Desiderio oltre le stelle

Lunaria Wilkinson ha faticato molto per arrivare a ricoprire il posto di assistente del Generale Larsen, lavorare sulla SIS Ales, l’ammiraglia della Societas Intermundi, e occuparsi di politica interplanetaria. Essere lì è un po’ come stare al centro dell’universo e, vista da lì, la guerra fredda con le ex-colonie della Secessione sembra lontana.
Isabelle Lefebvre sulle ex-colonie ci è nata. La sua navicella è finita nelle maglie della Societas e ora è prigioniera su un mondo sperduto della Fascia Esterna. La sua posizione potrebbe essere peggiore, tuttavia. Mentre aspetta di venire scambiata con qualche altro prigioniero viene tenuta nella foresteria della residenza ufficiale del Governatore Brant. Il quale è gentile, seducente, bello come solo gli abitanti dei mondi interni… ma ci si potrà fidare di lui?
Nel contempo Lunaria trova sempre più difficile non cedere al fascino dello scostante Larsen… e forse neppure lui è disinteressato alla questione. Gli basta uno sguardo per farle bollire il sangue… come fare, senza mettere a rischio il lavoro per cui ha tanto faticato?

«Miss Wilkinson? Potrebbe farmi un favore personale?» mi chiese Larsen quella mattina.
«Sì, certo».
«Potrebbe, come dire… smetterla di provare a essere meno sexy?».
Sbattei le palpebre. «Non funziona neanche questo, eh?».
Avrei preso il muro a testate.
«Non capisco. Per favore, me lo spieghi. So che ha cose molto più importanti a cui pensare, ma… solo per questa volta, okay?».
Lui mi fissò. Era seduto dietro la scrivania e io ero in piedi su un lato.
«Sarò sistematico e partirò dall’alto. Non c’è assolutamente nulla che possa fare per rendere meno attraente il suo viso, se non, forse, sfregiarsi. Ma non sono sicuro che funzionerebbe e comunque la invito a non farlo. Anche il suo collo è una causa persa: è lungo, bianco e probabilmente sa di panna. Lo guardi e ti viene voglia di leccarlo. Subito sotto…» fece anche un vago gesto con un dito «…la sua scollatura poco accentuata. Ha uno sterno, Miss Wilkinson, che sembra fatto apposta per essere baciato. Le tette sono coperte, okay, ma sono così sode, tonde e strette nella stoffa che tutto quello che vorresti fare è palparle finché i capezzoli non si induriscono. Come ora».
E, be’… non mi aspettavo niente del genere, quando gli avevo chiesto di spiegarmi come migliorare nell’essere meno sexy. In realtà mentre parlava immaginavo che fosse lui a farlo e l’idea mi stava facendo letteralmente impazzire.
«La gonna vela le sue cosce senza nasconderle. Chiunque sano di mente immagina di morderle… morderle dolcemente sul lato interno fino ad arrivare alla sua fica e succhiarla come un frutto maturo. Spero di essere stato esaustivo».
Mi appoggiai alla scrivania.
«Fin troppo».
«Non faccia così».
Presi aria. Avevo la faccia, il collo e il petto in fiamme.
«Non posso evitarlo».

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Al servizio della nazione

Sesso & Potere 4

Dopo due mandati di Mirian Winchester, il primo cancelliere donna delle Svetlands, un nuovo primo ministro è appena stato eletto. Sherman Lyndon ha combattuto durante la sanguinosa guerra in Harbat e ne è tornato con un fianco crivellato di schegge di granata, un disturbo post-traumatico da stress e una medaglia al valore. Da quel momento sono passati tredici anni. È guarito, ha studiato e si è arrampicato fino al gradino più alto del potere. È qui che incontra il maggiore Vera Lin, il capo della sua scorta. Vera ha qualcosa di speciale e lo dimostra durante il loro primo drammatico incontro. Ma ha anche un passato doloroso almeno quanto quello di Sherman e superarlo non sarà facile per nessuno dei due. Anche perché la questione con l’Harbat è tutt’altro che chiusa e le Svetlands rischiano di dover affrontare un altro periodo di terrore…

