Due sconosciuti

Louise Stone è una detective della Omicidi nel distretto finanziario di Manhattan, ma la sua vita non è fatta di solo lavoro. Ha anche una figlia quattordicenne che ha cresciuto da sola e… no, niente: la sua vita sentimentale è piatta come l’elettrocardiogramma di un sasso. Finché, durante la soluzione di un caso, non incontra Nicholas Bryant, direttore di un’agenzia di consulenze dal seducente sguardo smeraldino. Nicholas la prende alla sprovvista con una proposta chiara: sesso, senza complicazioni sentimentali. Louise decide di concedersi un pomeriggio con quell’affascinante sconosciuto…

Nicholas posò un bicchiere di vino rosso sul bancone, davanti a me, e se ne versò uno a sua volta. Aspettò che bevessi un sorso, poi, nel modo più naturale del mondo, si sporse verso di me e mi depose un bacio sul collo.
Non so perché scelse proprio il collo, ma in qualche modo fu perfetto anche quello. Se mi avesse baciata sulle labbra l’avrei trovato troppo intimo, se mi avesse baciata sulla guancia sarebbe stato troppo impersonale. Mi baciò sul collo e io sentii un brivido di solleticante piacere partire da quel punto.
«Posso scioglierti la treccia?» mi chiese lui.
Annuii.
Mi passò alle spalle e sganciò il mio fermaglio, per poi consegnarmelo. Sentii le sue dita separare le ciocche che componevano la mia treccia, delicate, e poi scivolare sul mio collo e sulle mie spalle. Sentire le sue mani sulla pelle fu come ricordare qualcosa, qualcosa che forse, con precisione, non avevo mai avuto.
Mi slacciò i bottoni della giacca, baciandomi di nuovo sul collo. Me la sfilò e la mise da parte. Sfilò e mise da parte pure la mia fondina ascellare, ma per quella ci mise un po’ di più. A quel punto mi voltai. Non volevo trovarmi nuda con lui ancora alle spalle e ancora vestito. Lo baciai sulle labbra, senza quasi guardare. Un bacio veloce e profondo, dal quale mi ritrassi subito, temendo di essere stata invadente. Nicholas mi accarezzò i capelli e mi tirò di nuovo la testa vicino alla sua. Le nostre labbra si toccarono ancora, le nostre lingue si intrecciarono.
Il mio cuore batteva all’impazzata.
Non potevo credere a quello che stavo facendo, eppure lo stavo facendo sul serio. L’idea mi faceva girare la testa.

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Un matrimonio non voluto

Metà dell’Ottocento, Salisbury. Secondo sua madre Faye ha un’unica qualità: la bellezza. Ma la bellezza è proprio quel che le serve perché la sua intraprendente genitrice riesca a prendere all’amo il vedovo più ambito della città, quel Lord Ashton che tutti pensavano non si sarebbe mai più risposato. A Faye Lord Ashton non interessa… ha occhi solo per Marc, un coetaneo bello e romantico, che a sua volta non è indifferente a quella sua “unica qualità”. Ma la famiglia di Marc è in bancarotta e un matrimonio tra loro è impossibile, così Faye dovrà fare buon viso a cattiva sorte e sposare un uomo per cui non prova niente. Le cose, tuttavia, non andranno come previsto e Faye dovrà capire che nessuno ha un’unica qualità e che non sempre quello che si vuole è quello di cui si ha bisogno.

La portò nella sua camera.
La depose gentilmente sul letto. Il vestito strappato e aperto rivelò di nuovo i suoi seni lattei. Faye, gli occhi chiusi, se li coprì con una mano.
«Posso aiutarti? A svestirti? Chiamo la tua cameriera?».
Lei scosse la testa.
«Non mi hai mai voluta?» chiese, senza guardarlo.
«Mh?».
«Dico, non mi hai mai voluta? Mi hai sempre disprezzata e basta?».
Lui le sganciò la gonna. Poi la prima delle numerose sottane ricamate. La crinolina si era appiattita su un lato, rivelando le gambe di lei. Le lunghe mutande di seta, aderenti alle sue cosce, le calze intonate al vestito… la forma tornita dei suoi polpacci, le caviglie sottili…
«Certo che ti ho voluta. Un tempo. A che cosa ti serve saperlo ora?».
Le slacciò le stringhe degli stivaletti. Glieli sfilò. I piedini di lei, così piccoli e arcuati…
«Ho sempre pensato… che prima o poi mi avresti presa. Anche solo per vendetta. Anche solo per punirmi. Mi sono conservata per quel momento, ma suppongo che il disgusto, per te, fosse troppo forte».
Lui rise sottovoce. Iniziò a sganciarle la crinolina.
«Non esagerare. O meglio, non essere così melodrammatica. Non ho mai provato disgusto, ma non sono certamente il tipo che prende sua moglie con la forza».
Le sfilò la gabbia della crinolina e appoggiò a un lato del letto senza neppure provare a ripiegarla.
«E che cosa avresti conservato?» aggiunse, iniziando a sfilarle il corpetto stracciato del vestito.
Le abbassò dolcemente il braccio con cui si riparava i seni. Faye lo fissò, respirando veloce, le pupille larghe nelle sue iridi.
Hugh ebbe la tentazione di stringerla a sé. Percepiva la sua vulnerabilità e sapeva che Faye non si sarebbe opposta. L’avrebbe lasciato fare e l’avrebbe considerato giusto. Era lui a non considerarlo giusto, tuttavia, e sapeva di avere ragione in merito.
«Una cosa inutile. La verginità» rispose lei.

