Infiltrata

Snow è una professionista particolare. Si infiltra nelle organizzazioni criminali per distruggerle dall’interno. Questa volta il suo bersaglio è “Bowie” Noyle, che è a capo di una “Anonima Omicidi”, e per Snow sarà molto difficile portare a termine il suo incarico…

Lei lasciò cadere l’asciugamano e si stese sulle cosce di lui come un gatto. Bowie le accarezzò la schiena e il sedere, ancora umidi per la doccia.
«Perché controllavi il meteo?» chiese lei. Lui le fece scorrere le dita tra le natiche. Gli stava tornando duro, chiaramente. Il peso del suo corpo steso di traverso sulle gambe sarebbe stato sufficiente anche se non fosse stata nuda. Nemmeno la posizione aiutava: sembrava che Blanche volesse venire sculacciata.
«Controllavo se pioverà. Sarebbe una bella fortuna».
«Perché?».
Lui iniziò ad accarezzarla nella fessura tra le labbra. Non era solo ancora umida per la doccia, era anche eccitata e bagnata dei propri umori. Le infilò un dito dentro. Lei gemette, ma lui non era soddisfatto.
«Ricordi che cosa voleva Faust? Non deve sembrare un omicidio…» disse, un po’ distratto. Allungò una mano verso la ciotola delle caramelle e ne scartò una. Era tonda e di zucchero duro, arancione. La mise davanti alla bocca di Blanche, che si voltò per lanciargli un’occhiata divertita, prima di prenderla in bocca e iniziare a succhiarla. Bowie ne scartò un’altra, verde, e questa volta gliela infilò in basso. «Be’, ho pensato che quello che intendeva era che… non deve sembrare un omicidio intenzionale. Ho trovato una soluzione che farà guadagnare un extra a me e a lui. Spero che ti piaccia anche gusto menta».

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Via dall’inferno

Norman Flint non è un bravo ragazzo. È un narcotrafficante. Dopo aver fregato un grosso carico di cocaina a un concorrente, per festeggiare chiama una prostituta. Quella notte stessa un commando armato cerca di ucciderlo e lui si salva per un pelo. Non solo. Quella notte la prostituta, Kate, gli fa provare il piacere della sopraffazione. Disgustato di se stesso, Norman cerca di dimenticare l’episodio, ma quando diversi dopo la rincontra, non può fare a meno di liberare Kate dal suo protettore e di portarla con sé. Inizia così un viaggio nella violenza e nel dolore, ma anche nel piacere. Perché in quell’uomo che non ha paura di farle male Kate vede una via di salvezza.

Gli tornò vicino e gli scostò le coperte. Gli abbassò i pantaloni e gli prese in bocca il cazzo ancora floscio.
Flint non disse niente. Se lo lasciò fare e basta. Una parte di sé osservava la scena dall’esterno, come sempre, e gli chiedeva che accidenti avesse nel cervello.
Kate lo succhiò finché non fu duro, poi gli infilò un preservativo. Si sedette sopra di lui con le gambe aperte. Flint osservò il proprio cazzo affondare in quella fica rapata, le cui piccole labbra sporgevano leggermente, scure e lucide.
Sollevò una mano e le strinse un seno. Lo strinse forte e Kate emise un vago gemito. Flint le strinse i capezzoli tra pollice e indice, finché lei non singhiozzò.
«Perché, cazzo?» ansimò.
«Perché te lo sto chiedendo» ringhiò lei, avvicinando la faccia. La sua bocca era distorta in una smorfia di sofferenza sgradevole a vedersi. «Fottimi. Sfondami. Spaccami».

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Classificazione: 5 su 5.