«Non posso abbracciarla» disse Vera.
Ci fu un secondo di silenzio, forse di stupore. «No, lo capisco, non volevo…»
«No. Intendo: non posso abbracciarla, signore. È troppo più alto di me. Sarei con la testa all’altezza sbagliata. Lo so, fa un po’ ridere».
In effetti, Lyndon ridacchiò. Almeno fece un tentativo. Vera si limitò a sorridere nel buio.
Si voltò e retrocesse lentamente, come se stesse facendo retromarcia in macchina senza specchietto, fino a sentire il paraurti posteriore toccare. Fu la sua schiena a “toccare”. Percepì il busto di Lyndon, dietro di lei, e si appoggiò delicatamente. Lui le circondò la vita con un braccio. Il suo alito le accarezzò la nuca.
In quell’istante sentì un brivido in tutto il corpo. Desiderò improvvisamente che lui spostasse una mano e le stringesse un seno, forte, e che la tirasse contro di sé. Quel desiderio così repentino la lasciò stordita. Strizzò gli occhi e li riaprì. Prese fiato e lo rilasciò come aveva fatto lui pochi minuti prima.
Lui la strinse più forte. Le posò la bocca sui capelli. Vera mise la mano sul suo polso, glielo accarezzò. Fu una carezza ipocrita, falsamente confortante, ma non riuscì a trattenersi. Pensò confusamente che Lyndon poteva sopravvivere qualche ora abbracciato a una tizia arrapata senza un motivo.
Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Ma sapeva che cos’era, c’era un motivo: quello che avevano visto. Tutta quella morte, tutto quell’orrore. Il suo corpo riaffermava il fatto di essere vivo.
Anche quello di Lyndon lo fece. Lo sentì chiaramente contro il sedere, prima che lui si scostasse.
«Cristo. Penserà che sono un…»
«No» disse lei.

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Imprese erotiche di una spia a contratto

Lolie Sebastien, spia freelance al servizio del miglior offerente, sa come sfruttare le sue molte doti: un viso d’angelo, nervi saldi e nessuna traccia di un cuore. Anche se poi quest’ultima cosa non è vera. Un cuore ce l’ha, solo che l’ha dato all’uomo sbagliato, una spia britannica a cui di lei non importa niente. Finché non incontra Zoran Brković, agente segreto anche lui, ma fatto di tutt’altra pasta. Di missione in missione, di paese in paese, di rivolta in rivolta, di guerra in guerra, Lolie e Zoran si inseguiranno in una danza sensuale e pericolosa, dalla quale entrambi usciranno cambiati, forse per sempre.

«Nel suo profondo, credo che Zoran Brković sarà sempre un soldato» mi disse Quinn, la prima volta che mi parlò di lui. «Esegue gli ordini senza fare domande. Be’, perché non gli interessano le motivazioni, probabilmente, ma comunque… È disciplinato, ordinato. Quando lo vedi per la prima volta ti fa una strana impressione, ma non è sgradevole. Più lo guardi e più ti abitui a lui. Alla fine potresti persino trovarlo bello».
«Non vedo che cosa c’entri, Quinn. Ne parli come se dessi per scontato che ci andrò a letto» risi io.
Lui mi rivolse un sorriso a metà. «Be’, è un po’ la tua tecnica, no? E intendiamoci… non ho niente in contrario. Anzi, mi piace. Mi piace avere tra gli operativi una un po’ ninfomane come te, Lolie Sebastien».
«Bene, poniamo che me lo porterò a letto. A parte questo che cosa…»
«È nato in Serbia trentasei anni fa. Fatti un paio di conti e capirai che non ha avuto un’infanzia particolarmente felice. Subito dopo la fine del conflitto si è ficcato nell’esercito… soldati addestrati dalle truppe NATO, hai presente. Profilo esemplare, ottimo cecchino, ma quelli non erano paesi per uomini ambiziosi, allora meno di ora. Si è dimesso e ha iniziato a lavorare a contratto».
«Per il miglior offerente?» chiesi. Mi ricordava qualcuno.
Io.

