Un uomo pericoloso

Cassidy era un’infermiera e aveva una vita ordinata, prima che una serie di circostanze sfavorevoli la portasse a servire ai tavoli di uno strip-club in slip e reggiseno. Ora… è come se il suo passato e St. Martin, il quartiere malfamato in cui è cresciuta, l’avessero reclamata. E niente rappresenta St. Martin più di Dane, il gigante dal naso da pugile e dagli occhi malinconici che ha costruito un impero criminale partendo dal nulla, con la semplice forza della rabbia. Quando le loro strade si incrociano qualcosa scatta subito tra loro, che sia comprensione dovuta alle origini comuni o chimica dell’attrazione… ma Dane è un uomo pericoloso, la violenza gli cammina accanto, e Cassie non vorrebbe farsi coinvolgere…

Era in un angolo, in ombra, ma la sua stazza mi colpì quanto il suo sguardo vigile. Era più di un metro e novanta, con le spalle larghe, il petto ampio, il collo muscoloso.
Fino a quel momento aveva parlato sottovoce con l’elegantone, ma a quel punto alzò la testa.
«Di’ un po’, sei nuova?» chiese.
«Sì, signor Savard».
«Vieni un attimo qua. Tyron, chiama un’altra cameriera. Fatti portare anche qualcosa da mettere sotto i denti».
Il capo-piazza, Tyron, mi lasciò subito andare e io mi alzai per spostarmi verso Dane.
«Siediti» disse, dandosi un paio di pacche su una coscia.
«Sì, signore».
Mi sedetti con aria tutta seria, le gambe strette e le spalle dritte.
«Vedi… è questo il bello di St. Martin. In posti come il Vegas trovi ragazze sempre nuove e sempre affidabili. Non nel senso che non rubano dalla cassa – magari lo fanno – ma nel senso che non parlano con le persone sbagliate di quello che sentono… anzi, cercano proprio di non sentire niente. È vero?».
Aveva parlato all’elegantone, ma l’ultima domanda era per me.
«Sì, signore» confermai.
«E puoi divertiti con loro senza complicazioni… restando entro certi limiti. Vuoi toccarla? Quello puoi farlo. Pagando».
Il tizio in completo mi scoprì una tetta.
«Carino, no?».
«Sì, è… be’, pensavo che in posti come questo fossero tutte rifatte. Ma lei è naturale. Come ti chiami, bellezza?».
«Cassidy… per lei Cassie».
Dane si rilassò contro lo schienale del divano e io gli finii addosso. Feci per raddrizzarmi, ma lui mi diede una pacca bonaria su una coscia.
«No, va bene. E sei nuova, mh? Da quanto tempo…»
«Meno di una settimana, signore».
Avevo un fianco contro il suo stomaco ed era come essere stesa su una seduta di legno appena leggermente imbottita, questo tanto per darvi un’idea di che tipo fosse.

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Classificazione: 5 su 5.

Il tagliatore di teste

Nella cittadina del Texas in cui vive Onie c’è un’unica grande azienda, un mobilificio che dà lavoro a molti degli abitanti, compresa la sua migliore amica. Quando l’azienda viene venduta e si annuncia una razionalizzazione del personale Onie, che scrive per un piccolo giornale locale, si offre di scoprire chi verrà lasciato a casa e usando quali criteri. Chiede un’intervista all’esperto di risorse umane – il “tagliatore di teste” – che la casa madre ha spedito in città per decidere chi tenere e chi licenziare e tenta di estorcergli qualche informazione. Sfortunatamente il tagliatore di teste si accorge del suo gioco. Ancora più sfortunatamente, è un uomo che non si fa scrupoli nell’usare il proprio fascino. Onie scoprirà presto che a scherzare con uno come lui le conseguenze possono essere imprevedibili…