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L’imbrogliona

e il mago che la mise nel sacco

Darien Ashtiaend è un mago leggendario: le sue imprese vengono raccontate attorno al fuoco, le sue magie hanno stupito il mondo. Si mormora che abbia scoperto la formula dell’eterna giovinezza e dell’infinita ricchezza… insomma, è la vittima ideale per Lesdra Lawerban, detta Les. Les è una truffatrice. In teoria sarebbe una maga, ma non ha mai potuto permettersi un maestro decente, anche perché i maghi sono tutti dei vecchi porci e nessuna allieva giovane e carina può illudersi di fare l’apprendistato “gratis”. Ora Les ha messo a punto un piano difficile e avventato per introdursi nella torre al confine delle terre fatate di Darien, per sedurlo e per portargli via tutto. È un piano davvero complicatissimo e Darien è smaliziato, pericoloso e anche un po’ bastardo… come potrebbe non funzionare? C’è un unico problema: Darien si accorge subito delle intenzioni di Les, le trova divertenti e si spinge fino a darle consigli su come raggirarlo meglio. Non è così che una vittima dovrebbe comportarsi. E i suoi suggerimenti su come venire sedotto sono… piuttosto immorali.

Non avevo buone intenzioni, nei confronti di Darien Ashtiaend. Oh, no, le mie intenzioni erano pessime. Volevo rubargli il segreto della sua longevità e delle sue ricchezze. O, in alternativa, volevo rubargli tutti i soldi, se non fossi riuscita a fare altro.
Ma cominciamo con le presentazioni.
Mi chiamo Lesdra Lawerban, ma tutti mi chiamano Les. Sarei una maga, se avessi studiato decentemente, ma non ho mai avuto i soldi per permettermi un maestro, né trovato un maestro che volesse istruirmi per pura bontà d’animo. Crescendo, ne ho trovato un certo numero disposto a istruirmi in cambio di… certi servizi, ma capite da soli che un mago disposto a scendere così in basso da barattare la sua arte per un po’ di, ehm, intrattenimento privato, non è mai quel che si suol dire un luminare nel suo campo. Anche perché i luminari hanno tutte le donne che vogliono, è un fatto assodato.
In ogni caso, pagando in natura qualcosa avevo imparato, quindi fatevi pure i vostri conti. Devo aggiungere che nessuno dei miei “maestri” era affascinante. O giovane. O pulito.
Insomma, avevo imparato quel che potevo dai peggiori pervertiti in circolazione.

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Chiamami tentazione

Che cosa c’è tra Avery, attrice indipendente americana, e Ellis, consulente inglese? È difficile a dirsi. Si attraggono follemente e altrettanto follemente si respingono. Si incontrano, si consumano l’uno nell’altra e si allontanano. La prima volta durante una vacanza in barca. L’attrazione è istantanea e rovente, ma viene consumata solo in parte. Poi, per caso, in un ristorante di Londra. Poi… i due si incontrano e si inseguono per mezzo mondo, cercandosi e poi sfuggendosi, incapaci di restare lontani, ma senza riuscire a restare insieme. Almeno finché uno dei due non ammetterà che non c’è niente di più dolce che cedere a una tentazione…

Mi massaggiò le spalle e la parte superiore delle braccia, poi la parte tra le scapole e ai lati delle scapole. Si spremette dell’altra lozione sulle mani e mi massaggiò sui fianchi. Chiusi gli occhi e suppongo che sospirai. Era meraviglioso e a quel punto era eccitante, non sapevo neanch’io perché. Forse per il modo in cui quasi arrivò a sfiorarmi il lato dei seni, quando mi spalmò la crema sui fianchi, forse proprio per il modo in cui mi prese per i fianchi.
«Per qualche motivo non mi sembravi il tipo da vacanze al mare» disse Ellis, occupandosi della parte bassa della mia schiena. Il mio costume era bianco e non troppo scosciato, ma suppongo che la forma delle mie natiche non gli sfuggì lo stesso.
«Un gentiluomo è lì che si fermerebbe» intervenne Jamal. Mi ero dimenticata di lei, un po’ per il perfetto massaggio di Ellis, un po’ perché era sempre immersa in una conversazione virtuale con qualcun altro.
Sorrisi lievemente. «Un gentiluomo si fermerebbe quando gli chiedono di fermarsi» ribattei. «Non prima e non dopo».