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Come febbre

Durante un attacco non riuscito alla fortezza dell’Imperatore Bianco, Selina, combattente della casta delle guerriere, viene sbalzata a chilometri di distanza da una magia dei suoi stessi alleati. Con lei, l’imperatore stesso. Dispersi in un territorio freddo e ostile, infestato da molti pericoli, si rendono conto che sopravvivere potrebbe rivelarsi difficile, se non impossibile. Con la morte che incombe, cercano conforto l’uno nelle braccia dell’altra, pensando di non superare la nottata. Le conseguenze di quella notte diventano evidenti nove mesi più tardi, quando ognuno è tornato alla sua vita. L’imperatore scoprirà che suo figlio, il suo erede, è nato tra i suoi nemici e che la donna con cui ha affrontato la morte è ormai, e di nuovo, a sua volta una nemica. Sa di non poterle dimostrare alcuna pietà, né lei potrà perdonarlo per le sue azioni, ma la particolare febbre sensuale che c’è tra loro non si è mai sopita…

Johan la scosse con la punta di uno stivale. «Non ti addormentare così. Morirai».
«Ho freddo» rispose Selina, con voce debole.
L’altro si stiracchiò. «Sì, anch’io». Si allungò davanti a lei e la tirò verso di sé. Intrecciò le gambe alle sue, mentre Selina gli si accoccolava sul petto.Per qualche minuto non cambiò nulla, poi iniziò a sentire un vago tepore. Il panciotto di raso di lui iniziò a essere tiepido, come i suoi pantaloni.
«Sei fredda come una rana» disse Johan. Sbuffò e armeggiò con la propria cintura. «Così non basta. Stai ferma. O, anzi, meglio: divincolati».
Selina ci mise mezzo secondo a capire che cosa stesse succedendo, non di più. In quel mezzo secondo l’altro le salì sopra e le allargò le cosce con i fianchi.
«Non ci provare» ringhiò lei.

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Un vero uomo, anzi due

Wade Taylor è l’enigmatico titolare di un’azienda di import-export sospettata di essere una società di facciata per il traffico d’armi internazionale, Aidan O’Malley il suo fedelissimo braccio destro. Per Mable Phillis, giornalista d’inchiesta, avvicinarsi a loro sembra impossibile, a meno che… Nel corso di un’altra indagine Mable scopre che Wade ha un “vizietto”, ovvero assolda anche per lunghi periodi le professioniste di un’agenzia di escort, con cui intesse dei veri e propri rapporti personali. È la possibilità che Mable sta cercando… deve solo accettare di esaudire i desideri erotici, non proprio convenzionali, di Wade. Ma come la giornalista scopre presto, dove c’è Wade c’è anche Aidan. Tanto il primo è scostante e glaciale, quanto il secondo è umano, disponibile, affascinante. E restare intrappolata nella loro rete per Mable è questione di un attimo. Come uscirne? E vuole uscirne davvero? E che cosa lega i due misteriosi commercianti d’armi? Per scoprirlo Mable dovrà prima di tutto esplorare i limiti del proprio desiderio.

Aidan O’Malley strinse la fascia di morbida pelle nera sulla coscia della nuova ragazza e la bloccò con il velcro. Era un materiale sorprendente, il velcro. Tiravi verso l’alto e si staccava immediatamente, tiravi in senso laterale e non cedeva di un millimetro.
La nuova ragazza verso l’alto non poteva tirare, dato che era legata alla poltrona sia per le braccia che per le gambe. Una fascia di pelle bloccava ogni avambraccio agli appositi anelli della poltrona, un’altra bloccava le cosce in posizione ginecologica. Be’, la poltrona stessa era simile a quella di un ginecologo, solo che la seduta era vuota al centro. Era una cosiddetta fucking chair, una poltrona fatta apposta per scopare chi c’era legato sopra. Ossia la nuova ragazza.
La nuova ragazza a Aidan piaceva. Aveva un viso delizioso, con gli occhi blu, le labbra carnose e un bel nasino. I capelli erano scuri e lucidi, ondulati, e aveva anche qualche lentiggine. Fisicamente, Wade aveva visto di meglio, anche se la nuova ragazza era comunque carina. Le cosce erano un po’ troppo in carne, i fianchi un po’ larghi, le tette piccole e puntute. Quelle cosce, in realtà, a Aidan piacevano molto. Erano sode, morbide, femminili. In ogni caso, avrebbe giudicato Wade.
Finì di sistemare la poltrona, reclinandola leggermente

