Smooth Operator

Sesso & Potere 6

Leon Snider, il nuovo comandante dell’Unità Antiterrorismo della capitale delle Svetlands, al suo insediamento non è il benvenuto. Nel suo passato c’è una strage in cui è morta buona parte della sua squadra e nessuno dei suoi uomini lo vuole come capo. Cassandra Milton meno degli altri. Per lei, resa orfana da una bomba, l’Unità Antiterrorismo è come una famiglia e non ha nessuna intenzione di aiutare quello che considera soltanto un assassino di poliziotti. Ma Snider è un personaggio particolare: ambiguo, affascinante, senza scrupoli e con un senso dell’umorismo nerissimo. Tutti lo odiano, ma è difficile non essere presi nella sua rete. Per di più si avvicina il giorno del matrimonio del cancelliere, l’allarme terrorismo è massimo e sembra che solo Snider sia in grado di fermare la cellula di estremisti che minaccia la città. Cassandra sarà costretta a prestarsi al suo gioco, per un bene superiore. Ed è poi così malvagio, il comandante Snider? O nasconde un segreto di stato che non è libero di rivelare?

Lunedì mattina alle dieci fu convocata al Marshal da Snider. La sua telefonata fu breve e brutale: «Visto che non vuole perdersi la minima opportunità di farsi uccidere, stiamo per effettuare una ricognizione. Se arriva entro un quarto d’ora, l’aspettiamo».
Cassandra arrivò in dieci minuti.
Aveva un modo infallibile per aggirare il sempiterno traffico di Garamantia: viveva a dieci metri dalla metropolitana, sulla linea gialla che aveva una fermata proprio alle spalle del Marshal.
Si presentò in armeria con la tuta operativa già addosso.
Snider aveva la metà superiore della sua ancora abbassata. Sotto portava una t-shirt blu della polizia, molto decente, ma anche piuttosto attillata. D’altronde a nessuno piaceva trovarsi una t-shirt troppo larga appallottolata sotto la tuta, era scusabile, ma Cassandra avrebbe fatto a meno di riuscire a contare i bugni dei suoi addominali. Nell, al contrario, si stava chiaramente godendo lo spettacolo.
«È venuta in elicottero, Milton?» disse lui, con un mezzo sorriso divertito.
«Metro».
«È davvero senza paura».
Si infilò una manica e controllò la mitragliatrice MP5, prima di finire di chiudersi la tuta e passarsela a tracolla. Non si poteva negare che fosse piacevole alla vista.

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tasso erotico:

Classificazione: 2 su 5.

Violetta

Skull and Bones 2: Limes Mundi

Violetta Romano, ricercatrice in fisica dello spazio, ha una vita tranquilla all’Università Centrale di Maris II. Ha delle idee brillanti e lavora da dieci anni a una scoperta che potrebbe essere rivoluzionaria… se solo avesse i fondi. Finché una sera nel suo laboratorio non si presenta un uomo oscuro e magnetico che si offre di aiutarla. Non le dice il suo nome, ma le dà esattamente quello che le serve.
Violetta non sa che quell’uomo è il capitano Emilien Ardente e che la sua vita sta per cambiare per sempre. In meglio o in peggio, è ancora tutto da vedere.
È l’inizio di un’avventura per la vita e per la libertà. La libertà di Falena, il pianeta pirata, che la Societas Intermundi ha intrappolato con un blocco navale, e forse per il futuro dell’intera fascia dei mondi periferici. Contro nemici silenziosi, letali e invisibili.
Il capitano Ardente, dopo tre anni lontano dalla pirateria, si rimette al timone della sua Sabre e salpa di nuovo per lo spazio. Ma qualcosa di fondamentale è cambiato. Che cosa ha perso?
E riuscirà mai a ritrovarlo?

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tasso erotico:

Classificazione: 2 su 5.