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Vendetta

The New Little Black Chronicles

Che cosa ci fa Tyr, l’albino millenario, in una delle peggiori favelas di Rio de Janeiro? Quale terribile perdita l’ha convinto a partire per una missione vendicatrice solitaria? A chi sta dando la caccia? Tra la desolata umanità di una Rocinha in bilico tra la redenzione e il disinteresse delle autorità, Tyr è pronto a giocare a un gioco molto rischioso, con l’unico aiuto di una prostituta minorenne già disillusa dalla vita e di una poliziotta che crede in una favela libera dal controllo dei narcotrafficanti. Nessuno di loro uscirà uguale a prima dal gorgo pericoloso e sensuale di Rio…

Quindi, dopo tutto, Tyr voleva quello che volevano tutti. Lana si disse che non importava: le aveva salvato la vita, si era preso cura di lei e le aveva persino comprato cibo e vestiti. Inoltre, vendeva quello che Tyr ora voleva sette giorni su sette a chiunque pagasse… dov’era il problema?
Salì sul letto con le ginocchia e si sfilò la canottiera. La buttò da un lato, per poi slacciarsi il bottone dei pantaloni.
«Vieni qua» ripeté Tyr.
Lana si chinò su di lui, chiedendosi che cosa avesse il mente quel tizio incomprensibile. Come scoprì un istante dopo, niente di strano: allungò la testa per prenderle un capezzolo tra le labbra. Lana sentì la sua lingua solleticarla leggermente e…
Quello che avvenne subito dopo fu… impossibile. Fu come se dal punto in cui la bocca di Tyr le leccava delicatamente il capezzolo si diramasse una corrente di puro piacere. Quel piacere violento e sempre più inspiegabile si diffuse nel suo corpo come un’onda formicolante.Lana perse l’equilibrio e cadde addosso a Tyr, o meglio, gli sarebbe caduta addosso se lui non l’avesse afferrata fulmineamente per le braccia, adagiandola sul materasso.
Un primo sospiro di piacere sfuggì dalle labbra di Lana. Era inspiegabile, era… doveva averla drogata o qualcosa del genere. Doveva aver messo qualcosa nella feijoada… perché lei non godeva mai con i clienti, e in realtà non godeva mai in generale, quindi quello che le stava succedendo era…
«Inevitabile, credimi» mormorò Tyr.

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Classificazione: 4 su 5.

High School

Kartika è all’ultimo anno delle superiori. Il suo è uno dei quartieri peggiori di Charlotte, con un alto tasso di abbandono scolatisco, i baby gangster e fin troppe ragazze-madri, ma Kartika è decisa a ottenere la borsa di studio che la porterà via di lì, verso un futuro migliore. Sul suo cammino il nuovo direttore della scuola, Edward D. Ford. Edward è giovane, progressista, ambizioso… e intende aiutarla sul serio. È anche bello e sexy da impazzire e Kartika prende quasi subito una sbandata per lui. Sembra un’attrazione non corrisposta, un amore senza speranza, ma forse, lasciando tempo al tempo…

Fu come veder crollare un edificio da una certa distanza. Vedi una nube, poi senti un tonfo e solo dopo l’edificio collassa.Lo stesso fu con lui. Prima rispose al mio bacio, poi mi posò le mani sui fianchi, poi mi tirò su prendendomi per le natiche e barcollò verso il divano. Si piegò su di me, con un ginocchio tra le mie cosce, baciandomi, leccandomi e mordicchiandomi collo e spalle.
Finalmente vidi il suo desiderio e la cosa mi infiammò completamente. Gli strattonai via la camicia senza sbottonarla, gli slacciai i pantaloni. Mi liberai di leggings e stivali e mi strofinai senza pudore contro il suo pacco.
Lui rise. «Cristo» borbottò, stringendomi una tetta.Gli tirai giù i pantaloni, facendogli scivolare le mani sulle chiappe. Avrei voluto dirgli di scoparmi in tutti i modi, togliendosi ogni possibile sfizio, ma non ne avevo il coraggio. Così mi limitai a gemere e a cercare il suo sesso con una mano.Lo trovai, grande, duro, caldo… pronto.

