Svetlands, una nazione immaginaria, ma molto simile a un qualsiasi paese occidentale evoluto. In questa raccolta trovano spazio le prime cinque novelle della serie, le storie di cinque cancellieri e delle loro relazioni. Relazioni talvolta scandalose, sotto gli occhi dell’opinione pubblica, in cui non c’è spazio per il romanticismo e la politica chiede il suo tributo. In queste cinque storie Miss Black esplora ciò che si annida nel cuore di una nazione e di chi la governa: un mondo gretto e carnale, attraversato da improbabili sfumature di sensibilità. Contiene edizioni rivedute e corrette di: 1. Il cancelliere e la ballerina 2. Dovere di cronaca 3. La candidata 4. Al servizio della nazione 5. Liaison secrète
NB: anche tutte le edizioni singole sono state rivedute e corrette (su tutte le piattaforme)!
Tutto comincia con un attentato inspiegabile. Qualcuno, alla Conferenza sulla Fame nel Mondo, droga il cibo di tutti gli invitati. Capi di stato, ministri, ambasciatori, giornalisti, impiegati… e Hanna Faye, ex- étoile, ora ambasciatrice di buona volontà. Mentre il mondo le vortica attorno in un caleidoscopio di colori, Hanna finisce a letto con il primo ministro della sua patria natale, le Svetlands. È l’inizio di una relazione improbabile, sotto agli occhi dell’opinione pubblica, molto fisica e poco romantica. E la politica inizia presto a chiedere il suo tributo. Hanna scoprirà che cosa si annida nel cuore di una nazione e di chi la governa: un mondo gretto e carnale, attraversato da improbabili sfumature di sensibilità.
«Vent’anni di politica allenano all’autocontrollo. Se tu quella sera fossi stata perfettamente lucida, sarei riuscito a scappare, credo». «Saresti riuscito a scappare prima di mettermi una mano sulla coscia?» chiese lei, abbastanza incredula. Lui le mise una mano sulla coscia in quel momento, sotto alla tovaglia. Risalì lentamente tra le sue gambe, accarezzandola al di sopra degli slip. «Sì, penso di sì. Non so come me la sarei cavata, dopo. Per fortuna eri bagnata e desiderosa di salire in camera con me». Hanna fece una piccola smorfia. «Credo di esserlo anche ora». «Anch’io» sorrise lui. Le scostò gli slip e le infilò due dita dentro. «Ma, vedi, siamo in un luogo pubblico. Non ti rovescerò sul tavolo, anche se vorrei. Invece, ti farò scegliere: continuo o chiediamo il conto?». Lei si mordicchiò un labbro. «Quanto è veloce, quella macchina?». Negli occhi dell’altro passò un lampo divertito. «Quella macchina non supera mai i limiti di velocità». «Allora continua» concluse lei.
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Il matrimonio di Harry Pierce, capo dei lupi britannici, è durato il tempo di uno sbadiglio… anche perché nella sua vita è entrata una nuova persona, l’eccentrica vampira Lady Susanna Erskine. Sulla carta due caratteri forti come i loro non dovrebbero legare, ma il vero problema non sembra questo. Le interferenze del branco di Londra, tradizionalista e chiuso, diventano sempre più insistenti, e nel momento peggiore. Harry sta trattando con il consiglio dei vampiri un trattato di non aggressione sul quale ha lavorato duramente e che renderebbe la vita di tutti più sicura, ma senza l’appoggio della sua stessa gente la situazione rischia di diventare esplosiva…
Pierce la guidò fino agli elegantissimi bagni del City of London Club. Non quelli subito accanto alla sala, ma quelli in fondo al corridoio. Aprì la porta e la lasciò passare per prima. Era tutto molto curato. Pavimenti di marmo e sanitari lucidi, bordati d’ottone. Harry richiuse la porta dietro di loro e ruotò il nottolino della serratura. «Se provi a mordermi, ti sbrano» le disse, con un sorriso. Lo disse sfilandosi la giacca, che poi appese all’apposito appendiabiti di ottone. «Quanta sicurezza» commentò lei. Pierce si slacciò la cravatta. Appese anche quella. Si chinò su di lei, appoggiandosi con un gomito alla porta. «Naa… probabilmente puoi anche bermi» sorrise, baciandola sulle labbra. Il bacio si fece più profondo, quasi rabbioso. Lady Susanna lo prese per la nuca e lo tirò verso di sé. «Intanto fammi vedere se sei all’altezza delle recensioni» sogghignò, stringendogli una spalla. «Non ne farei una questione di rating» disse lui, in tono molto civile. Mentre si dimostrava così civile a parole, la sollevava per le natiche e la attaccava alla porta. Lei gli circondò la vita con le gambe, in modo che Harry riuscisse a tirarle su la gonna del vestito. Si chiese come avrebbe risolto la questione se lei avesse indossato dei collant (il solo pensiero la faceva rabbrividire di orrore). Un secondo più tardi ebbe la risposta, quando i suoi slip volarono in un angolo, dopo che Harry glieli aveva strappati di dosso. «Lady Susanna» sorrise, riprendendola dietro alle cosce, «in nome della diplomazia interspecie credo di aver bisogno almeno di un gesto di assenso». «È molto deludente» rispose lei. «Una volta i lupi ti fottevano con il preciso scopo di sbranarti subito dopo. Per noi ragazze era un momento magico».
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