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Per soldi o per amore

Lerer sta viaggiando in carrozza verso il proprio matrimonio, un matrimonio politico che ha ogni intenzione di boicottare. Quando il suo convoglio viene assalito da un drappello di mercenari in un primo momento pensa che la sua fine sia vicina. Freddamente, prova a concedersi solo al loro comandante per evitare di venir passata tra tutti gli altri, ma presto scopre di aver sbagliato a giudicare quegli uomini – e il comandante in particolare. Sareth ha un codice, un codice a cui cerca di attenersi sempre: portare a termine gli incarichi, prendere soldi da un solo committente per volta, non sgozzare innocenti se è possibile evitarlo, non derubare i civili, non distruggere per il gusto di farlo. Lerer è costretta ad ammettere che il suo codice è molto più nobile di quello dei nobili di nascita… e che Sareth è un uomo migliore di qualsiasi marito la sua famiglia potrà mai imporle.

Lerer chiuse gli occhi e posò la fronte sul petto di lui. O meglio, sulla coperta che lo copriva.Non era proprio il massimo, rifletté, autoindulgente: la coperta era piena di peli di cavallo e ne aveva anche l’odore. La scostò un po’ per posare la fronte almeno sul giustacuore di pelle di lui. Serath le sistemò i capelli con le dita e le coprì un po’ meglio la testa.
«Oggi pomeriggio, a cavallo…» mormorò Lerer, contro di lui.
Serath non rispose.
«Mi sento strana anche ora… perché?».
Lui sospirò silenziosamente. Lerer sentì il movimento del suo petto. «Suppongo che sia… l’età» borbottò, a voce così bassa che lei fece fatica a sentirlo.
Sollevò lo sguardo verso il suo. «Che cosa vuol dire? Che cosa…»
I loro nasi si sfioravano, le loro bocche erano vicine. Lerer si rese conto che voleva baciarlo, ma prima di riuscire a mettere in pratica questa idea fu Serath a baciare lei. Sul collo, molto piano.
A Lerer sembrò di andare a fuoco.

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Progettata per il piacere

Evet è una pseudo-umana, fa parte di uno stock di ottanta cloni destinati alla prostituzione. Simile a ogni altra donna, ha delle caratteristiche genetiche che la rendono… molto piacevole nell’intimità. Negli ultimi mesi è stata sull’asteroide minerario Uruk, il posto più duro della galassia o quasi. Quando la miniera viene visitata da un membro dell’Assemblea Evet non sa che la sua vita sta per cambiare. Ason Rodray è un post-umano, un essere dall’aspetto inquietante, trasformato per il suo ruolo, che sta ancora piangendo la propria umanità. Noleggia Evet per una sera, ma le cose non vanno come previsto… e il loro incontro sarà solo l’inizio di una storia di intrighi politici, lotta ai pregiudizi e passione.

«Potreste sedervi sul letto» disse. «Penserò io a tutto».
Il post-umano obbedì, docile.Evet si inchinò ai suoi piedi e gli sfilò gli stivali. Poi si rialzò e si avvicinò ancora, si tirò lentamente su l’orlo della lunga veste bianca, sottile e impalpabile, fino a scoprirsi le cosce. Avanzò ancora, allargando le gambe e restando in piedi davanti a lui, con il seno vicino al suo viso. «Volete aiutarmi a spogliarmi?» chiese.
Ason Rodray la guardò dal basso verso l’alto. Non sembrava molto convinto. Le posò le mani sull’esterno delle cosce, in alto, quasi accanto al sedere. «Che cos’hai di diverso?».
Evet rise sottovoce, maliziosa. «Dovreste accorgervene da solo tra poco, eccellenza».
Rodray spostò una mano, infilandola sotto al vestito di lei. La appoggiò a coppa sul suo sesso. Se fu stupito di trovarlo nudo non lo diede a vedere. La solleticò con le dita. Si portò la mano al naso e annusò una volta. «Roba tua?» chiese.
Evet deglutì. Era… strano. «Sì, eccellenza. Devo essere felice di essere con lei».
Rodray inarcò un sopracciglio e le rivolse un sorriso un po’ sarcastico. «Devi essere geneticamente modificata, piuttosto».
Lei si strinse nelle spalle. Non era particolarmente felice di quell’esame. Non le piaceva che le ricordassero che era stata progettata per dare piacere ai maschi di tutte le specie.
Ma Rodray sembrava incuriosito. Le sfiorò un capezzolo al di sopra del vestito e lo osservò indurirsi all’istante. «Anche questo, mh?».
Evet annuì, sperando che la smettesse.Rodray si allungò verso di lei e iniziò a succhiarle un capezzolo attraverso la veste. La mordicchiò delicatamente ed Evet pensò bene di sospirare.
«Ti piace?» chiese lui.
«Oh, sì, eccellenza» miagolò lei.
Lui sbuffò. «Quindi “no”. Sono solo curioso. Non…» Si fermò, cercando le parole migliori. «Sei così bella che per me non cambia nulla, capisci? Ed è una vita che non sto con una donna».
Le infilò di nuovo una mano sotto al vestito. Questa volta la penetrò con un dito. Evet non sapeva se gemere oppure no. Nel dubbio gemette di piacere. Lo strinse, massaggiandogli gradevolmente il dito.Rodray sorrise. «Wow».

