Il nemico

Da quattro anni la Namdvara è sotto il giogo degli invasori di Dhenes. La conquista delle placide vallate namdvariane è stata brutale e i nemici non hanno risparmiato efferatezze e violenze. Quando uno degli invasori, durante una tempesta, entra in una locanda e trascina con sé in una camera una viaggiatrice, Radina, tutti pensano al peggio… ma nessuno fa nulla per difenderla. In realtà Alek, il nemico che l’ha obbligata a seguirlo, è solo ferito. A gesti le fa capire di aver bisogno del suo aiuto e Radina non riesce a rifiutarsi curarlo. Il corpo di Alek, snello e muscoloso come quello di un cane da caccia, la riempie di turbamento. Il giorno dopo ognuno se ne va per la sua strada, ma il gruppo di viandanti con cui viaggia Radina viene assalito da dei banditi. Nel frattempo nelle pacifiche valli di montagna è scoppiata la ribellione e gli invasori vengono cacciati. Alek dovrebbe combattere con i suoi uomini, ma si trova di nuovo davanti la ragazza dagli occhi gentili che l’ha aiutato nonostante fosse il nemico… e ora è lei ad aver bisogno di aiuto…

«Aspetta» le disse.
La sorresse per il braccio sano e la aiutò a sedersi.
Andò a prendere i vestiti che si era procurato per lei. L’aria del mattino era ancora fredda, così Radina non si liberò del tutto della coperta, mentre lui la aiutava a indossarli. Quel vedere-e-non-vedere del suo corpo bianco e sodo fece affluire con prepotenza il sangue all’inguine di Alek, come in precedenza non gli era mai successo, neppure quando l’aveva vista completamente nuda.
Continuò a comportarsi come se nulla fosse, sperando che lei non se ne accorgesse.
Radina, da parte sua, fece ben attenzione a non dimostrare di averlo notato, ma le tornò in mente l’immagine del corpo bruno di lui e l’idea, con suo vago sconcerto, la riempì di languore.
Quando lei fu vestita, Alek la accompagnò fino all’asino. Radina immaginò che si fosse liberato del cavallo perché lo identificava subito come soldato nemico. Per lo stesso motivo, notò, Alek aveva arrotolato strettamente il proprio mantello di pelle e ne aveva indossato un altro di tela grigia.
Radina lo tirò per un gomito e lui si voltò dalla sua parte.
«Cosa?» domandò, spazientito.
Lei posò la mano sul pomo della spada di lui.
Alek chiuse gli occhi. «Ah, dannazione».
Radina gli slacciò il cinturone. Aveva ragione lei, ovviamente, la spada l’avrebbe tradito. Ma in quel momento sentire le sue mani sulla fibbia gli procurò una seconda fitta di desiderio, dolorosa e improvvisa. Non riaprì gli occhi. Aspettò solo che lei finisse.

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Classificazione: 4 su 5.

Un vero uomo, anzi due

Wade Taylor è l’enigmatico titolare di un’azienda di import-export sospettata di essere una società di facciata per il traffico d’armi internazionale, Aidan O’Malley il suo fedelissimo braccio destro. Per Mable Phillis, giornalista d’inchiesta, avvicinarsi a loro sembra impossibile, a meno che… Nel corso di un’altra indagine Mable scopre che Wade ha un “vizietto”, ovvero assolda anche per lunghi periodi le professioniste di un’agenzia di escort, con cui intesse dei veri e propri rapporti personali. È la possibilità che Mable sta cercando… deve solo accettare di esaudire i desideri erotici, non proprio convenzionali, di Wade. Ma come la giornalista scopre presto, dove c’è Wade c’è anche Aidan. Tanto il primo è scostante e glaciale, quanto il secondo è umano, disponibile, affascinante. E restare intrappolata nella loro rete per Mable è questione di un attimo. Come uscirne? E vuole uscirne davvero? E che cosa lega i due misteriosi commercianti d’armi? Per scoprirlo Mable dovrà prima di tutto esplorare i limiti del proprio desiderio.

