Intoccabile

Omega Group 2

Regno Unito, giorni nostri. Da una ventina d’anni circa, in tutto il mondo, hanno iniziato a nascere bambini dai poteri particolari. Un’opinione pubblica sempre più ostile li definisce “quelli lì” o, sarcasticamente, gli “specials”. Michelle è una di loro.
Sempre in UK, c’è una sezione dei servizi segreti conosciuta come Omega Group. O meglio, no, non è conosciuta, ovviamente è segreta. È composta solo da individui dotati di capacità extrasensoriali fuori scala, esper in grado di leggere nel pensiero, di prevedere il futuro, di spostare gli oggetti con la mente o di fare cose anche più strane.
Michelle è una telepate, lavora da sette anni per l’MI6, sezione distaccata di Hackney. Il suo capo è Oscar Winterbourne, fratello del direttore dell’Omega Group dell’MI5. Tutto in famiglia, o quasi, perché Oscar e Edward non si parlano da quasi settant’anni. E visto che nessuno dei due invecchia, non hanno motivo di affrettarsi a farlo. Michelle con Oscar ha una sorta di relazione, molto complicata, da quando lui le ha detto “più tardi facciamo sesso”. Essendo un precog, la sua non era una domanda. Quando Michelle deve partire per una missione in Russia il vaticinio di Oscar non induce all’ottimismo, ma in fondo chi può saperlo? Il futuro non è mai davvero scritto.

Avevo appena finito di sciacquarmi la faccia nel bagno del piano -3 quando sentii un “crack” familiare alle mie spalle. E alle mie spalle, nello specchio, vidi comparire Oscar.
C’era qualcosa di sbagliato. Di più sbagliato del tuo capo che si materializza dietro di te mentre ti dai una sistemata in un bagno pubblico, intendo. Era stazzonato, evenienza per lui molto rara. I capelli arruffati, il viso sudato, niente giacca, le maniche rimboccate e… non ebbi il tempo di analizzare oltre.
«Non dire niente» sospirò, e mi strinse da dietro.
Lì, contro il lavandino quadruplo del bagno del -3. Cubicoli alle nostre spalle – per fortuna vuoti – il grande specchio un po’ schizzato davanti.
Le sue mani sui seni, prima sopra il vestito, poi a slacciare febbrilmente i bottoni per arrivare alla mia pelle nuda.
Non capivo, ma era Oscar. Non sono mai stata in grado di capirlo, figuriamoci di fermarlo.

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Impossibile

Omega Group 1

Regno Unito, giorni nostri. Da una ventina d’anni circa, in tutto il mondo, hanno iniziato a nascere bambini dai poteri particolari. Un’opinione pubblica sempre più ostile li definisce “quelli lì” o, sarcasticamente, gli “specials”. Amber è una di loro.
Sempre in UK, c’è una sezione dei servizi segreti conosciuta come Omega Group. O meglio, no, non è conosciuta, ovviamente è segreta. È composta solo da individui dotati di capacità extrasensoriali fuori scala, esper in grado di leggere nel pensiero, di prevedere il futuro, di spostare gli oggetti con la mente o di fare cose anche più strane. Molto più strane, nel caso di Amber.
Il suo esp principale è un esp erogeno che le ha dato una scomoda fama da vedova nera, ma che la rende anche perfetta per un certo tipo di operazioni. Per questo, dopo la scuola di formazione, Amber viene assegnata al Brixton Branch, una divisione dell’Omega Group sotto l’illuminato comando di Edward Malachi Winterbourne. Un capo gentile, collaborativo, attento a valorizzare le esperienze di ognuno… e un uomo impossibile. Totalmente impossibile.