«Non voglio una prostituta, non capisco dove sia il problema. Mi piaci. Sto giocando la carta dell’onestà. Non ho finito, con te. Non ho nemmeno iniziato, perché quando l’abbiamo fatto la prima volta ero concentrato sullo scopo e nient’altro. Se ora sali in camera con me ti farò divertire, lo giuro».
«No».
Sospirò.
«Okay, allora fermati da qualche parte. Un parcheggio, uno spiazzo».
«Perché, scusa?».
Mi guardò in silenzio per un paio di secondi.
Scosse le spalle. «Devo andare in bagno».
Pensai che avrebbe potuto aspettare fino in albergo, ma forse gli scappava parecchio. In fondo aveva bevuto una birra e tutti sanno l’effetto che fa la birra fredda nelle serate calde. Trovai uno spiazzo a ridosso di una macchia di vegetazione, oltre il parcheggio di un supermercato chiuso. La configurazione di Sommerville aiuta, in questi casi, perché a parte il centro è fatta di costruzioni ben distanziate, di solito a un piano, che compongono una periferia ordinata di villette a schiera e zone commerciali.
Mi accostai e spensi il motore. Riley si slacciò la cintura e si girò dalla mia parte.
«Be’? Non scendi?».
Si allungò per baciarmi. Il bacio che mi aveva dato nel pub, in confronto, quasi scomparve perché quello fu un bacio di tutt’altra qualità. Un bacio affamato, quasi un morso, che continuò e continuò.
«Quest’ultima cosa era una bugia» disse, prima di riprendere a baciarmi.
Cercate di capirmi. Quell’uomo era assolutamente pessimo, era una cosa che sapevo benissimo, ma era anche un concentrato di lussuria. Non era solo bello, non era solo sensuale… no, ti faceva venire voglia di farci cose insieme.

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Classificazione: 4.5 su 5.

L’altro Joe

Quando Delia Southwark litiga con il suo accompagnatore e gli chiede di farla scendere dalla macchina non sa in che guai si sta cacciando. Si ritrova in piena notte in un quartiere sconosciuto e tutt’altro che rassicurante, fatto di casermoni grigi e sottopassaggi che sanno d’urina. Come se non bastasse le prime persone in cui si imbatte appartengono chiaramente a una gang e non sembrano avere buone intenzioni nei suoi confronti. La serata sta per farsi molto sgradevole o persino mortale quando arriva… “il suo ragazzo”, Joe. In realtà è un appartenente alla gang che sembra aver deciso di toglierla dai guai. Ma chi è Joe? Un criminale di mezza tacca che lotta per sopravvivere nella giungla metropolitana di Holland Avenue… o qualcosa di diverso? Delia si renderà conto che oltre al Joe che conosce – e che la infiamma di desiderio – c’è un altro Joe… e ha bisogno del suo aiuto.

«Non ti muovere. Se resti ferma nell’ombra non ti si vede. Immobile, okay?».
Annuii.
Non avevo idea di che cosa stesse succedendo, ma sapevo già che non mi sarebbe piaciuto. Ero finita in una specie di incubo di cui non afferravo nemmeno le basi.
Ora i “rossi” brandivano coltelli e sbarre di metallo. Irrompevano degli altri individui, con qualche capo d’abbigliamento di pelle nera. Mentre molti dei “rossi” sembravano latini, i “neri” erano tutti caucasici… non capivo se fossero neonazisti o motociclisti. Oddio, forse nessuno dei due.
Sapevo solo che si stavano pestando con una ferocia che avevo visto solo al cinema e io ero di nuovo paralizzata dal terrore. Se anche avessi provato la tentazione di disobbedire al mio “ragazzo” e di allontanarmi, non ce l’avrei fatta. Le mie gambe sembravano fatte di calcestruzzo.
Davanti a me, nella luce incerta di quel porticato, i due gruppi cercavano di farsi più male possibile, donne comprese. […]
Le grida di quello scontro brutale si fecero sempre più alte, finché non si sentì un boato.
Poi altre grida. Imprecazioni.
Mi resi conto che c’era qualcuno a terra. Un corpo che non accennava a rialzarsi bestemmiando. I “neri” gli si fecero attorno, lo circondarono. Mi chiesi se quel boato fosse stato un colpo di pistola e se quella persona fosse… morta?
Mi afferrarono di nuovo per un braccio e mi trascinarono via.
«Presto… presto, vieni…»
“Joe” mi tirò giù per una scala di pochi gradini. Incespicai sui tacchi, ma lui mi sorresse. Mi spinse davanti a sé, in un cortile e poi in un passaggio coperto.
«Dove stiamo…» riuscii a balbettare.
«Lontano dagli sbirri».
Attraversammo in quel modo almeno due sezioni dell’immenso alveare sotto cui eravamo. Alla fine “Joe” tirò fuori un mazzo di chiavi e aprì un portone dotato di sbarre.
Mi fece segno di entrare e io esitai.
«Non ti faccio niente» disse. Si asciugò il sudore dalla faccia. «Sto sanguinando. Mi rattoppo e ti do uno strappo verso il tuo quartiere, okay? Qualunque sia».
«Thompson Hill» dissi.
Lui si mise a ridere. «Be’… benvenuta nella Terra di Nessuno».