Aidan O’Malley strinse la fascia di morbida pelle nera sulla coscia della nuova ragazza e la bloccò con il velcro. Era un materiale sorprendente, il velcro. Tiravi verso l’alto e si staccava immediatamente, tiravi in senso laterale e non cedeva di un millimetro.
La nuova ragazza verso l’alto non poteva tirare, dato che era legata alla poltrona sia per le braccia che per le gambe. Una fascia di pelle bloccava ogni avambraccio agli appositi anelli della poltrona, un’altra bloccava le cosce in posizione ginecologica. Be’, la poltrona stessa era simile a quella di un ginecologo, solo che la seduta era vuota al centro. Era una cosiddetta fucking chair, una poltrona fatta apposta per scopare chi c’era legato sopra. Ossia la nuova ragazza.
La nuova ragazza a Aidan piaceva. Aveva un viso delizioso, con gli occhi blu, le labbra carnose e un bel nasino. I capelli erano scuri e lucidi, ondulati, e aveva anche qualche lentiggine. Fisicamente, Wade aveva visto di meglio, anche se la nuova ragazza era comunque carina. Le cosce erano un po’ troppo in carne, i fianchi un po’ larghi, le tette piccole e puntute. Quelle cosce, in realtà, a Aidan piacevano molto. Erano sode, morbide, femminili. In ogni caso, avrebbe giudicato Wade.
Finì di sistemare la poltrona, reclinandola leggermente

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Classificazione: 5 su 5.

Il signore della guerra

Quando l’esercito nevariano attacca la città di Melita Sharrane lei capisce che la sua vita privilegiata è finita. Viene portata via e sta per finire nelle mani di un manipolo di soldati quando un cavaliere dell’esercito nemico la salva dal suo destino. Ma poi Lord Epsos l’ha davvero salvata? Inizialmente sembra che l’abbia semplicemente resa una schiava con cui divertirsi come vuole… o forse no. Senza più una casa né una famiglia Melita non può fare altro che fidarsi di quello sconosciuto. E presto dovrà trovare la risposta a una domanda difficile: si può provare attrazione per il proprio nemico?

Alzò la testa e le sue labbra trovarono le mie. «Continuo a desiderarti. Non riesco a smettere. E dentro di me so che voglio ancora una volta… sfruttare la mia posizione. Ordinarti di giacere con me. Prenderti fino a essermi tolto la voglia e pazienza se tu non mi desideri. È questo a farmi sentire in colpa. Non ne verrebbe niente di buono. Non avevi mai visto un uomo. Non sapevi neppure che cosa fosse il mio seme. Non hai mai voluto stringerti a qualcuno… non per affetto o conforto, ma per desiderio. Non hai mai provato piacere con qualcuno… forse neppure da sola. Ho distrutto la tua città, ti ho strappata alla tua famiglia, ti ho resa una schiava… e ora voglio prendermi pure la tua innocenza. Prima o poi lo farò, mi conosco».

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Classificazione: 4 su 5.

La ninfa

Il Figlio del Buio, Ardan, è stato confinato sottoterra per centocinquant’anni, imprigionato in un sarcofago dai suoi nemici, che erano… be’, i buoni. È stato intrappolato per proteggere il mondo dalla sua sete di potere, dalla devastante forza della sua magia e dalla sua crudeltà. Ma centocinquant’anni (153, per la precisione) sono un periodo molto lungo, specie se non puoi fare altro che riflettere su ciò che è stato. Nonostante questo, quando Ardan viene liberato da un mago nero, le cose vanno come tutti si aspettano: grazie alle sue oscure arti riconquista le terre che gli sono state sottratte e sembra che il suo dominio si espanderà fino agli angoli del mondo. Ma c’è qualcosa che può fermarlo. Non un esercito di maghi bianchi, non un avversario più forte di lui e neppure gli déi… ma la ninfa che doveva essere sacrificata al suo risveglio. Lili non è stata uccisa, e potrebbe essere l’unica persona in grado di far scoprire al Figlio del Buio che cosa sia l’umanità.

Ardan entrò nella stanza da bagno in cui era lei, con i lunghi capelli ancora umidi e un telo nero drappeggiato attorno al corpo.
«Hai finito?» le chiese.
«Sì, mio signore» rispose Lili e fece per uscire dalla vasca.
Ardan la sollevò direttamente dall’acqua. Lili non fece resistenza. Lo guardò, mentre lui la guardava a sua volta.
Il Figlio del Buio la portò fino alla sua stanza. La posò sul suo letto, lasciando che i capelli fradici di lei inzuppassero le coperte. Lili rimase ferma, senza dimostrare paura, mentre lui tornava a guardarla.
Ardan si chinò su di lei. Le posò l’orecchio sulla pancia, come se volesse ascoltare, poi ci appoggiò la fronte. Lili sentiva la punta del suo naso sotto l’ombelico e il suo respiro poco più in basso.
«Sì, percepisco la scintilla» mormorò lui.
La sua bocca toccò la pelle di lei. Lili chiuse gli occhi e aprì le cosce.
«Decisa a essere Sacrificio fino in fondo» mormorò lui, vagamente sarcastico. La sua bocca, mentre parlava, disegnò una forma sulla pelle di lei. «E sento la tua malìa, non temere. Quando hai paura sei più umana… ma d’altronde, vale per noi tutti».
Lili sentì le sue labbra che scendevano verso il basso. La sua lingua scivolò nel suo intimo, assaggiandola. Lili provò l’impulso di chiudere le cosce, ma non lo fece. Lasciò che lui la leccasse e sentì un brivido di paura, di eccitazione e persino di piacere, quando la lingua di Artan la sfiorò sulla piccola cuspide sensibile sopra il suo sesso.
«Un sapore che non sentivo da molto tempo» commentò lui, risollevandosi. Lili rimase ferma, ma sapeva che Artan non si sarebbe spinto oltre. Per il momento.

