Questa ginnastica chiamata amore

Nella sua prima vita Carmen Casanova era una grafica editoriale. Poi una brutta esperienza ha cambiato tutto e ora è socia di uno studio legale specializzato nella difesa delle donne. Finché non viene avvicinata da una cliente misteriosa, vittima di violenze domestiche. Sembrerebbe una storia tristemente comune, se il marito non facesse parte di un clan mafioso.
Il procuratore aggiunto Luigi Lo Presti vive sotto scorta da quando ha mandato in prigione il primogenito di quello stesso clan e hanno cercato di ucciderlo.
È a lui che Carmen si rivolge, perché sa che la sua cliente avrà bisogno della protezione della Direzione Distrettuale Antimafia. Inizia così una collaborazione che li porterà sempre più vicini. Ad accompagnarli, quasi come una colonna sonora dello spirito, le canzoni di Battiato che arrivano ad alto volume dal bar dietro il palazzo di giustizia. Ma è giusto abbandonarsi all’amore (come nel Giappone delle geishe), se sei nel mirino di un clan mafioso? Lo Presti sembra pensare di no, ma le circostanze potrebbero smentirlo.

I corridoi della procura erano deserti come previsto. Il sole era appena tramontato, le aule del tribunale erano chiuse, non c’erano udienze in corso o, se c’erano, erano a porte chiuse. Da qualche ufficio filtrava una luce, da dietro qualche porta proveniva una voce, ma nel complesso non si vedeva anima viva.
Carmen fu fermata da due poliziotti in borghese subito fuori dalla DDA. Era già stata controllata all’ingresso, ma ora la controllarono di nuovo, con più attenzione.
«L’ufficio di Lo Presti è il terzo» le disse uno dei due, quando ebbero finito.
Carmen andò da quella parte in un silenzio irreale. Anche se non era vero silenzio, in fondo erano al centro di una grande città. Il silenzio era solo un’impressione. I suoi passi, nelle Oxford da uomo con la suola rigida, risuonavano sul pavimento di marmo. Su un lato del corridoio, una fila di finestre chiuse affacciava sul retro del palazzo di giustizia. Si sentiva la musica distante di un bar.

… I desideri mitici di prostitute libiche, il senso del possesso che fu pre-alessandrino…

Meraviglioso. Quella canzone sì che le risvegliava buoni ricordi. Ogni volta in cui la sentiva le veniva la pelle d’oca, non poteva evitarlo.
Non aveva mai fatto caso al bar da cui proveniva, forse perché non le capitava spesso di passare dietro al tribunale.
Sul lato interno del corridoio, le porte chiuse di una serie di uffici, anonime e marroni, ogni porta con la sua etichetta.
Carmen bussò alla terza.

… Ed è bellissimo perdersi in quest’incantesimo…

«Avanti!»
Quando Carmen entrò, Lo Presti era quasi arrivato alla porta. «Dottoressa Casanova». Le strinse la mano in modo sbrigativo e le indicò la scrivania.
Era il classico ufficio di un avvocato, pieno di faldoni e raccoglitori, le pareti coperte di librerie economiche, in parte chiuse, e ogni superficie libera invasa di carte.
Era anche un tipico ufficio pubblico, con il riscaldamento troppo alto e i mobili spaiati. Lo Presti era in maniche di camicia e gilet slacciato, Carmen si sfilò la giacca e la posò su una delle due sedie, per poi accomodarsi sull’altra.
«Ora mi dica chi è il marito della sua cliente. Salvo o Michele?»
«Salvatore Iacono» confermò Carmen.
«Già, Michele non sembra il tipo».
Lo Presti si sedette dietro la scrivania e intrecciò le dita davanti a sé. Era più o meno come in TV, solo un po’ più vero. La camicia stropicciata, il mento con un velo di barba. Dimostrava qualcosa in più dei suoi quarantacinque anni e sembrava stanco. A parte questo, non deludeva le attese. Longilineo, sul metro e ottantacinque, capelli castani tirati indietro, un picco della vedova che sconfinava nella stempiatura, lineamenti regolari, naso dritto, labbra sottili, occhi grigi, incassati. Gli occhi, per la precisione, erano puntati su di lei.

Carmen si dimenò sulla sedia, a disagio.

... Le tue strane inibizioni che scatenano il piacere…

Ci mancava solo quella cazzo di canzone. Continuava a sentirla, attutita dalla porta.
«Sono stata contattata da Francesca Iacono. In modo piuttosto insolito, per strada. Si è rifiutata di salire nel mio studio».
«La sorvegliano?»
«Così ha detto».
«Non le è sembrata attendibile?»
«Era francamente terrorizzata. E l’occhio nero era verissimo».

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tasso erotico:

Classificazione: 1 su 5.

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