Dunque, il direttore. O, come sarei presto arrivata a considerarlo, l’uomo più impossibile del mondo.
Di lui sapevo molto poco, giusto il nome. D’altronde l’Omega Group faceva pur sempre parte dell’MI5, non di una bocciofila. Un sacco di cose erano classificate. Edward Malachi Winterbourne era il direttore da diversi anni, non sapevo quanti, ed era uno degli oldies.
Eh già. I normali pensavano che “Quelli lì” fossero una novità dovuta all’inquinamento, al surriscaldamento climatico, alle onde magnetiche, a una mutazione genetica o agli alieni, ma gli specials erano sempre esistiti. Solo, erano pochi. Così pochi e così rari che fino a una ventina di anni prima erano riusciti a restare segreti.
Alla scuola di formazione ne avevo conosciuto qualcuno e, credetemi, di solito ti davano i brividi. Avevano vissuto un’altra epoca, avevano un altro modo di fare le cose. E, spesso, avevano delle abilità davvero spiccate, oltre che allenate da anni di esercizio.
Dietro la scrivania, un uomo sui trentacinque in un completo sartoriale color antracite, elegante e un po’ antiquato. Se ve lo state chiedendo, io oltre alla felpa con cappuccio e a un giubbottone di jeans nero, portavo un paio di leggings neri e degli anfibi.
«Prego, si accomodi. Sapevo che non avrebbe avuto problemi a trovare il posto».
«Nessun problema» confermai.
Winterbourne mosse il mouse e si sentì il click di un documento che si apriva sul suo computer. Non so perché, ma vederlo interagire con un Mac di ultima generazione mi sembrò subito strano. Forse avevo anche un sesto senso per l’età delle persone e non me n’ero mai accorta.
Perché Winterbourne, lì, sembrava vecchio.
Senza nessuna giustificazione razionale, lo pensai immediatamente. Aveva l’aspetto di un trentacinquenne, lo ribadisco. Un bel trentacinquenne, cosa che sarebbe bastata da sola a destabilizzarmi perché, fino a quel momento, tutti gli oldies che avevo incontrato erano sciatti e anonimi come i personaggi di un libro di spie di John Le Carré. Questo no. Il viso, rasato a pelle, ricordava quello di un attore degli anni ’40. Cesellato, ma virile. I capelli scuri avevano un taglio classico, sfumato. Gli occhi, grigi e incassati, erano sormontati da due splendide sopracciglia ad ala di gabbiano.
E, sebbene fosse seduto dietro una scrivania, sembrava snello, in forma.
E vecchio, chissà perché.
«Immagino che alla scuola di formazione non le avranno spiegato molto, ma si sarà fatta un’idea del perché è stata assegnata al nostro ufficio».
«Sì, signore».
Per un attimo restammo in silenzio e fu un filo imbarazzante. Si aspettava che elaborassi?
«Sì, mi aspetto che elabori» confermò Winterbourne. Che, con quello, mi confermò anche di essere un telepate.

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Tulip House

C’era una volta, in un paese lontano, una bellissima principessa che andò in sposa al signore di un regno vicino. I due non si erano mai incontrati e… diciamocelo, sembra la ricetta di un disastro annunciato.
Le cose, però, non sono mai così semplici. Contro ogni previsione Francine e Marcus sembrano subito andare d’accordo, fuori e tra le lenzuola, tutto procede per il meglio, ma…
Ma gli dei, sapete. Le divinità invidiose, da che mondo è mondo, non tollerano la felicità degli uomini. E non sono le sole.
Tulip House è una favola sui generis. Una fiaba sensuale e, come tutte le fiabe, un po’ crudele. Insomma, non tutto va bene e la già improbabile sintonia tra gli sposi viene presto messa alla prova.