Ardente

Skull and Bones 1: Vexillum Piratae

Nova Victoria Preston: bella della bellezza speciale dei Mondi Interni, voce di una dea, vita patinata, cantante di fama interplanetaria. La sua ultima tournée la sta portando in ogni angolo della galassia, fino ai pianeti della fascia esterna. Pianeti pericolosi, scossi da moti indipendentisti e afflitti dalla pirateria.
Ed è una nave pirata quella che si materializza, nera contro il nero dello spazio. Sulla prua un vessillo, due spade incrociate. Al timone il capitano Emilien Ardente.
Ardente: una famiglia spazzata via dalla repressione dell’alleanza. Vive d’odio, ora. Respira, si nutre d’odio. La sua vendetta continua da tredici anni, scontro dopo scontro, battaglia dopo battaglia, arrembaggio dopo arrembaggio. Un uomo vuoto, un uomo perduto.
Tra di loro Cancan, al secolo Cosette Belanger, giovane piratessa senza padre, in cerca della sua strada e del suo destino in una galassia ostile.
Tra rapimenti, ammutinamenti, manovre al limite dell’impossibile, sempre sull’altro lato della legge, Nova, Ardente e Cancan si trovano, si scontrano, si comprendono e si feriscono. Può la poesia spegnere l’odio?

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tasso erotico:

Classificazione: 3 su 5.

Dalla parte del torto

I regni di Marmor e Amandre si contendono da sempre un fazzoletto di terra al confine tra le due nazioni, una guerra che è diventata una sanguinosa abitudine. Finché la secondogenita di Amandre, Malachite, non viene catturata dai nemici. La sua sorte è sancita dalle antiche e crudeli tradizioni di Marmor e l’ordalia che dovrà sopportare non le lascia scelta, né dignità. L’esecutore del suo destino è il riluttante generale Turmalin, che sente su di sé tutta la vergogna del compito che è chiamato ad adempiere. Nel frattempo i due principi nemici, Mercure e Falke, sono legati da una vendetta altrettanto terribile: carnefice l’uno, martire l’altro. Come può nascere l’amore, quando è così chiaro da che parte cade il torto? Come può esservi speranza?
Eppure non sempre tutto è lineare come sembra e la passione può essere un sentimento contorto, difficile, violento… e incontrollabile.

Akelei si avvicinò al maestro di cerimonia.
«Generale Turmalin» disse lui, con un inchino.
Due guardie stavano slegando la principessa, senza nessuna gentilezza.
«Come devo procedere?» rispose Akelei, senza tergiversare.
Il maestro di cerimonia annuì. «Porteremo subito la prigioniera alla sua residenza, generale. Resterà sotto la sua custodia, sua responsabilità. Dovrà aspettare il primo ciclo, prima di procedere». Un lieve sospiro. «Be’, potrebbe anche non essercene bisogno».
«Me lo auguro» rispose Akelei, anche se sapeva fin troppo bene quanto fosse improbabile.
No, era rassegnato al suo destino.
L’illustre generale Akelei “Tiger” Turmalin, eroe di guerra pluridecorato, avrebbe aggiunto al suo stato di servizio un nuovo titolo: esecutore del principe.
In una parola, torturatore reale.

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Classificazione: 4 su 5.

La pelle del mostro

In una città lagunare ormai in rovina, Raina ha rinunciato a tutto: al proprio lignaggio, a ogni affetto e alla speranza. La città è a pezzi, dilaniata da una lotta intestina tra fazioni e accerchiata da un nemico soverchiante. La povertà dilaga, i canali sono invasi dai serpenti marini, non resta quasi nulla dell’antica tecnologia e dell’antico splendore. Raina è alla deriva, finché non le capita di salvare una ragazzina coraggiosa e sventata: Jayde. Jayde è la figlia di Uno dei signori della città, il famigerato e crudele Argent Sephiran, ma non è come lui. È affamata d’amore e vuole dimostrare al mondo di valere qualcosa. Così tra la ragazzina senza una madre e la giovane donna senza una famiglia si crea una strana, profonda, amicizia. Argent è sospettoso nei confronti di Raina, ma ama sua figlia più di qualsiasi cosa al mondo e per lei è disposto a proteggere anche la nuova arrivata. Che, tra l’altro, è un’incredibile cacciatrice di serpenti marini. Ma in una città come la loro nessun affetto è semplice, e ogni speranza ha il suo prezzo.