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Classificazione: 3.5 su 5.

Sotto protezione

Negli uffici dell’FBI di New York dicono che Tristan Taylor abbia il dono di riuscire a tenere in vita i testimoni. L’ultima che affidano a lui e alla sua collega è Simone Sinclair, ex-modella internazionale e ex-moglie di un commerciante d’armi senza scrupoli. Il matrimonio di Simone è durato cinque anni ed è stato un inferno, e per concludere degnamente suo marito sta cercando di ucciderla prima che lei gli testimoni contro. Tristan si renderà presto conto che quella donna bella e triste non è facile da proteggere… e non è semplice neppure proteggersi da lei.

Lo svegliò qualcuno che si infilava tra le coperte con lui. Tristan, semi-addormentato, per prima cosa pensò che Mills avesse sbagliato letto. Poco dopo, tuttavia, si rese conto che era Simone, la intravedeva alla luce tremolante del televisore, nell’altra stanza.
«Per favore» sussurrò lei, così piano che Tristan quasi non la sentì.Deglutì, passandole un braccio attorno alle spalle. Non sapeva che cosa pensare. In realtà il sonno lo ottundeva ancora in parte. Supponeva che Simone avesse avuto paura e fosse venuta a farsi confortare da una delle uniche due persone disponibili.
Si ripeté questa storia mentalmente un paio di volte, mentre il suo cuore accelerava e il suo cazzo diventava duro come marmo. Così ora aveva anche il problema che lei non se ne accorgesse, oltre all’inevitabile mal di palle che avrebbe avuto il giorno dopo e all’impossibilità di addormentarsi.
Simone cacciò la testa sotto alla sua e Tristan le accarezzò i capelli, cercando di farlo in modo rassicurante. La mano gli tremava per il desiderio.Come faceva quella tizia a non rendersi conto che, insomma, non poteva fargli una cosa del genere?
Simone evidentemente non si preoccupò della cosa. Tristan sentì le sue dita che gli slacciavano delicatamente la blusa del pigiama e si chiese se non stesse sognando.
Nella vita vera le donne come Simone non si infilavano nel letto degli uomini come lui. Che non era brutto, anzi, poteva persino essere considerato attraente, ma Simone giocava in un altro campionato.In qualsiasi campionato giocasse, pochi minuti dopo lei aveva finito di slacciargli la blusa del pigiama e stava aprendo la propria.
Tristan ormai respirava affannosamente. E non osava guardare verso la porta ancora aperta.
Quando sentì i seni morbidi di lei sul petto, in ogni caso, qualsiasi altro pensiero svanì dalla sua mente.

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Nigredo

L’alchimia del piacere 2

Metà del XVII Secolo. Amintha è nella prigione di un piccolo paese sui Pirenei, dove sarà processata per stregoneria. In attesa della sentenza è già stata “condannata” dagli uomini del conte, con l’accusa di essere giovane e bella. Quando Nathaniel de La Forge la incontra per la prima volta di lei è rimasto ben poco. Abbastanza, tuttavia, perché lui si renda conto che è un Seme d’Ombra e la porti via, salvandole la vita. Da quel momento in poi i loro destini saranno legati in un intreccio di passione e reciproche ferite. Nel corso dei secoli, tra le alterne vicende di entrambi, Amintha resterà fedele all’uomo complicatissimo a cui si è legata. Fino ad arrivare ai giorni nostri, quando ogni cosa sembra sul punto di cambiare per sempre…