Marcus era seduto dietro la scrivania, e stava annotando qualcosa su un foglio. Quando Francine entrò sollevò lo sguardo con aria seccata, poi, vedendo che era lei, le rivolse un vago sorriso e si alzò. Cotton entrò dietro di lei.
«Buongiorno Francine. Ti stavo aspettando».
«Ed eccomi qua» rispose lei, in tono leggero. Poi aggiunse: «Il signor Cotton sostiene che dovrei indossare solo vestiti lunghi».
«È compito del signor Cotton ricordare a tutti che cosa dovrebbero fare» disse Marcus, girando attorno alla scrivania e andandole incontro. «Trovo che questa mise ti doni molto, anche se magari potrebbe essere inappropriata fuori dal recinto della Tulip House».
Lei annuì. «La mia stessa opinione».
«Molto bene» disse Marcus, aprendo la porta. Mentre stava uscendo si rivolse al suo segretario. «Cotton? Per oggi non lavorerò più, naturalmente. Quindi sei libero».
«Sì, Vostra Grazia».
Marcus lasciò la stanza, seguito da Francine, senza ulteriori commiati.
«Mi chiama sempre Vostra Grazia quando non siamo soli». Poi imboccò una rampa di scale di marmo, diretto al piano superiore. Camminava a passo veloce, ma senza correre, con un eccesso di dignità e serietà tutto attorno che Francine trovava quasi divertente. Supponeva che gli venisse naturale.

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L’Uomo d’Ombra

Lilim Vol. 2

Gili Endre è una lilim. Una nuova nata, che ha appena iniziato il suo percorso tra i diversi piani di realtà in cui vivono gli antichi semidei: An, il cielo, e Ki, la terra, che condividono con gli esseri umani. E dell’essenza vitale degli umani si nutrono, nel loro passaggio nel mondo mortale, creando legami che trascendono l’amore.
La storia di Gili si intreccerà a quella di Emma Kincaid, l’umana che ha messo alle strette il lilim di cui aspetta il figlio, della sua amica Shubad, che è quasi morta di amore per un umano, e di Warad-Sin, l’antico e potente essere che Emma Kincaid si è permessa di rifiutare.
Incombe su tutti loro la figura dell’Uomo d’Ombra, il lilim che più di chiunque altro è vicino alla dimora degli dei, destinato a inoltrarsi nel sogno fino a dissolversi. L’amore di Gili potrà cambiare il suo fato?

C’è un altro mondo, oltre il nostro. O sotto, sopra, di lato. Non ha importanza. È lì che viviamo le nostre infinite incarnazioni. Lo chiamiamo Ki, come la dea, la Madre Terra.
Siamo Lilim, semidei per metà fatti di sogno.
Gli umani ci conoscono dalla notte dei tempi. Ci venerano, ci temono, ma non ci hanno mai capiti.
Be’, ammetto che non abbiamo fatto molto per diventare amici. Li usiamo per portare al mondo i nostri figli, perché un lilim, nella sua forma pura, non può sopravvivere in una realtà densa come la loro.
Poi le nostre vite ibride hanno fine e torniamo a casa. Nell’Eidos, il regno di An, dio del cielo, il sogno che si fa forma. Prosperiamo, impariamo, ci perfezioniamo. Ma per riprodurci dobbiamo incarnarci, non c’è alternativa. E una volta che ci siamo incarnati, dobbiamo nutrirci.
Più a lungo restiamo sul nostro piano d’esistenza, più ci intridiamo di sogno.
I lilim non hanno un inizio e una fine. Vivono in cicli.
Per quanto, anche una vita fatta di cicli abbia un inizio, da qualche parte, e forse una fine. C’è chi non torna. C’è chi si perde nel sogno, o sprofonda nel Kur.
Ma sto precorrendo.
Questa è la mia storia, la storia di una nuova nata. E la storia di come il nostro leader più grande arrivò a reincarnarsi, dopo aver deciso di non farlo mai più.

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Una ragazza in viaggio

Medioevo solo andata Vol.3

Avevo solo tre ipotesi: ero impazzita, ero finita indietro nel tempo, ero in un universo parallelo. Propendevo per la prima.