Presi il mio equipaggiamento e iniziai a trasferirlo sul mio barchino. Del serpente si sarebbero occupati gli uomini di Sephiran, grazie al cielo. Scuoiarne uno non era molto simpatico.
«Non intendi reclamare questa pelle, Raina Tempest?» chiese una voce divertita, dalla banchina.
Alzai lo sguardo.
Argent Sephiran stava seguendo le operazioni attorno alla nostra preda, le braccia incrociate sul petto e un mezzo sorriso sul volto.
Mi inchinai.
Sephiran mi chiamò con un dito.
Merda, pensai, ora che cosa succede?
Saltai sulla banchina, rassegnata a perdere il mio nuovo posto di lavoro.
Mi inchinai di nuovo. «Signore?».
Lui indicò il serpente con un cenno del capo. «Sul serio. Non reclami questa pelle?».
«È di Jayde».
«Sì? È stata lei a finirlo?». Un altro gesto nei confronti del serpente. «È stata lei a colpirlo all’occhio? A portare quel colpo da maestro?».
Sospirai. «Sta imparando».
«A me pare che stia rischiando la buccia per l’unico motivo di irritare la sua matrigna. Ma ammetto che irritarla può essere divertente».
«Vuole conquistarsi il suo posto».
«E anche oggi è finita in acqua» puntualizzò lui.
«Sa nuotare» dissi, prima di riuscire a trattenermi. Poi sospirai di nuovo. «Ma sono sicura che lei ha presente meglio di me che cosa sa o non sa fare Jayde».
Sephiran mi rivolse una lunga occhiata, che mi guardai bene dal ricambiare.
«La cosa interessante sembra un’altra. Che cosa sai o non sai fare tu. Ammetto che, se mia figlia non avesse scavato, mi sarei bevuto la storiella della Lontra. Fammi un favore…»
Ci siamo… qua è dove mi gioco il lavoro e forse anche la buccia.
«…Fatti dare una tuta con le mie insegne. Non voglio che mentre voi ragazzine siete a giocare nei canali vi metta gli occhi addosso qualche malintenzionato».
Inarcai un sopracciglio, ma non commentai. Quale malintenzionato se la sarebbe presa con due “ragazzine” con degli arpioni in mano? Ma forse il messaggio era un altro ed ero io a non capire.
«Sissignore» dissi.
Lui annuì e mi lasciò sulla banchina.

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Classificazione: 3 su 5.

Il re della notte

April è l’ultimogenita del re Avetis. La sua vita potrebbe essere fatta di balli e frivolezze, ma non è proprio il tipo. Le piace andare a cavallo, camminare nei boschi, leggere e odia le situazioni mondane. Quando il giovane erede al trono si ammala gravemente, è per la sua indole avventurosa che suo padre chiede proprio a lei di inoltrarsi nel regno oltre le nebbie, dove il sole non sorge mai e la magia è potente, per impadronirsi in qualche modo della Gemma della Sera, una pietra dalle straordinarie capacità taumaturgiche. April è pronta a lottare per la pietra, a rubarla o a comprarla a peso d’oro, ma, per cominciare, tanto vale provare a chiederla gentilmente. Il Re della Notte, il sovrano di quelle terre, gliela concede, ma ordina a suo figlio Starrag di accompagnarla. E Starrag è spaventoso, cupo come il corvo di cui porta il nome, enigmatico e infelice, spesso sprezzante, ma ha anche qualcosa di diverso e speciale di cui April inizia lentamente a subire il fascino. È solo l’inizio di una storia più ampia, di un’attrazione complessa e non priva di passi falsi, e dell’incontro tra due mondi agli antipodi.

«C-come… dov’eri? Come sei entrato?».
Starrag Ó hAlluráin sbuffò. «In questo regno non avete protezioni contro la magia. Se volessi potrei entrare nella stanza del tesoro del re, nessuno potrebbe impedirmelo. Ebbene?».
April sbatté le palpebre un paio di volte.
«Ho dei segni sul corpo!».
«I sigilli. Te ne sei accorta solo ora?».
«Sì!».
E nel sentirlo così sprezzante, la paura si stava trasformando in collera.
«Come hai potuto, dannazione! Sono piena di… di scarabocchi rossi! Scompariranno? Perché non sono ansiosa di sposarmi, è vero, ma spiegare questa roba a un futuro marito potrebbe essere un po’ complicato. Specie data la posizione di alcuni. Per di più non ho ancora capito se ce n’è uno anche… anche… lì, insomma!».
«Lì dove?».
April fece un cenno indignato verso il basso. «Lì!».
Starrag Ó hAlluráin la fissò inespressivo. «Sei davvero la creatura più fatua e ignorante che abbia mai conosciuto».
«E tu il più maleducato! Non si scrive sul corpo di una signora!».
«La magia ambisce a farsi carne, nelle mie terre. Più sei adatto a ospitarla, più cerca di piantarti dentro il seme di un incubo. Tu sei entrata nel nostro regno senza proteggerti, ho dovuto tracciare dei sigilli. Ti ho detto che devo finire il lavoro. Con il tempo diventeranno quasi invisibili, se davvero li trovi così indecenti».
«Non li trovo così indecenti. Accetto la tua spiegazione e se li hai tracciati per proteggermi te ne sono grata. Ma sarà difficile spiegare a un futuro sposo come me li sono procurati, questo è indubbio».
«Oh, sono sicuro che quel pover uomo avrà ben altro di cui lamentarsi. Forza, spogliati, chiudiamo la questione».