«Adesso toccati» disse Nathaniel.
«Eh?».
«La risposta giusta sarebbe “Sì, mio signore”».
Amintha gli lanciò uno sguardo confuso. «Sì, mio signore, ma come…»
«Mm… chiudi gli occhi. Dove hai bisogno di una carezza?».
«Non lo so. Mi fanno male le costole».
«Inizia da lì, allora. Sfiorale. Accarezzale».
Lei lo fece. Provò una lieve fitta di dolore, seguita da una sorta di benessere. Il suo corpo era caldo e ancora saturo di energia, sfiorarlo era piacevole.
«Un seno, ora. Mh-mh. Quella tettina lì va benissimo. Strofina il capezzolo con il palmo della mano… chiudi le dita sulla mammella… stringi. Piano. Palpala… massaggiala. Che cos’era?».
Amintha aveva aggrottato le sopracciglia, se ne rese conto un istante dopo che Nathaniel gliene ebbe chiesto il motivo.
«Non dovreste guardare» spiegò.
«No?».
«È… privato».
«Quindi non ti piace che guardi. Nemmeno una piccola parte di te».
«Non è questo, è che… se ora continuo, no? Ho capito che cosa volete che faccia. Posso farlo… se non guardate».
«Mh-mh. Chiudo gli occhi, se me lo racconti tu».
Amintha si mordicchiò il labbro inferiore. Non sapeva se così fosse meglio o peggio. Le faceva piacere che lui non si fosse semplicemente alzato, che non avesse interrotto quella specie di gioco.

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Lo scapolo d’oro

Caleb Byrd è ricco e arrabbiato con il genere femminile. Dopo la firma di un accordo milionario, mentre beve un aperitivo a bordo piscina in un hotel a cinque stelle di Manhattan, scommette con il suo avvocato che una qualunque delle donne che in quel momento prendono il sole davanti a loro sarebbe disposta a passare una notte con lui, per una cifra adeguata. E la cifra, in realtà, è stratosferica: un milione di dollari, come nel famoso film. Anche le clausole non sono da meno, però: per un milione la prescelta si impegna a soddisfarlo fino all’ultimo capriccio. Caleb vince la scommessa e come previsto la notte dopo la ragazza che ha scelto a caso attorno alla piscina si presenta nella sua suite. Anche la notte va come previsto… o quasi. Cinque anni più tardi Caleb si troverà ad affrontare le conseguenze impreviste di un gesto avventato… e la sua vita di scapolo d’oro cambierà per sempre.

Caleb fece un gesto vago nell’aria. «Era una scommessa» precisò.«E l’hai vinta o l’hai persa?» chiese lei, lasciando la borsa sul divano.
«L’ho vinta. Avevo scommesso che qualsiasi donna attorno alla piscina dell’hotel… be’, lo sai».
Leah, lì, rise e andò verso di lui con passo deciso. «È un’idea un po’ maschilista, anche se forse non sbagliata. Be’? Che devo fare?».
I suoi occhi blu brillavano di divertimento, cosa che in un certo senso rassicurava Caleb. Se avesse visto che era preoccupata, imbarazzata, o persino disgustata avrebbe avuto dei problemi a portare fino in fondo la scommessa.
«Non so» disse, con un sorriso appena accennato. «Lasciarti scopare, presumo».
«Fin lì ci ero arrivata» rise lei. Si fermò esattamente davanti a lui, fissandolo negli occhi. «Prenditela con calma, cowboy. Rispetterò il contratto alla lettera, ma mi serve qualche minuto per entrare nella prospettiva giusta».
Gli prese le mani e se le portò sui fianchi.Caleb pensò che era troppo diretta, persino un po’ intimidente, ma sentì anche la carne soda dei suoi fianchi e questo gli fece un’impressione… forte. Più forte di quello che si sarebbe aspettato. Si rese conto che la prospettiva di fottere una tizia di cui conosceva solo il nome per lui era profondamente eccitante. Non sapeva dove posizionare con esattezza i soldi, in quello che sentiva, ma avevano una parte anche quelli.
Le infilò le mani sotto alla maglietta, reggendo il suo sguardo. Divertito, ma anche piuttosto deciso, a quel punto. Accarezzò la sua pelle e strinse leggermente, tirandola verso di sé.
La brunetta, Leah, gli si appoggiò contro e gli leccò il collo.A quel punto l’escalation fu piuttosto veloce, per Caleb.