Rouge si è bruciato dietro tutti i ponti: dopo la morte di Jean-Baptiste il Popolo Fluttuante l’ha cambiato per sempre. Risalire la china della disperazione sembra impossibile, ma Rouge trova un aiuto inaspettato in sua moglie, quella moglie devota e medioevale per cui non ha mai provato il minimo trasporto. Ormai quarantenne, si dedica alla famiglia come mai prima, ma l’amore nel XIV Secolo è difficile. Specialmente perché c’è un dubbio che non dà pace a Rouge: davvero Jean-Baptiste è perduto per sempre?

#profondorosa

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Una ragazza magica

Medioevo solo andata Vol.2

Avevo solo tre ipotesi: ero impazzita, ero finita indietro nel tempo, ero in un universo parallelo. Propendevo per la prima.

Elga Warren non c’è più. Al suo posto, in un XIV Secolo violento e ostile, il capitano Guillaume de la Roche Rouge, detto Rouge, con il suo piccolo feudo, una sposa che ha imparato a stento a sopportare e un amante pericoloso. Potrebbe quasi essere una vita tranquilla, se la tranquillità esistesse, nel Medioevo. Il vassallo di Rouge pensa bene di mettere in palio la mano di sua figlia… e le sue terre con essa, e Rouge si trova a dover preparare al torneo il candidato che deve necessariamente vincere, per il bene di tutti. Non sarebbe un grosso problema, se non fosse che le voci sul suo conto si sono fatte sempre più insistenti: Rouge è solo un nobile straniero… o appartiene a un “altro” popolo?
Rouge è quasi divertito da queste superstizioni, finché non si trova ad avere bisogno che un “altro” popolo esista davvero… se non vuole morire.

#profondorosa

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Classificazione: 2 su 5.

La dama misteriosa

Alla magia Danais ha dovuto rinunciare per mancanza di soldi. Abbandonati gli studi, si è trovata a lavorare in una locanda nella Daron vecchia, locanda che ha poi ereditato. Anni dopo la sua vita non è male. Ha delle certezze, una routine di cui fa parte anche Methral, l’ex guardia reale che da tempo vive in una stanza della locanda. I loro incontri sono semplici, senza fronzoli sentimentali, anche perché Methral è invischiato con un’altra donna, una nobile che non gli concederà mai niente, ma a cui lui è incrollabilmente devoto.
I patti tra loro sono sempre stati chiari e Danais lo sa. Ma che cosa può farci se, a forza di frequentarlo, si è innamorata di Methral? Come convincerlo a rinunciare alla sua lady e ad accorgersi finalmente di lei? Forse proprio una dama misteriosa potrebbe aprirgli gli occhi…