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Classificazione: 3.5 su 5.

Caradoc

In un futuro vicinissimo a noi l’Inghilterra è diventata uno stato totalitario, dove ogni libertà individuale è bandita, tutti gli stranieri sono stati cacciati, l’economia è crollata e chi non si rassegna finisce nelle mani della polizia politica. È quello che è successo a Sienna McLane, la cui unica infrazione è stata sposare un suo amico gay per salvarlo dalla “rieducazione”. Riconquistata la libertà a caro prezzo, si è unita alla Resistenza, ma è stata catturata di nuovo. Ora, dopo tre anni di inferno, viene trasferita alla Sezione Speciale, un carcere diverso da tutti gli altri carceri, con un chiostro silenzioso e le celle sempre aperte… un luogo sereno in cui il direttore le dice con semplicità che avrà solo due scelte: collaborare o morire. Sembra che per Sienna tutto sia finito, ma nel direttore della Sezione Speciale c’è qualcosa di insolito. Caradoc Trelease ha la pelle scura e gli occhi pieni di segreti. È davvero un nemico? O è solo un uomo con un obiettivo da perseguire senza pietà?

Caradoc la incollò al muro con il suo corpo, il petto contro il suo petto, una mano che le stringeva dolorosamente un polso.
«Non vuoi il tuo dolcetto, cara?».
«C-Caradoc, aspetta. Era una richiesta innocen-
«Non prendermi per il culo, okay?» la interruppe lui, schiacciandola ancora più forte. Sienna riusciva a sentire la barriera dura dei suoi muscoli pettorali, i bottoni della giacca, la sua coscia premuta sull’inguine…
Rabbrividì, scoprendosi eccitata come mai prima.
«Pensi che sia scemo? Che messaggio ha passato quell’inetto?».
«Non… non è coinvolto».
Trelease le strinse più forte il polso, le diede un altro spintone contro il muro e Sienna quasi gemette di piacere. Molto normale, davvero. Tutto sotto controllo.
«Io lo so che non è coinvolto. La polizia politica? Loro vogliono controllare per bene, e non dubitare che lo faranno».
Lei gli rivolse un sorrisino finto-compassionevole. «Uno in meno, no?».
Trelease le torse il polso fino a farla uggiolare di dolore. «Che messaggio ha passato?».
«N-niente di speciale, Caradoc. Che sono viva. Che sono qua. Che altro avrebbe mai potuto comunicare, presentandosi in un luogo e comprando una ciambella?».
Lui la scrutò in silenzio per diversi secondi. Lo vedeva, quanto era eccitata? Si rendeva conto che stava per mettersi a godere?
Come mai fosse ridotta così, Sienna non lo sapeva e non era sicura di volerlo sapere, ma come si sentiva era un fatto innegabile. Aveva la passera tutta bagnata, i capezzoli duri, il respiro affannoso.
«Chi è quella gente?».
Lei sorrise. «Suvvia».
«Se ti vedo di nuovo fare la civetta con uno dei miei uomini ti strappo la pelle a forza di frustate».
«Davvero? Sei così geloso?».
Per un attimo nei suoi occhi d’ambra passò un lampo di confusione. Poi rise e si allontanò di mezzo passo. Le lasciò andare il polso.

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tasso erotico:

Classificazione: 3.5 su 5.