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Classificazione: 4 su 5.

Nell’ombra

Che cosa succede se un’assassina decide di graziare una delle sue vittime e di scomparire? È molto semplice: un altro assassino viene spedito sulle sue tracce per risolvere la “questione”. China sa anche chi è l’assassino che il suo capo le ha messo alle costole. Nikandr Vassilkov è il più bravo della scuderia. Hanno lavorato insieme, tempo prima, ed è come lo descrivono: freddo, spietato, impeccabile. Le armi di China sono sempre state delle altre: il suo fascino naturale e la capacità di farti perdere la testa con una sola occhiata. Sembra che con Nikandr non possano funzionare, ma un imprevisto cambia tutto… e lei e lo spietato killer si troveranno a fare fronte comune contro un avversario ben più letale di entrambi, mentre la tensione sessuale tra loro diventerà il nemico più pericoloso…

Nikandr chiuse gli occhi, gemendo sottovoce. Si mosse leggermente, come a chiederle di accelerare. China lo fece.
Il primo schizzo fu lungo, un lungo arco di gocce traslucide, mentre Nikandr gemeva e veniva scosso da un brivido. Poi un secondo schizzo, più breve, un terzo, ancora più breve, e un quarto, che le atterrò sulla mano. Lo accarezzò. Nikandr ormai era steso su un fianco e respirava sempre più lentamente.
China gli sollevò il maglione per guardarlo. «Sei bello» sorrise.
Nikandr socchiuse appena gli occhi. Poi sbadigliò. «Al massimo sono stanco» disse. Sbadigliò di nuovo. «Ma ora mi alzo, eh. I sonnellini post-coito hanno ucciso più gente della malaria».
Lei sorrise. «Hai le statistiche?».
«Non mi servono le cazzo di statistiche» borbottò lui. «Mi basta ricordarmi quanti ne ho fatti fuori io con il pisello ancora umido».

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Classificazione: 3.5 su 5.

Scintilla

Scintilla Lilt è in trappola. È stata arrestata dalla polizia politica per crimini contro il Distretto. Il Distretto: la città dentro alla città, la Londra di chi padroneggia le arti magiche. Scintilla apparteneva a un gruppo terrorista che combatteva il Rettorio, il governo intrasingente e immobilista del Distretto, ma ora è tutto finito e quello che la aspetta è il Pozzo, dove impazzirà e si dissolverà lentamente. A meno che…
L’uomo che la va a trovare in prigione si chiama Knismesis Riparian Sabrage ed è un uomo del Rettorio. Può salvarla, ma dopo lei gli apparterrà anima e corpo. E quello che vuole da lei non è un segreto: vuole ferirla, umiliarla e degradarla, perché è questo quello che gli piace.
Scintilla accetta, non ha alternative, ma presto inizia a rendersi conto che Sabrage non è il mostro che sembra e che non l’ha liberata solo per il proprio piacere…

Sabrage mi scostò gentilmente la testa e spense la macchina.
La mia eccitazione calò bruscamente, ma non scomparve del tutto. Volevo ancora che mi toccasse e che mi desse piacere.
«E se invece volessi farti male?» disse lui, stringendomi un capezzolo.
«Quello che… vuole…» risposi io, con il respiro accelerato. Le sue dita si strinsero attorno al mio capezzolo, finché non sentii una fitta di dolore. Gemetti, ma non era stato completamente sgradevole.
Mi accarezzò i capelli. «No, è un diverso tipo di piacere. Ma devi ancora capirlo, hai ancora bisogno di un po’ di tempo».
Non sapevo che cosa dovevo ancora capire, speravo solo che restasse lì. In quel momento avevo bisogno che restasse lì e mi consolasse per la mia stessa confusione. Come faceva ad accendermi così velocemente, dopo avermi terrorizzato e bulleggiato? La macchina l’aveva aiutato, certo, ma la macchina amplificava le sensazioni di chi c’era seduto sopra, non le creava dal nulla.
«Quindi forse… farti terrorizzare e bulleggiare ti accende, non pensi?» mormorò lui, continuando ad accarezzarmi i capelli.