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Il risveglio dei sensi

Sono passati cinque anni dalla rivoluzione che ha cambiato la faccia del paese. Flor Garcia, figlia di un combattente morto, viene mandata come aiuto domestico nella casa di uno dei leader della rivolta, Santos Ruiz, che da anni vive isolato nella sua “finca” di campagna. Nessuno sa perché abbia rifiutato ogni incarico pubblico e si sia ritirato, ancora giovane, a vita privata. All’inizio Flor è intimidita da quell’uomo silenzioso, quasi seccato di averla attorno, ma presto tra loro si sviluppa un legame speciale, che diventa più profondo di giorno in giorno. Ma tutti i nodi vengono al pettine e non tutti sono felici degli esiti della rivoluzione, a partire da Santos…

Mi voltai su un fianco per guardarlo meglio. «Be’, e hai pagato il prezzo dei tuoi errori, no? O sono balle propagandistiche anche quelle?».
Quello che dicevano le cronache ufficiali era che durante la presa della capitale Santos Ruiz aveva guidato i suoi uomini in un cul-de-sac in cui erano rimasti intrappolati per più di tre ore sotto al fuoco dell’esercito regolare. Erano morti a decine. Alla fine erano riusciti a sfruttare le tenebre per aprirsi la strada con un’azione a sorpresa. C’erano state altre morti e Ruiz era rimasto gravemente ferito, tanto che per un giorno si era temuto che morisse anche lui.
«No, no…» rispose.Si voltò a sua volta su un fianco e si sollevò la maglietta. Per qualche istante restai come ipnotizzata da quel torace incredibilmente appetitoso. Gli addominali definiti, la pancia piatta, i fianchi asciutti… e una lunga cicatrice, che partiva da sotto al suo capezzolo sinistro e attraversava il busto, finendo per scomparire in basso, oltre la cintura dei pantaloni.
«Merda» commentai, senza riuscire a distogliere gli occhi. Santos fece per ricoprirsi, ma io stavo già percorrendo la lunghezza della cicatrice con la punta dell’indice. Era una linea sottile, sporgente, di un rosa più brillante del resto della sua pelle bruna.Senza avere un’idea di che cosa stessi facendo, allungai la testa e deposi un bacio delicato dove la cicatrice iniziava. Poi un altro, poco più in basso. Poi un altro.
«Flor? Che cosa stai…» mormorò Santos, ma era troppo tardi anche per lui. Mi resi conto che qualcosa si era mosso dentro ai suoi pantaloni e continuai a baciarlo. Lo rivoltai sulla schiena e lui restò lì, con gli occhi socchiusi, passivo, ma certamente non contrario.