«Vorrei proprio sapere come si fa» borbottò Danais, scuotendo la testa.
Pyria, che aveva assistito alla scena dalla cucina, emise una risata sarcastica. «La padrona ha chiamato?»
Lei annuì. «E io vorrei sapere… vorrei solo sapere, come si fa a tenere un uomo così per le palle. Guarda, non mi riferisco neanche a Methral, chi se ne frega di Methral. In generale. Come si fa, qual è il segreto? Gli ha creato guai a non finire e lui continua ad accorrere a ogni suo cenno».
«Lo paga, peraltro» considerò Pyria.
Danais gli lanciò un’occhiata di compatimento. «Sappiamo entrambi che accorrerebbe anche se non lo pagasse. La volta in cui l’ha messo contro il comandante della Guardia Reale? È finita in duello e non l’hanno impiccato solo perché il comandante non l’ha denunciato».
«Me lo ricordo».
«Senza un motivo, tra l’altro. Per un non meglio precisato affronto al suo nome».
Pyria sorrise. «È un nome che ha subito molte traversie».
«Nel senso che è già al quarto cambiamento?»
«Tra l’altro».
Le Doux era il terzo marito di dama Medeia, che era rimasta vedova ben due volte. Come fossero morti i primi due sposi era oggetto di speculazione, ma erano speculazioni sussurrate, dato che chiunque osasse fare insinuazioni a voce alta si trovava alla gola la spada di Methral.
«E come dimenticare l’episodio del suo “rapimento”?»
«Se ricordo bene, si scoprì che era solo fuggita con un cavaliere di passaggio e per non far passare da cornuto il marito… il secondo marito… se n’era uscita con la faccenda del rapimento. Fu Methral a combattere con il cavaliere».
Danais sospirò. «Già, infatti. Per questo mi chiedo… nonostante tutti i brutti scherzi che gli ha combinato, vedi? Lei chiama e lui accorre. Come fa?»
«Eh, sai…» Pyria fece un gesto vago.
«Non dirmi “è bella”. Il mondo è pieno di belle donne e non tutte hanno un simile potere. Sarà una maga? In segreto?»
«Ma no. È solo… come spiegarlo a una femmina?»
Danais si limitò a inarcare un sopracciglio.
«Medeia è l’archetipo della dama misteriosa. Della dark lady. Della femme fatale».
«Scusa?»
«Affascinante e impossibile. È quello a intrigare gli uomini. Siamo onesti, non gliela darà mai. E non perché sia una vergine vestale, o anche solo fedele a suo marito…»
«Ecco, appunto».
«Sì, appunto. La darà a tutti tranne che a lui, ma gliela farà annusare. Lui continuerà a sperarci ed è così che lei lo terrà in pugno finché campa. Non c’è guinzaglio più solido dell’amore non corrisposto».

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Classificazione: 3.5 su 5.

Lilim

Vol. 1

Emma ha una carriera di successo, un compagno con cui ha ritrovato la complicità, un futuro che sembra già scritto. Tutto va in frantumi quando nella sua esistenza compare un uomo così bello da sembrare irreale. E apparentemente lo è, visto che la prima volta Emma lo incontra in sogno, un sogno vivido ed erotico. Da quel momento in poi la vita perfetta di Emma comincia a sgretolarsi. Warad-Sin, l’amante del suo sogno, si presenta in carne e ossa: magnifico, arrogante e tutt’altro che umano. Emma si rende conto di doversi difendere da lui e inizia a studiarlo con l’aiuto del professor Valdes, un antropologo che è quasi stato ucciso da un’esemplare femmina della sua stessa specie: i lilim. I lilim sono antichi come il mondo; belli e letali, si nutrono della forza degli esseri umani durante il sonno. Resistere al loro fascino è quasi impossibile e oltretutto Emma ha un motivo molto solido per non liberarsi di Warad-Sin. Un motivo che le sta crescendo dentro.

«Se n’è andato? Finalmente, non lo reggevo più».
A Emma venne quasi un infarto.
Aveva sentito una voce. In casa non poteva esserci nessuno, come poteva aver sentito…
L’uomo uscì dalla sua cucina come niente fosse. Alto, moro, una felpa e dei jeans addosso, capelli scuri e sfilati.
Emma cercò a tentoni dietro di sé la maniglia del portone. Lanciarsi fuori. Chiedere aiuto in strada, ma…
«S-sei… sei il tizio del sogno» disse, prima di rendersene conto.
E un attimo dopo, la realtà di quello che aveva appena tartagliato arrivò al suo cervello. Sì, cazzo: l’uomo che era uscito dalla sua cucina era il tizio del suo sogno.
Lui le rivolse un sorriso beffardo.
«Chi non ha mai avuto un sogno, forse ha solo sognato di vivere» declamò. Poi diede una scrollata di spalle. «Non mi ricordo dove l’ho letta. Ma, per essere davvero precisi, Emma, io non sono il tizio del sogno. Sono il tizio che ti ha montato mentre dormivi e il padre della creatura. Oh, non fare così».
Emma aveva aperto il portone, ma il tizio del sogno… o, insomma, quel tizio… l’aveva richiuso dando una spintarella al battente. Come avesse fatto a comparire accanto a lei era inspiegabile.
«Sto impazzendo» le uscì dalle labbra.
Lui fece schioccare la lingua. «Banale».
«Cioè, come hai fatto a—
«Noioso».
«Che cosa sei, dannazione?».
Lui sorrise di nuovo. Un altro sorriso bianco e derisorio.
«Già un po’ meglio. Vieni, sarò così gentile da spiegarti la situazione, visto che tenerti all’oscuro non è più possibile».