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Classificazione: 5 su 5.

Fiori rossi per Belle

Colt è uno psicopatico, un assassino sanguinario e un commerciante di morte, al punto da essere stato definito il “male assoluto” dall’ultimo agente federale che ha provato a catturarlo, senza successo. Adesso tocca a Belle White cercare di incastrarlo e sa che si tratta della missione più pericolosa della sua vita. Pericolosa perché Colt potrebbe scoprirla e ucciderla… oppure pericolosa per il motivo esattamente opposto. Inoltre, una volta entrata nel mondo spietato e seducente del killer, Belle riuscirà a uscirne? Si troverò invischiata in una relazione disturbante e pericolosa, ad alto tasso di adrenalina e seduzione. Perché anche il male assoluto ha una sua terribile attrattiva, come Belle scoprirà presto.

«Mi fai paura. Cioè… non sono mica scema, mi fai una paura fottuta».
«Ti ho detto che non ti ammazzo».
«Non è per quello».
«Vieni qua» concluse Colt.
Belle si sdraiò su di lui e lui la circondò con le braccia. Belle era convinta che sentisse il suo cuore battere all’impazzata sotto al maglione e il suo respiro troppo veloce.
Colt le accarezzò la schiena prima sopra poi sotto al maglione.
«Shh…» le sussurrò. «Ti verrà un infarto».
Belle emise una risatina nervosa. Lui sorrise.
«Dunque… c’erano una volta una lepre e una tartaruga…» mormorò, facendo camminare le dita sulla sua schiena. «…La lepre prendeva sempre in giro la tartaruga…». Le slacciò il reggiseno. «…Perché era leeenta…». Si voltò e aspettò finchè lei non fu sdraiata su un fianco vicino a lui.
«Un bel giorno la tartaruga si stancò…». Le sfilò il maglione.
«E disse: forse sarò lenta, ma scommetto che se facciamo una gara io arriverò prima di te…».
Le slacciò i pantaloni e le sfilò anche quelli.
«La lepre rispose: non è possibile, come pensi di fare?».
La accarezzò sul collo, poi la baciò nello stesso punto. «Ma la tartaruga le chiese se non aveva per caso paura di perdere, e la lepre accettò la sfida…»
Colt sorrise e le mostrò le mani.
«Una lepre e una tartaruga. Non sono sicuro di ricordare proprio tutto» annunciò, appoggiandole entrambe sulle sue spalle.

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Classificazione: 4 su 5.

Dal fuoco

Comincia tutto con un incendio, durante la consegna di una partita di cocaina. Solo due persone sopravvivono, a stento: Beth Hoffman, agente speciale FBI, e Sven Myers, narcotrafficante. Da quel momento in poi inizia una specie di strano incubo: l’FBI abbandona il luogo dell’incendio, senza curarsi di controllare se ci siano sopravvissuti e Beth e Sven si ritrovano nel mezzo del nulla, a tre giorni di distanza dal paese più vicino, senza cibo e senza acqua. Confrontati con la concreta possibilità della morte, stanchi, spaventati e affamati, i due si trovano a fare fronte comune in più di un senso… anche perché l’operazione che li ha quasi uccisi ufficialmente non è mai esistita, Beth è stata bruscamente licenziata e la coca sequestrata è scomparsa nelle tasche di qualcuno…