Liaison Secrète

Sesso & Potere 5

Neptune Morgan ha una cicatrice sulla gola che le ricorda di non fidarsi degli uomini, specie di quelli che ami. Sono passati dieci anni da quando il suo ex-marito ha cercato di ucciderla e nel frattempo ha fondato un’associazione per proteggere le donne come lei. Ora è stata chiamata a far parte come membro esterno di una commissione parlamentare che deve discutere una nuova legge sulla violenza di genere. Neptune non è una politica, non sa come muoversi, ma trova un aiuto inaspettato nel cancelliere in persona. Ray si porta dietro un lutto che lo opprime, ha lo sguardo triste come una mattina di febbraio, un figlio adolescente che è tutta la sua famiglia… e capisce che Neptune ha bisogno di una guida. È così che si rende conto che forse non tutto è morto, dentro di lui…

Si sedettero su un muretto per rimettersi le scarpe. Il cancelliere si diede una spolverata ai piedi lunghi e magri, Neptune ci mise un’infinità solo per liberare dalla sabbia metà del primo piede.
«Dia qua».
Il cancelliere usò il suo fazzoletto per asciugarle e ripulirle il piede destro, mentre lei si dedicava al sinistro. La sua posizione, con entrambe le appendici in aria, doveva anche essere piuttosto buffa. Ma le sue mani sulla caviglia la facevano rabbrividire.
Lui le tirò su l’orlo dei pantaloni, asciugandola fino al ginocchio. Il suo palmo scivolò giù per la sua gamba, fino al dorso del piede. Poi le sue labbra, leggere sul perone, sulla caviglia.
Neptune avvampò per la sorpresa. Il desiderio la stordì come un colpo improvviso. La sua fica era già in fiamme, ma ora si bagnò così tanto che i suoi umori si mescolarono con l’acqua salata sulle mutande.
Lui non disse niente.

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Classificazione: 4 su 5.

Una gabbia dorata

Tra le Terre dell’Est e quelle dell’Ovest infuria la guerra da quasi due secoli. Quello che un tempo era un unico popolo si è diviso più volte. Da un lato gli elfi bianchi e quelli silvani, e i loro alleati umani; dall’altro gli umani dell’Est e tutte le specie che a Occidente considerano ripugnanti o pericolose: elfi neri, golbin, troll, orchi…
Elli Nakril è la figlia di un anziano del Consiglio dell’Ovest. È un’elfa silvana, una guerriera. Quando viene catturata e portata a Est sa che gli orientali la useranno come merce di scambio. Viene chiusa nella Cittadella della capitale dell’Est, prigioniera del loro odiato regnante: Syryt Thygarest, un mago oscuro, così magico da non sembrare neppure più umano.
Eppure… è proprio quell’uomo terribile a parlarle per la prima volta di pace. Della possibilità di mettere fine alla guerra e agli spargimenti di sangue. Le parla, la convice… la affascina. E la prigionia di Elli diventa piacevole, gli ideali di Syryt sempre più allettanti.
Ma nulla è facile. A ovest sospettano della buona fede dell’Est… e forse hanno ragione. Perché Elli inizia a rendersi conto di essere ancora in prigione, una gabbia dorata di cui è difficile persino scorgere le sbarre.

Thygarest era comparso accanto a me, seduto con le gambe accavallate, i capelli che si confondevano con il colore della notte e un’espressione divertita sul viso.
«Non danzerò» ribadii.
«No?» chiese lui. Scivolò ai miei piedi, inginocchiato come un pretendente, e mi sfilò le scarpe. «Tornerai a casa scalza, quindi» disse, rialzandosi e allontanandosi con le mie scarpe.
«Ridammele!» protestai, inseguendolo.
Lo rincorsi tra la gente che ballava. Thygarest non stava correndo, ma in qualche modo era sempre un paio di passi avanti a me. E io sentii l’erba fresca sotto i piedi e la danza mi travolse senza scampo.
«Dannazione» borbottai.
E iniziai a danzare.
Danzai e piroettai, saltai e svolazzai, lasciandomi invadere dalla primavera. La frenesia del risveglio si impadronì di me e iniziai a cantare la mia magia, risvegliando tutto ciò che avevo intorno. L’erba cresceva, sotto i miei piedi, e gli alberi mettevano nuove foglie, i fiori aprivano le corolle come se fosse l’alba e i rami si muovevano, sgranchendosi.
Il mio canto salì di volume, abbracciando tutto il parco, mentre danzavo e danzavo, completamente infiammata dalla primavera.
Sentii due mani prendermi per la vita, alle mie spalle. Sapevo che solo una persona avrebbe potuto farlo, in quel momento, mentre tutta la mia natura era dispiegata attorno a me. Mi voltai e infatti era Thygarest.
Danzò con me. Fu… stranissimo.
La sua magia si intrecciò alla mia, si fece simile alla mia e anche lui cantò il risveglio. Non so che cosa vide la gente che avevamo attorno. Una coppia che ballava una strana danza fluttuante, forse. Tutto si fece intenso, profumato, sensuale. Il risveglio mi sciolse le gambe e i fianchi, riempiendomi del piacere così particolare della rinascita.
Fu come fare l’amore. Thygarest doveva capirlo e assecondò quell’onda languida.

