole e ai lati delle scapole. Si spremette dell’altra lozione sulle mani e mi massaggiò sui fianchi. Chiusi gli occhi e suppongo che sospirai. Era meraviglioso e a quel punto era eccitante, non sapevo neanch’io perché. Forse per il modo in cui quasi arrivò a sfiorarmi il lato dei seni, quando mi spalmò la crema sui fianchi, forse proprio per il modo in cui mi prese per i fianchi.
«Per qualche motivo non mi sembravi il tipo da vacanze al mare» disse Ellis, occupandosi della parte bassa della mia schiena. Il mio costume era bianco e non troppo scosciato, ma suppongo che la forma delle mie natiche non gli sfuggì lo stesso.
«Un gentiluomo è lì che si fermerebbe» intervenne Jamal. Mi ero dimenticata di lei, un po’ per il perfetto massaggio di Ellis, un po’ perché era sempre immersa in una conversazione virtuale con qualcun altro.
Sorrisi lievemente. «Un gentiluomo si fermerebbe quando gli chiedono di fermarsi» ribattei. «Non prima e non dopo».

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Progettata per il piacere

Evet è una pseudo-umana, fa parte di uno stock di ottanta cloni destinati alla prostituzione. Simile a ogni altra donna, ha delle caratteristiche genetiche che la rendono… molto piacevole nell’intimità. Negli ultimi mesi è stata sull’asteroide minerario Uruk, il posto più duro della galassia o quasi. Quando la miniera viene visitata da un membro dell’Assemblea Evet non sa che la sua vita sta per cambiare. Ason Rodray è un post-umano, un essere dall’aspetto inquietante, trasformato per il suo ruolo, che sta ancora piangendo la propria umanità. Noleggia Evet per una sera, ma le cose non vanno come previsto… e il loro incontro sarà solo l’inizio di una storia di intrighi politici, lotta ai pregiudizi e passione.

«Potreste sedervi sul letto» disse. «Penserò io a tutto».
Il post-umano obbedì, docile.Evet si inchinò ai suoi piedi e gli sfilò gli stivali. Poi si rialzò e si avvicinò ancora, si tirò lentamente su l’orlo della lunga veste bianca, sottile e impalpabile, fino a scoprirsi le cosce. Avanzò ancora, allargando le gambe e restando in piedi davanti a lui, con il seno vicino al suo viso. «Volete aiutarmi a spogliarmi?» chiese.
Ason Rodray la guardò dal basso verso l’alto. Non sembrava molto convinto. Le posò le mani sull’esterno delle cosce, in alto, quasi accanto al sedere. «Che cos’hai di diverso?».
Evet rise sottovoce, maliziosa. «Dovreste accorgervene da solo tra poco, eccellenza».
Rodray spostò una mano, infilandola sotto al vestito di lei. La appoggiò a coppa sul suo sesso. Se fu stupito di trovarlo nudo non lo diede a vedere. La solleticò con le dita. Si portò la mano al naso e annusò una volta. «Roba tua?» chiese.
Evet deglutì. Era… strano. «Sì, eccellenza. Devo essere felice di essere con lei».
Rodray inarcò un sopracciglio e le rivolse un sorriso un po’ sarcastico. «Devi essere geneticamente modificata, piuttosto».
Lei si strinse nelle spalle. Non era particolarmente felice di quell’esame. Non le piaceva che le ricordassero che era stata progettata per dare piacere ai maschi di tutte le specie.
Ma Rodray sembrava incuriosito. Le sfiorò un capezzolo al di sopra del vestito e lo osservò indurirsi all’istante. «Anche questo, mh?».
Evet annuì, sperando che la smettesse.Rodray si allungò verso di lei e iniziò a succhiarle un capezzolo attraverso la veste. La mordicchiò delicatamente ed Evet pensò bene di sospirare.
«Ti piace?» chiese lui.
«Oh, sì, eccellenza» miagolò lei.
Lui sbuffò. «Quindi “no”. Sono solo curioso. Non…» Si fermò, cercando le parole migliori. «Sei così bella che per me non cambia nulla, capisci? Ed è una vita che non sto con una donna».
Le infilò di nuovo una mano sotto al vestito. Questa volta la penetrò con un dito. Evet non sapeva se gemere oppure no. Nel dubbio gemette di piacere. Lo strinse, massaggiandogli gradevolmente il dito.Rodray sorrise. «Wow».