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Lo sciamano

Gli Scuri abitano la valle di Obsidian dall’alba dei tempi, praticando la loro magia in armonia con la natura, parlando con il vento e raccogliendo l’Ambra Sacra, una sostanza magica e preziosa. È a causa dell’Ambra Sacra che il potente esercito di Assiat invade la vallata, imprigionando i suoi abitanti. Sybil è tra i conquistatori, ma non è come gli altri. Vede la bellezza e la dignità degli sconfitti, in particolar modo di Zenith, il bellissimo cantore del vento che suo padre ha riscattato. Il loro sarà un incontro tra due diverse razze e culture, reso difficile dalle circostanze. Un incontro di menti e di corpi, nella sensuale cornice di una valle antica come il mondo…

«Il vento… in che modo il vento ti attraversa?» chiesi.Zenith inclinò la testa da un lato, impassibile come un grosso corvo. «Mmh… qua, nella pancia».
Mi prese le mani e le posò sul suo stomaco. La sua pelle era calda per via del sole, ma non era sudata. Inspirò ed emise di nuovo una nota bassa, musicale, vibrante. Sentii la vibrazione sotto alle dita, come il veloce battito d’ali di un uccello. «Il… diaframma?» chiesi.
Zenith lasciò sfumare la nota. Allontanai le mani un po’ a malincuore, perché… Cercai di non arrossire, mentre mi rendevo conto di quanto avessi trovato gradevole il contatto con la sua pelle, il calore del suo corpo, quella sua vibrazione interna e la consistenza della muscolatura del suo torace.
«Dia-fram-ma» ripeté lui, completamente all’oscuro della mia confusione. «Una sorta di membrana, proprio qua in mezzo. Si chiama diaframma nella vostra lingua, quindi».
Annuii, cercando di ricompormi nonostante Zenith non si fosse accorto di nulla. «Sì, è… mh, l’ho sentito vibrare, penso. È una tecnica trascendentale, vero? Una magia, se vogliamo».
«Se vogliamo, sì».

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Involontarie seduzioni

La congiura dell’anziano duca Athesdel per detronizzare l’imperatore è fallita. Lui è stato giustiziato, suo figlio Kalel è stato costretto a rinnegarlo e a rinunciare a terre e titoli. Il Concilio non è riuscito a provare il coinvolgimento dei Torsenth, una famiglia della nobiltà minore, ma ha deciso di punirli ugualmente, promettendo la loro primogenita a Kalel e forzando lui ad accettare una sposa socialmente inferiore. Dopo il matrimonio quel che resta della famiglia Athesdel è esiliato nell’unica proprietà sopravvissuta alla confisca: Briendad. Qua, nella tranquillità e nella solitudine di un palazzo ammaccato dal tempo, Kalel e Ona impareranno a conoscersi e scopriranno che non tutto è perduto. Nel cercare conforto in tutte le sfumature della passione costruiranno qualcosa che nessuno dei due si aspettava…

«Mi… dispiace» mormorò lui.
Ona lo tirò verso di sé. Chiuse le cosce e gli circondò la vita con le braccia, tenendoselo sopra.
«Kalel?» chiamò.
«Sì?».
Si rese conto che aveva appoggiato la testa accanto alla sua, sul cuscino. Ora riusciva a sentire il suo corpo contro al proprio. Il suo torace e le sue braccia. La sua carne soda e le sue ossa.
«Non è così che sei abituato, è vero?» gli chiese.
Lui restò in silenzio per qualche istante. «No. Mi dispiace, non… dammi qualche minuto, va bene?».
Ona osò accarezzargli i capelli. Vedendo che non scacciava la sua mano, continuò ad accarezzarlo.
«No, dai tu qualche minuto a me. Non dev’essere per forza sgradevole».
«Mi dispiace» ripeté lui.
Lei non gli rispose. «Posso baciarti?» gli chiese.
Sentì il rumore silenzioso di una risata. «Naturalmente».
Gli baciò una guancia e il mento. Si rivoltò in modo da essere lei quella sopra di lui. Le piaceva stringerlo. Le piaceva la consistenza del suo corpo.
Trovò i bottoni del suo pigiama e iniziò a slacciarli. Sapeva che non indossava più i pantaloni, perché sentiva le sue gambe nude sfiorarle le gambe, ma voleva accarezzargli e baciargli anche il torace.
Ora, per qualche motivo, non aveva più paura, forse perché sapeva che poteva essere anche gradevole, molto gradevole. Stesa su di lui, le sembrava di avere la situazione sotto controllo e si sentiva in grado di renderlo appagante. Non voleva che Kalel ricordasse quell’esperienza come un disastro. Non voleva ricordarla come un disastro neppure lei.

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