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Classificazione: 5 su 5.

El Rey de la Noche

Un Cuento Oscuro

April es la benjamina del Rey Avetis. Su vida podría reducirse a bailes y frivolidades, pero ella no es de ese tipo. Le gusta montar a caballo, pasear por el bosque, leer y detesta las situaciones mundanas. Cuando el joven heredero al trono cae gravemente enfermo, a causa de su naturaleza aventurera, su padre le pide que entre en el reino que se halla más allá de las nieblas, donde el sol nunca sale y la magia es poderosa, para de alguna manera, apoderarse de la Gema de la Noche, una piedra con extraordinarias habilidades taumatúrgicas. April está dispuesta a luchar por la piedra, a robarla o a comprarla a precio de oro, pero, para comenzar, también podría intentar amablemente pedirla. El Rey de la Noche, el soberano de aquellas tierras, se la concede, pero ordena a su hijo Starrag que la acompañe. Y Starrag es espantoso, sombrío como el cuervo del que lleva su nombre, enigmático e infeliz, arrogante a menudo, pero también tiene algo diferente y especial de lo que April, poco a poco, comienza a sentir su encanto. Es sólo el comienzo de una historia más profunda, de una atracción compleja y no exenta de equivocaciones, y del encuentro entre dos mundos situados en las antípodas.

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Classificazione: 4 su 5.

Goldflayer

Gli esploratori delle ombre Vol. 2

Evergar Wilds, il continente perduto. La spedizione shadenar è arrivata da un mese e nulla è facile. Come previsto, d’altronde: il loro non è un lavoro da dilettanti allo sbaraglio. A guidarli hanno Lynx Nightshade, il più abile e cinico dei professionisti. Morto da più di settant’anni, si è fuso con un’entità esoterica che vive tra i mondi. Ora la tautecnologia di Shaden l’ha riportato in vita… e lui e Meriel sono diventati molto vicini.
Ma la situazione politica nelle Evergar Wilds è impegnativa. Le due principali nazioni sono in guerra e c’è una terza parte, una popolazione che si nasconde nei boschi e che pratica una forma rudimentale di magia. In un mondo ostile e spaventoso, con un alleato (e amante) di cui non sa se fidarsi, per Meriel la sfida più impegnativa sarà quella contro se stessa.

Mi stiracchiai sotto alle coperte e Lynx mi accarezzò un fianco. «Sei bella, al mattino. Non dovrei perdermelo così spesso».
«Di’ pure sempre» borbottai, infilando anche la testa sotto.
«Okay, diciamo sempre. Sono un tipo mattiniero». Spense il pad e lo posò di lato, sullo schienale di un sedile, poi scivolò sotto anche lui.
Mi trovai il suo naso a un millimetro dal mio.
«Lynx, io penso che tu sia bipolare» gli dissi, serissima.
Lui appoggiò la fronte alla mia. «Un po’ impegnativo, forse» minimizzò.
Risi. Gli accarezzai una guancia, scompigliandogli il pizzetto. «Sei contorto. E manipolatore. E insensibile. E a volte sei semplicemente stronzo».
«Ma ho dei begli occhi?».
«Ma ti amo».
Lui posò la guancia contro la mia. «Anch’io, a modo mio. Ma, tanto, non mi credi».
Era vero, non gli credevo. La sera prima stava per uccidermi. Non ero ancora del tutto convinta che fosse un bluff.
Posò il corpo contro il mio. «Uno di questi giorni dovrò dimostrartelo».

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