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Classificazione: 4 su 5.

Sulla parola

Erin lavora nell’ufficio per la libertà sulla parola della contea, un lavoro che sua madre continua a definire “di merda”. E, in effetti, provare a far reinserire nella società i criminali appena usciti di galera non è una passeggiata. Quando Walker arriva nel suo ufficio non sembra un caso facile. È un rapinatore, uno che ha fatto dentro e fuori dalla prigione per tutta la vita. Ma dice di aver intenzione di cambiare e Erin gli dà una possibilità. Poi anche più di una possibilità…

La seguì in camera come… sì, più o meno come un cane lupo che stringe le tue ciabatte in bocca e te le vuole assolutamente consegnare di persona, tutte amorevolmente sbavate. Nel caso di Walker le ciabatte erano un pacchetto di preservativi, che non le consegnò ma lanciò sbrigativamente sul comodino.
Poi polverizzò ogni record di preliminari. Non che Erin fosse un’estimatrice assoluta del prendersela con calma – anche perché la maggior parte dei maschi era penosa, quando si trattava di scaldarti per bene prima di iniziare – ma non aveva mai assistito a un disbrigo più rapido di quella che Walker evidentemente considerava una formalità.
Quindi, tanto perché restasse agli atti, la baciò.A Erin il cuore iniziò a battere come un tamburo, ma Walker era già passato al preliminare numero due, che poi consisteva nel palparle le tette intanto che si liberava della camicia di lei.Erin si trovò sul letto senza avere idea di come ci fosse finita e scoprì che Walker le stava sfilando anche jeans e slip in un unico gesto.A quel punto ci fu una specie di preliminare numero tre, quando lui le aprì le cosce. Cioè, probabilmente bisognava essere grati per le piccole cose: gliele aprì con le mani invece che direttamente con i fianchi…

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Classificazione: 4 su 5.

High School

Kartika è all’ultimo anno delle superiori. Il suo è uno dei quartieri peggiori di Charlotte, con un alto tasso di abbandono scolatisco, i baby gangster e fin troppe ragazze-madri, ma Kartika è decisa a ottenere la borsa di studio che la porterà via di lì, verso un futuro migliore. Sul suo cammino il nuovo direttore della scuola, Edward D. Ford. Edward è giovane, progressista, ambizioso… e intende aiutarla sul serio. È anche bello e sexy da impazzire e Kartika prende quasi subito una sbandata per lui. Sembra un’attrazione non corrisposta, un amore senza speranza, ma forse, lasciando tempo al tempo…

Fu come veder crollare un edificio da una certa distanza. Vedi una nube, poi senti un tonfo e solo dopo l’edificio collassa.Lo stesso fu con lui. Prima rispose al mio bacio, poi mi posò le mani sui fianchi, poi mi tirò su prendendomi per le natiche e barcollò verso il divano. Si piegò su di me, con un ginocchio tra le mie cosce, baciandomi, leccandomi e mordicchiandomi collo e spalle.
Finalmente vidi il suo desiderio e la cosa mi infiammò completamente. Gli strattonai via la camicia senza sbottonarla, gli slacciai i pantaloni. Mi liberai di leggings e stivali e mi strofinai senza pudore contro il suo pacco.
Lui rise. «Cristo» borbottò, stringendomi una tetta.Gli tirai giù i pantaloni, facendogli scivolare le mani sulle chiappe. Avrei voluto dirgli di scoparmi in tutti i modi, togliendosi ogni possibile sfizio, ma non ne avevo il coraggio. Così mi limitai a gemere e a cercare il suo sesso con una mano.Lo trovai, grande, duro, caldo… pronto.