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Segretaria personale

Quando Candace viene assunta come segretaria in una compagnia di assicurazioni non si aspetta che il suo nuovo capo la affascini al punto da concederglisi senza la minima resistenza. Ma Russell Wright ha qualcosa… qualcosa che Candace non riesce a mettere a fuoco. Apparentemente è uno squalo egoista e insensibile, ma è anche in grado di accenderla come mai nessuno prima. La loro comincia come una relazione senza affetto, basata solo sull’attrazione fisica. Nessuno dei due vuole coinvolgimenti emotivi… o forse nessuno dei due lo vuole ammettere.

«Si metta sul divano».
Nel suo ufficio non c’erano divani, quindi Candace tentennò un attimo, prima di andare verso l’altra stanza, il salotto. Anche qua le luci erano smorzate.
Si sedette sul morbido divano di pelle. Nonostante tutto non era ancora sicura di che cosa volesse Wright da lei. O meglio… sembrava esserci un’unica soluzione, ma per qualche motivo le sembrava incredibile.
Per qualche minuto se ne restò seduta lì, in silenzio, mentre lui, nell’altra stanza, finiva di guardare qualsiasi cosa stesse guardando. Poi Wright comparve sulla porta, con un bicchiere in mano.
Si avvicinò e glielo porse. Sembrava distaccato come suo solito. «Forse vuole bere un sorso?».
Candace scosse la testa. Wright, per la prima volta da quando era rientrata, le rivolse un sorriso. Minuscolo, più sarcastico che ironico. Buttò giù lui un sorso di whisky o di quel che era, per poi posare il bicchiere su un tavolino.
«A quattro zampe andrebbe bene» le disse, tornando a guardarla.
Candace ne fu quasi delusa. Quindi era quello, sul serio. Tutto lì. Non era nella condizione di tirarsi indietro, ormai, e sinceramente non le importava nemmeno. Wright non aveva niente di ripugnante, si poteva persino considerare bello.
Si alzò e risalì sul divano, questa volta con le ginocchia. Poi posò anche le mani sui cuscini di pelle. Una parte di lei le diceva che doveva essere matta. Lasciarsi scopare così, da uno sconosciuto?
“Be’, non è uno sconosciuto.”
Le riflessioni di Candace furono interrotte da un movimento alle sue spalle. Il divano si incurvò per il peso di Wright. Subito dopo sentì le sue mani che le tiravano su la gonna. Delicatissime, quasi impalpabili. La tirarono su fino alla vita, scoprendole le gambe e il sedere.
Un altro attimo di immobilità, poi Wright le tirò giù anche i collant e gli slip, insieme. Non li lasciò cadere alle ginocchia, ma si limitò ad abbassare tutto giusto al di sotto del sedere.
«Forse le servono un paio di minuti per prepararsi?» le chiese lui.
Nella sua voce c’era un accento nuovo, per quanto quasi impossibile da percepire. Il suo normale tono basso era anche leggermente arrochito. Era eccitato? Per qualche motivo il pensiero mandò giù per la colonna vertebrale di Candace un brivido caldo, piacevole, sensuale.
Allargò appena le cosce. «No, non mi servono» disse.

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Solo un gioco

Hally Degermark è una giovane sceneggiatrice televisiva la cui prima serie sta per andare in onda. David Ormond è un produttore importante, il cui divorzio dall’attrice Ellen Jacobs è finito su tutti i tabloid. I due si incontrano per caso, restando chiusi nel corridoio di un hotel durante una convention, e tra loro scatta immediatamente l’attrazione. Nessuno dei due vuole una storia seria: Hally sta ancora pensando all’uomo che le ha spezzato il cuore, David non ha nessuna intenzione di impegnarsi con una ragazza tanto più giovane di lui. È chiarissimo che sono troppo diversi e che tra loro sarà solo un gioco, ma a volte i giochi si fanno seri…

Per un attimo, fu uno di quegli strani momenti. Ormond mi guardava e io guardavo lui, in silenzio. Il cuore mi martellava nel petto e mi resi conto con notevole sconcerto di essere semplicemente eccitatissima. A livello fisico, intendo. Avevo i capezzoli duri e mi sentivo le mutande bagnate. Era assurdo e devastante, ma riflettendoci mi resi conto anche di un’altra cosa: era cominciato prima. Mentre eravamo bloccati tra due porte antincendio, mentre provavamo a fare conversazione… avevo iniziato lì a trovarlo sexy da morire. Il modo in cui parlava e si muoveva, il modo in cui mi guardava, con gli occhi chiari e un po’ sornioni. Il suo odore, o meglio, il lievissimo odore della sua colonia. Mi chiesi se mi ero ridotta così perché era un uomo potente o solo perché, dopo Mike, mi bastava che qualcuno sembrasse trovarmi interessante. Che fosse per il primo o per il secondo motivo, non mi piaceva. Non volevo essere una che si bagna per il potere o semplicemente per un po’ di attenzione.