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Classificazione: 4 su 5.

Sotto i suoi occhi

Serena ha sposato l’uomo che la sua nobile famiglia ha scelto per lei. Il signore di Angtor è un uomo posato, un regnante capace, un marito assente. Sono riusciti a fare due figli senza quasi toccarsi e ora le loro vite scorrono su due binari paralleli e non si incrociano mai… e a Serena sta bene così. Ma tutto cambia all’improvviso quando una nazione vicina li invade e Serena, Blaze e i loro figli sono costretti a fuggire. Nei pochi giorni in fuga Serena capisce che l’uomo che ha sposato è più interessante di quanto pensasse e scopre il piacere di stare con lui. Il destino, tuttavia, ostacolerà questa nuova felicità in tutti i modi, sottoponendoli a una prova difficile, forse impossibile da superare…

Serena si sedette su una balla di fieno per disfarsi dei vestiti bagnati e prepararsi per la notte.
Si infilò le mani sotto alle gonne e trovò la giarrettiera. Si slacciò le calze e si accorse che Blaze distoglieva lo sguardo.
«Suppongo che non sia il momento migliore per fare i pudici» sospirò. «In ogni caso sono un disastro».
Lui si sedette lì accanto e iniziò a scalzarsi gli stivali.
«Vuoi scherzare. Con tutto quello che abbiamo passato i tuoi capelli sono ancora perfetti. Se ci fosse un concorso di portamento per le donne, come per i cavalli, il tuo primo posto sarebbe scontato».
«È una parrucca, lo sai, vero?».
Blaze si voltò dalla sua parte, un calzino fradicio in mano.
«Sul serio? Ma sembrano i tuoi… capelli?» la sua voce si era fatta sempre più incerta.
«Credo che tu non abbia mai visto i miei capelli» replicò lei, divertita. L’espressione di lui era piuttosto buffa. «Ma stai per avere questo onore, dato che devo toglierla».
Serena si liberò della parrucca. Al di sotto aveva una treccia a crocchia.
«Be’, sono simili. E sono… come si dice? Molto in ordine anche questi. Per un attimo ho pensato che fossi calva o…»
Serena rise sottovoce e lui si interruppe.
«Scusa» disse. «Non sta a me fare commenti sulla tua capigliatura. Dimmi come posso… ehm, che cosa dovrei…»
«Per prima cosa la chiusura del vestito».
«Molto bene».
Sentì le mani di lui sulla schiena, veloci e delicate, che allargavano i nastri e li facevano scorrere nelle asole. Non erano mai stati così vicini, pensò, con vago stupore. Fisicamente vicini. Avevano avuto due figli, ma non si erano mai permessi confidenze.
Ora, mentre si liberava del vestito bagnato, si rese conto che il suo sguardo la faceva arrossire. Non perché fosse Blaze, ma semplicemente perché era… un uomo.
Gli diede di nuovo le spalle e si sfilò la sottogonna. Anche mostrargli le gambe nude le faceva bruciare le orecchie.
«Ora… ehm… di solito tolgo anche il corsetto» spiegò, senza guardarlo.
«È naturale. Sembra scomodo».
Di nuovo sentì le sue mani sulla schiena. La aiutò ad allargare il corsetto, in modo che lei potesse sfilarlo. Serena lo posò accanto al vestito, rossa per la vergogna. Fino a quel momento l’unica a vederla con i seni nudi era stata la sua cameriera personale.
Guardò Blaze e Blaze guardò lei.
Gli occhi di lui scivolarono sul suo corpo. Prese fiato lentamente. Per un attimo Serena vide tutta la sua ammirazione, un sentimento che non aveva mai percepito in lui, poi Blaze si voltò per prendere la camicia da notte tutta lisa dal pacco di abiti vecchi che aveva loro consegnato la domestica.

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Classificazione: 4.5 su 5.