Unfit Vol. 7: Charles

Un libertino punito

«Quindi ora glielo posso chiedere? Che cosa va a fare a New York?»
«A sposarmi, Lord Acton. Ma la prego di tenerlo per sé».
«Le assicuro che per me dimenticare di saperlo non è un problema».

Lord Charles Acton da anni ormai vive e insegna a Oxford, dove frequenta circoli di pensatori radicali e donne emancipate. Forse per questo si professa contrario al matrimonio, che considera nulla più di una compravendita in cui la moglie ha tutto da perdere, e in favore di relazioni tra pari, libere e gioiose. Non si considera un libertino, ma per la società moralista del 1902 lo è, eccome. Finché non decide di andare a New York per un periodo di studio presso lo studio internazionale di un collega giurista e, sulla nave, incontra Blanche.
Blanche Artois è l’ultima discendente di una famiglia francese nobile e in rovina. Sta andando in America per sposare un ricco banchiere che non ha mai conosciuto, condannata a un matrimonio combinato da suo padre. È furiosa, ferita e si lascia alle spalle un grande amore impossibile. Forse per dispetto, si getta tra le braccia di Charles… e ci resta finché la nave non fa naufragio. È solo il primo di una serie di imprevisti e contrattempi che cambieranno le carte in tavola per tutti.

Unfit è una serie sulle disavventure di alcuni rispettabilissimi gentiluomini, che alla vita non chiederebbero altro che pace, tranquillità e le sacrosante gioie del patriarcato, ma è il 1902, tutti i nodi stanno venendo al pettine, e sono tramontati i tempi migliori in cui gli uomini erano uomini e le mogli piante da interno. Ormai le donne osano rifiutarsi… che volgarità!

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tasso erotico:

Classificazione: 4 su 5.

Chiamami tentazione

Che cosa c’è tra Avery, attrice indipendente americana, e Ellis, consulente inglese? È difficile a dirsi. Si attraggono follemente e altrettanto follemente si respingono. Si incontrano, si consumano l’uno nell’altra e si allontanano. La prima volta durante una vacanza in barca. L’attrazione è istantanea e rovente, ma viene consumata solo in parte. Poi, per caso, in un ristorante di Londra. Poi… i due si incontrano e si inseguono per mezzo mondo, cercandosi e poi sfuggendosi, incapaci di restare lontani, ma senza riuscire a restare insieme. Almeno finché uno dei due non ammetterà che non c’è niente di più dolce che cedere a una tentazione…

Mi massaggiò le spalle e la parte superiore delle braccia, poi la parte tra le scapole e ai lati delle scapole. Si spremette dell’altra lozione sulle mani e mi massaggiò sui fianchi. Chiusi gli occhi e suppongo che sospirai. Era meraviglioso e a quel punto era eccitante, non sapevo neanch’io perché. Forse per il modo in cui quasi arrivò a sfiorarmi il lato dei seni, quando mi spalmò la crema sui fianchi, forse proprio per il modo in cui mi prese per i fianchi.
«Per qualche motivo non mi sembravi il tipo da vacanze al mare» disse Ellis, occupandosi della parte bassa della mia schiena. Il mio costume era bianco e non troppo scosciato, ma suppongo che la forma delle mie natiche non gli sfuggì lo stesso.
«Un gentiluomo è lì che si fermerebbe» intervenne Jamal. Mi ero dimenticata di lei, un po’ per il perfetto massaggio di Ellis, un po’ perché era sempre immersa in una conversazione virtuale con qualcun altro.
Sorrisi lievemente. «Un gentiluomo si fermerebbe quando gli chiedono di fermarsi» ribattei. «Non prima e non dopo».

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tasso erotico:

Classificazione: 5 su 5.