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Il cancelliere e la ballerina

Sesso & Potere 1

Tutto comincia con un attentato inspiegabile. Qualcuno, alla Conferenza sulla Fame nel Mondo, droga il cibo di tutti gli invitati. Capi di stato, ministri, ambasciatori, giornalisti, impiegati… e Hanna Faye, ex- étoile, ora ambasciatrice di buona volontà. Mentre il mondo le vortica attorno in un caleidoscopio di colori, Hanna finisce a letto con il primo ministro della sua patria natale, le Svetlands. È l’inizio di una relazione improbabile, sotto agli occhi dell’opinione pubblica, molto fisica e poco romantica. E la politica inizia presto a chiedere il suo tributo.
Hanna scoprirà che cosa si annida nel cuore di una nazione e di chi la governa: un mondo gretto e carnale, attraversato da improbabili sfumature di sensibilità.

«Vent’anni di politica allenano all’autocontrollo. Se tu quella sera fossi stata perfettamente lucida, sarei riuscito a scappare, credo».
«Saresti riuscito a scappare prima di mettermi una mano sulla coscia?» chiese lei, abbastanza incredula.
Lui le mise una mano sulla coscia in quel momento, sotto alla tovaglia. Risalì lentamente tra le sue gambe, accarezzandola al di sopra degli slip.
«Sì, penso di sì. Non so come me la sarei cavata, dopo. Per fortuna eri bagnata e desiderosa di salire in camera con me».
Hanna fece una piccola smorfia. «Credo di esserlo anche ora».
«Anch’io» sorrise lui. Le scostò gli slip e le infilò due dita dentro. «Ma, vedi, siamo in un luogo pubblico. Non ti rovescerò sul tavolo, anche se vorrei. Invece, ti farò scegliere: continuo o chiediamo il conto?».
Lei si mordicchiò un labbro. «Quanto è veloce, quella macchina?».
Negli occhi dell’altro passò un lampo divertito. «Quella macchina non supera mai i limiti di velocità».
«Allora continua» concluse lei.

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Classificazione: 4 su 5.

Oscuri abissi di desiderio

L’East End di Londra è ancora stretto nell’incubo di Jack lo Squartatore, ma non è l’unico pericolo da cui una giovane donna debba guardarsi. Elisabeth Currant è cresciuta in una famiglia della media borghesia, ma la morte del padre e i conseguenti problemi economici hanno finito per portarla in una delle terribili strutture per indigenti di Whitechapel. È fuggendo da una situazione disperata che si imbatte in sir Louis Roswell Spencer, che la salva dall’incubo in cambio del suo aiuto. Sta indagando nella morte di una donna uccisa dell’East End da una mano diversa da quella dello Squartatore… una giovane di ottima famiglia, trovata strangolata e vestita come una prostituta. Quale oscuro intreccio di desiderio e follia ha condotto alla sua uccisione? E come potrà Elisabeth sottrarsi al proprio desiderio, che la sta spingendo inesorabilmente tra le braccia di un uomo di una classe sociale diversissima dalla sua e per di più sposato?

Annuii e cercai di guardarlo in faccia, ma l’interno della carrozza era troppo buio. Fu l’alcool a rendermi avventata a sufficienza da chiedere: «Era la sua amante?».
Sir Louis scosse la testa, ma non ne sembrò turbato. «No, no. La conoscevo da troppo tempo». Si sporse su di me e mi baciò.Il cuore iniziò a battermi nel petto come un tamburo. Sir Louis mi aveva presa alla sprovvista, ma ora che sentivo le sue labbra sulle mie… mi sembrava di morire, da quanto era bella la sensazione.
Lui mi accarezzò una guancia e continuò a baciarmi. Il tempo sembrò accelerare. Avrei voluto che quel viaggio in carrozza continuasse per anni e anni, per poter restare tra le sue braccia, con la sua bocca premuta sulla mia. A un certo punto oltre alle sue labbra sentii anche la sua lingua.Trovai la cosa incredibilmente eccitante. Mi sentivo sempre più intontita e disinibita e avrei voluto che quello che stava succedendo continuasse in eterno.

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