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La tentazione della carne

Renton, una cittadina dell’interno del Massachusetts, è stata ferita da uno triste vicenda di abusi in una scuola religiosa locale. Pride Newton sta scrivendo un libro sull’argomento, incontrando qualche resistenza da parte della curia, che le affianca una sorta di “guardiano”, Padre Francis Mann. Ma Mann non è incorruttibile come sembra, mentre l’antipatia di Pride per i religiosi non è poi così insuperabile…

«Voleva sapere se più tardi l’ho chiamato?».
Di nuovo, lui annuì appena. Le loro spalle continuavano a sfiorarsi e Newt ormai era grondante.
«No, non l’ho chiamato. Voleva sapere se più tardi mi sono toccata?».
Mann espirò lentamente. «Suppongo».
Newt avvicinò la bocca al suo orecchio. «Voleva sapere come?».
Lo sentì deglutire. «Non…»
«Non le interessa?».
Lui deglutì di nuovo. «Naturalmente mi interessa. Potrebbe…»
«…Farglielo vedere?».
Mann non rispose. I suoi occhi tornarono in quelli di Newt e dalle labbra di lei scivolò fuori un sospiro leggero. Era in fiamme. Se Mann l’avesse solo sfiorata in un punto qualsiasi sarebbe esplosa. E voleva… voleva che lui la vedesse godere, che la guardasse mentre si dava piacere da sola… per lui.Si alzò in ginocchio e si slacciò il bottone dei jeans. Gli occhi di Mann seguirono i suoi movimenti senza che sbattesse le palpebre una sola volta. Il bacino di lei era vicino al braccio di lui, così per guardarla inclinò la testa da un lato.

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Il prigioniero

Appena tornata da un seminario a New York, Jay Meyer, sceriffo di una piccola città del Mid West, si convince che lo straniero che ha affittato una casa poco distante dalla sua sia Sundown, il killer a pagamento che la polizia di tutto il Paese sta cercando. Il problema è che Jay ha ragione e quando cerca di catturarlo è lui ad avere la meglio. Sembra che Jay sia spacciata, ma mentre i due stanno andando verso il luogo in cui Jay sarà uccisa hanno un incidente stradale, dal quale Sundown esce gravemente ferito. Jay decide di abbandonarlo a di lasciarlo morire, ma non ci riesce e alla fine lo porta in ospedale. Le conseguenze per il killer sono molto serie, ma Jay non può ugualmente lasciarlo libero. Sarà suo prigioniero durante la convalescenza e Jay scoprirà che anche costretto a letto non è diventato meno pericoloso, dato che più passano i giorni più lo trova seducente…

Si sdraiò faccia a faccia con lui, ma John le fece segno di girarsi. Le accarezzò la pancia e Jay si irrigidì.
«Che cosa…» iniziò a dire.Lui continuò ad accarezzarla, al di sopra della t-shirt.
«Non ti preoccupare. Conosco… cento, duecento modi per uccidere una persona a mani nude, ma in questo momento non avrei la forza di metterne in pratica neppure uno».Jay sospirò. «Molto rassicurante».
Non gli chiese che cosa volesse da lei, perché in fondo credeva di saperlo già: un po’ di calore umano, un po’ di affetto, un po’ di vicinanza. Di spalle, in modo da non poter leggere il dispiacere nello sguardo di lei.La sua mano la accarezzava lentamente sulla pancia, senza quasi muoversi, giocherellando con la sua t-shirt. Jay chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione piacevole.La mano di lui scivolò sotto alla maglietta, solleticandole lo stomaco. Dietro al suo sedere non si mosse niente, ma Jay trovò comunque erotico quel cambio di tocco.
«John?» chiamò, sottovoce.Lui le sfiorò i seni in punta di dita. «Shh. Prendilo come un ringraziamento. Non posso darti altro. Domattina non te ne ricorderai nemmeno più».Lo sentì accarezzarle i capezzoli, sempre con quell’ unica mano che si muoveva leggera e lenta. Jay, con gli occhi chiusi, sospirò. I suoi seni si erano fatti tesi e sensibili e anche ai piani bassi era umida e un po’ dischiusa.John la accarezzò a lungo, riempiendola di piccoli brividi e di desiderio.

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Classificazione: 4 su 5.