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Quel bravo ragazzo

Il compito di Janet Bellini sulla carta non è difficile: portare una bozza d’accordo a un capo-clan pronto a pentirsi, farglielo firmare a tornare alla procura federale. Angelo Balistreri si sta nascondendo con l’intera famiglia in un compound estremamente protetto a nord dello Stato di New York. Sembra che nulla possa andare storto, ma quando Janet e il suo collega arrivano sul posto la villa viene colpita a colpi di lanciarazzi. Janet si trova a dover proteggere Angelo Balistreri e la sua famiglia dagli attacchi delle famiglie rivali, che vogliono azzittirlo prima che testimoni contro di loro. Non è un compito semplice: Angelo è paranoico, preoccupato e nutre una profonda sfiducia nel genere femminile. Le donne, per lui, servono solo a una cosa e non fa mistero delle sue idee. Il problema è che Janet lo trova attraente… primitivo, ma sexy da morire. E Angelo non ha mai rifiutato una “femmina” in vita sua…

Janet uggiolò di dolore, ancora scossa dal piacere, e Balistreri si sfilò, per poi caderle addosso.
«Quindi… agente Bellini, ce l’hai un nome?».
«J-Janet» rispose lei, un po’ perplessa.
Lui le leccò il collo. «Piacere, Angelo. Lasciamoci alle spalle i brutti momenti e cerchiamo di uscire vivi da questa storia. Fino a poco fa ti consideravo sacrificabile, ma negli ultimi minuti ho deciso che il tuo culo merita di essere preservato. In senso letterale».
Lei sospirò. «Bene. Molto romantico».
Angelo le lanciò un veloce sorriso. «L’ultima donna con cui sono stato romantico è saltata in aria».

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Classificazione: 5 su 5.

La tentazione della carne

Renton, una cittadina dell’interno del Massachusetts, è stata ferita da uno triste vicenda di abusi in una scuola religiosa locale. Pride Newton sta scrivendo un libro sull’argomento, incontrando qualche resistenza da parte della curia, che le affianca una sorta di “guardiano”, Padre Francis Mann. Ma Mann non è incorruttibile come sembra, mentre l’antipatia di Pride per i religiosi non è poi così insuperabile…

«Voleva sapere se più tardi l’ho chiamato?».
Di nuovo, lui annuì appena. Le loro spalle continuavano a sfiorarsi e Newt ormai era grondante.
«No, non l’ho chiamato. Voleva sapere se più tardi mi sono toccata?».
Mann espirò lentamente. «Suppongo».
Newt avvicinò la bocca al suo orecchio. «Voleva sapere come?».
Lo sentì deglutire. «Non…»
«Non le interessa?».
Lui deglutì di nuovo. «Naturalmente mi interessa. Potrebbe…»
«…Farglielo vedere?».
Mann non rispose. I suoi occhi tornarono in quelli di Newt e dalle labbra di lei scivolò fuori un sospiro leggero. Era in fiamme. Se Mann l’avesse solo sfiorata in un punto qualsiasi sarebbe esplosa. E voleva… voleva che lui la vedesse godere, che la guardasse mentre si dava piacere da sola… per lui.Si alzò in ginocchio e si slacciò il bottone dei jeans. Gli occhi di Mann seguirono i suoi movimenti senza che sbattesse le palpebre una sola volta. Il bacino di lei era vicino al braccio di lui, così per guardarla inclinò la testa da un lato.

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Classificazione: 3.5 su 5.

Un mago, una profezia e un terzetto

Rison è una veggente, pizia al Tempio del Cammino Velato, dove prevede il futuro per tre monete d’oro. Ma la visione che ha una notte non c’entra nulla con il tempio: predice l’incendio del palazzo reale e la venuta di un’entità malvagia. Sono due gli uomini che incroceranno il suo cammino mentre tenta di non fare avverare la profezia: Etydar, un soldato della guardia reale, e Sial, un mago da poco giunto in città. Entrambi conturbanti, entrambi a modo loro pericolosi. Ma irresistibili. Così irresistibili che per Rison scegliere sarà un’impresa nell’impresa…

