La luce di New York

Evan McAllister è un pittrice in via di affermazione. Si è appena trasferita a New York quando incontra Ander Ross, che assomiglia al soggetto di un quadro che lei ama molto. Ander, però, è anche il dirigente di una grossa banca d’affari, un uomo influente e una persona per cui, normalmente, Evan non avrebbe nessuna simpatia. È tutto quello che lei non è: pratico e talvolta sprezzante, superficiale, tradizionalista… ma c’è qualcosa di più in lui, qualcosa che Evan non riesce a ignorare.

Posò il telefono sul comodino e si voltò verso di me. «Scusa» disse.
Eravamo ancora parzialmente intrecciati. Lo guardai senza alzare la testa dal cuscino. «Di niente».
«Dio, ne ho le palle così piene…» sbuffò. Si chinò su uno dei miei seni e mi succhiò un capezzolo. «Ma tu sei bellissima, è chiaro. Che botta di culo… come ho fatto a finire a letto con te?».
Gli infilai le mani tra i capelli. Erano un po’ ispidi esattamente come sembravano a vederli. «Avevo voglia di scopare con qualcuno. Era una vita che non lo facevo. È stato pure un po’ strano».
Mi posò una mano su una tetta e strinse delicatamente. «Mh, sì. Anche per me. È come se mi fossi dimenticato un po’ di cose. Senti… ora avrei voglia di leccartela».
Risi, accarezzandogli la schiena. «Potrei ricambiare» dissi.
Ander infilò la testa sotto alle lenzuola e scese verso il basso. Mi ritrovai con il suo uccello a due centimetri dal naso e ne approfittai per dargli un’occhiata. Era decisamente a posto, per quanto mi riguardava.

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Strumenti di piacere

Quando Athena conosce North McLeod, elusivo virtuoso del violino, non sa che diventerà il suo strumento di piacere.

McLeod la afferrò per la nuca con mano ferma ma gentile. La condusse verso un’altra porta, quasi invisibile sulla parete e la spinse su per una stretta rampa di scale.
«Sfilati quel vestito» le disse.
Athena, senza smettere di salire, se lo fece scivolare su per la schiena, fin sopra la testa, poi lo lasciò cadere.
La sua pelle, sudata per il gran caldo della sala, riluceva all’illuminazione incerta delle lampade.
«Togliti tutto» disse ancora McLeod. Sembrava tranquillo, la mano asciutta appoggiata sulla sua nuca, il passo calmo.
Athena si fermò per sfilarsi gli slip, Li lasciò cadere sul pavimento.
«Sciogliti i capelli».
Athena si sciolse i capelli, che le ricaddero, pesanti, sulla schiena sudata.
La mano di McLeod scivolò dalla sua nuca alla sua schiena, e la sospinse dolcemente verso l’ennesima porta. Le si posò su una natica, e lì rimase.

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