«Perché l’hai fatto, stanotte?» chiese Myers, di punto in bianco. «Mi detesti… perché?».
Lei guardò le fiamme salire guizzando verso il cielo.
«E perché tu l’hai fatto?» replicò.
Lui sorrise appena. «Hai un gran bel culo. Sei simpatica, tutto sommato. Eri attaccata a me, e ti andava. Non è una buona domanda. Un uomo ha sempre un motivo per farlo, il primo dei quali è: potevo. Ora la domanda è questa» continuò Myers. «Potrei? Di nuovo?».
Beth fissò in silenzio il suo volto stanco, la barba di due giorni, i capelli in disordine. Quell’assassino mezzo morto di fame e di fatica.
«Non credo» disse.
«Più tardi verrà freddo e ne avrai voglia» sbuffò lui. «E io mi volterò dall’altra parte e ti dirò: “troppo tardi”». Si passò una mano sulla faccia, in un gesto di stanchezza. «See, magari avessi quell’autocontrollo. Però devi ammettere che sono più onesto di te, in questo campo».
Beth rise sottovoce. «Proprio non concepisci che non ti trovi così attraente? Sven, questa non è Los Angeles e io non sono una delle tue ragazze».
Lui le lanciò un’occhiata pensierosa. «No, questo è un cazzo di bosco e tu sei l’unico essere umano nel raggio di chilometri». Si alzò e si andò a sedere dietro di lei. Le circondò la vita con le mani e le appoggiò la testa su una spalla. «E no, non sei una delle mie ragazze» mormorò. «Visto che passerò in prigione i prossimi vent’anni, sono contento che tu non sia una di loro».
«Stai giocando sporchissimo» gli fece presente lei.
«Voglio venire a letto con te fortissimo» spiegò lui.

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Classificazione: 4.5 su 5.

Infiltrata

Snow è una professionista particolare. Si infiltra nelle organizzazioni criminali per distruggerle dall’interno. Questa volta il suo bersaglio è “Bowie” Noyle, che è a capo di una “Anonima Omicidi”, e per Snow sarà molto difficile portare a termine il suo incarico…

Lei lasciò cadere l’asciugamano e si stese sulle cosce di lui come un gatto. Bowie le accarezzò la schiena e il sedere, ancora umidi per la doccia.
«Perché controllavi il meteo?» chiese lei. Lui le fece scorrere le dita tra le natiche. Gli stava tornando duro, chiaramente. Il peso del suo corpo steso di traverso sulle gambe sarebbe stato sufficiente anche se non fosse stata nuda. Nemmeno la posizione aiutava: sembrava che Blanche volesse venire sculacciata.
«Controllavo se pioverà. Sarebbe una bella fortuna».
«Perché?».
Lui iniziò ad accarezzarla nella fessura tra le labbra. Non era solo ancora umida per la doccia, era anche eccitata e bagnata dei propri umori. Le infilò un dito dentro. Lei gemette, ma lui non era soddisfatto.
«Ricordi che cosa voleva Faust? Non deve sembrare un omicidio…» disse, un po’ distratto. Allungò una mano verso la ciotola delle caramelle e ne scartò una. Era tonda e di zucchero duro, arancione. La mise davanti alla bocca di Blanche, che si voltò per lanciargli un’occhiata divertita, prima di prenderla in bocca e iniziare a succhiarla. Bowie ne scartò un’altra, verde, e questa volta gliela infilò in basso. «Be’, ho pensato che quello che intendeva era che… non deve sembrare un omicidio intenzionale. Ho trovato una soluzione che farà guadagnare un extra a me e a lui. Spero che ti piaccia anche gusto menta».

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Via dall’inferno

Norman Flint non è un bravo ragazzo. È un narcotrafficante. Dopo aver fregato un grosso carico di cocaina a un concorrente, per festeggiare chiama una prostituta. Quella notte stessa un commando armato cerca di ucciderlo e lui si salva per un pelo. Non solo. Quella notte la prostituta, Kate, gli fa provare il piacere della sopraffazione. Disgustato di se stesso, Norman cerca di dimenticare l’episodio, ma quando diversi dopo la rincontra, non può fare a meno di liberare Kate dal suo protettore e di portarla con sé. Inizia così un viaggio nella violenza e nel dolore, ma anche nel piacere. Perché in quell’uomo che non ha paura di farle male Kate vede una via di salvezza.

Gli tornò vicino e gli scostò le coperte. Gli abbassò i pantaloni e gli prese in bocca il cazzo ancora floscio.
Flint non disse niente. Se lo lasciò fare e basta. Una parte di sé osservava la scena dall’esterno, come sempre, e gli chiedeva che accidenti avesse nel cervello.
Kate lo succhiò finché non fu duro, poi gli infilò un preservativo. Si sedette sopra di lui con le gambe aperte. Flint osservò il proprio cazzo affondare in quella fica rapata, le cui piccole labbra sporgevano leggermente, scure e lucide.
Sollevò una mano e le strinse un seno. Lo strinse forte e Kate emise un vago gemito. Flint le strinse i capezzoli tra pollice e indice, finché lei non singhiozzò.
«Perché, cazzo?» ansimò.
«Perché te lo sto chiedendo» ringhiò lei, avvicinando la faccia. La sua bocca era distorta in una smorfia di sofferenza sgradevole a vedersi. «Fottimi. Sfondami. Spaccami».

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