Etydar sorrise, autoindulgente, e si avvicinò di un passo. Chinò leggermente la testa verso di me e abbassò la voce. «Ammetto che non era esattamente quello che pensavo. Ma non sarebbe stato maleducato chiederti se hai l’abitudine di sfinire i tuoi amanti e poi liberarti di loro?».
Un brivido caldo mi scivolò giù per la spina dorsale e sentii un improvviso desiderio di strofinarmi contro di lui come un gatto.
«Forse un po’ maleducato, sì. Ma è anche una domanda ragionevole. Nessuno vuole sfinirsi, se può evitarlo».
Etydiar si avvicinò di un altro mezzo passo. La punta dei miei capezzoli sfiorava il suo petto, ormai, e dovevo trattenermi per non toccare quel corpo profondamente appetitoso.
«No, personalmente sfinirmi mi piace» disse lui, a bassa voce.
Lo guardai negli occhi e lui guardò me, con espressione tranquilla e un po’ sorniona. Decisamente, avevo sottovalutato quel ragazzo di campagna.

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Il risveglio dei sensi

Sono passati cinque anni dalla rivoluzione che ha cambiato la faccia del paese. Flor Garcia, figlia di un combattente morto, viene mandata come aiuto domestico nella casa di uno dei leader della rivolta, Santos Ruiz, che da anni vive isolato nella sua “finca” di campagna. Nessuno sa perché abbia rifiutato ogni incarico pubblico e si sia ritirato, ancora giovane, a vita privata. All’inizio Flor è intimidita da quell’uomo silenzioso, quasi seccato di averla attorno, ma presto tra loro si sviluppa un legame speciale, che diventa più profondo di giorno in giorno. Ma tutti i nodi vengono al pettine e non tutti sono felici degli esiti della rivoluzione, a partire da Santos…

Mi voltai su un fianco per guardarlo meglio. «Be’, e hai pagato il prezzo dei tuoi errori, no? O sono balle propagandistiche anche quelle?».
Quello che dicevano le cronache ufficiali era che durante la presa della capitale Santos Ruiz aveva guidato i suoi uomini in un cul-de-sac in cui erano rimasti intrappolati per più di tre ore sotto al fuoco dell’esercito regolare. Erano morti a decine. Alla fine erano riusciti a sfruttare le tenebre per aprirsi la strada con un’azione a sorpresa. C’erano state altre morti e Ruiz era rimasto gravemente ferito, tanto che per un giorno si era temuto che morisse anche lui.
«No, no…» rispose.Si voltò a sua volta su un fianco e si sollevò la maglietta. Per qualche istante restai come ipnotizzata da quel torace incredibilmente appetitoso. Gli addominali definiti, la pancia piatta, i fianchi asciutti… e una lunga cicatrice, che partiva da sotto al suo capezzolo sinistro e attraversava il busto, finendo per scomparire in basso, oltre la cintura dei pantaloni.
«Merda» commentai, senza riuscire a distogliere gli occhi. Santos fece per ricoprirsi, ma io stavo già percorrendo la lunghezza della cicatrice con la punta dell’indice. Era una linea sottile, sporgente, di un rosa più brillante del resto della sua pelle bruna.Senza avere un’idea di che cosa stessi facendo, allungai la testa e deposi un bacio delicato dove la cicatrice iniziava. Poi un altro, poco più in basso. Poi un altro.
«Flor? Che cosa stai…» mormorò Santos, ma era troppo tardi anche per lui. Mi resi conto che qualcosa si era mosso dentro ai suoi pantaloni e continuai a baciarlo. Lo rivoltai sulla schiena e lui restò lì, con gli occhi socchiusi, passivo, ma certamente non contrario.

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Classificazione: 4 su 5.

La protetta del capitano

È l’inizio del 1700 e Lupe Isadora Diaz y Jimenez, una ragazza di appena diciott’anni, viaggia su un bastimento spagnolo con l’uomo che l’ha costretta a diventare la sua amante. Ma la nave viene assalita dai corsari e Lupe si trova prigioniera degli uomini più terribili del mondo, dei veri diavoli in terra. Il capitano Duncan McCready le spiega subito che non vede una donna da sei mesi e che, quindi, sarà la benvenuta nella sua cabina.Lupe teme di essere finita in un inferno peggiore di quello in cui già viveva, ma forse si sbaglia. Il capitano è un uomo duro e sboccato, è vero, ma è anche intrepido e generoso. Sarà lui il primo a farle scoprire il piacere… e il brivido dell’avventura.

«Dovremo trainare la Reina Cristina, signor Rowls» furono le successive parole del… capitano? Doveva essere il capitano, a giudicare da come tutti lo ascoltavano in silenzio. «Trovate una baia isolata dove possiamo aggiustare l’albero, il fasciame, il sartiame… è tozza, ma si può vendere, una volta a casa. In quanto all’equipaggio…». Si strinse appena nelle spalle. «Qualcuno dovrà manovrarla, questa bagnarola, quindi vedete se vale la pena di tenerne una decina. Gli altri possiamo lasciarli a terra. Galtiero Vasquez y Torres viene sulla Sultana, ovviamente. Lo chiuderemo nel quadro di prua. La ragazza…» Si voltò verso Lupe e sorrise soddisfatto, sgranchendosi le spalle. «Ah, le gioie del comando. Portatela nella mia cabina».
«Guardate che non sono una prostituta!» protestò lei, cercando di dimostrarsi offesa invece che terrorizzata. «Non so che cosa vi ha detto Galtiero, ma è un sudicio bugiardo!».
Sul viso dell’altro si aprì di nuovo un sorriso, veloce e un po’ indisponente. «Peccato. Dovrò insegnarti». I corsari sghignazzarono selvaggiamente.
Lupe avrebbe continuato a protestare, ma a quel punto due membri della ciurma la afferrarono e la portarono via.
Riuscì ancora a sentire il signor Rowls che borbottava: «Con questa avrete da divertirvi, capitano».

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Classificazione: 4.5 su 5.

Desideri proibiti

Quando Grace e Kyros si incontrano Kyros sta cercando di evitare i giornalisti. È imputato per omicidio in un processo che si trascina da un anno e mezzo e la stampa gli sta con il fiato sul collo. In quanto a Grace, è una ex-modella diventata fotografa, che mai avrebbe pensato di trovarsi ad avere a che fare con un personaggio equivoco come lui. Ma l’attrazione è immediata e dirompente. E Grace si rende presto conto che Kyros è l’unico uomo che abbia mai incontrato in grado di soddisfare i suoi desideri proibiti…

La biondina rise e gli strizzò una chiappa. «Andiamo, ho le tette tutte bagnate».
La sua frase shock confuse i fotografi abbastanza a lungo perché riuscissero a superarli e andare verso la berlina nera che si stava accostando al marciapiede proprio in quel momento. Kyros si sciolse dall’abbraccio e aprì galantemente la portiera alla sua complice improvvisata. Mentre lei entrava notò che aveva uno stacco di gambe del tutto rispettabile, anche se terminavano in un paio di anfibi di vernice un po’ troppo vistosi per i suoi gusti. Ma sulla carne in quanto tale non aveva proprio niente da dire. Quella Grace aveva una gran bella figura, snella e soda. Scivolò a sedere accanto a lei e chiuse la portiera.
«Tra l’altro è anche vero» disse, battendo sul vetro divisorio per indicare a Jim che poteva partire, «hai le tette tutte bagnate».
Si voltò per guardarle alla fioca luce interna dell’abitacolo. Tette piccole e sode, niente reggiseno, capezzoli duri per il freddo o per chissà quale motivo al di sotto della stoffa elasticizzata del vestito. La pelle chiara di Grace era lucida di alcool dove si era versato il cocktail, il vestito aveva una macchia fradicia al centro.
«Già. Ce l’hai un fazzoletto?».
Kyros le allungò quello che aveva nel taschino. La biondina lo usò per asciugarsi e nel farlo gli mostrò praticamente tutta la mercanzia.
Kyros tirò fuori dal portafogli duecento dollari e li posò sul sedile accanto a lei. «Ogni promessa è debito, Grace Willis. Posso lasciarti qualche isolato più in là oppure portarti a casa con me. Ma non se devo pagare anche per quello».
Lei rise. «Guarda che sono una fotografa, non una escort». Ma non sembrava offesa. Ora che Kyros ci faceva caso, invece, sembrava parecchio sbronza. «Facciamo una cosa: mentre andiamo a casa tua mi baci là sotto. Se mi convinci entro con te».
Anche Kyros rise – e quasi strozzò. «Scusa, forse non ho capito. Vuoi che ti …? Ora? Nella cazzo di macchina?».
«Mh» fece lei.
«Quanto accidenti hai bevuto?».
Lei rise di nuovo. «No, sono proprio così. Allora?».
«Che cazzo» concluse lui, stringendosi nelle spalle.

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